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Aosta, presentazione del libro “Gastronazionalismo. Come e perché l’Europa è diventata indigesta” di Michele Antonio Fino e Anna Cecconi

Aosta, Venerdì 12 novembre alle ore 18 il Salone Ducale dell’Hôtel de Ville accoglierà la presentazione del libro “Gastronazionalismo. Come e perché l’Europa è diventata indigesta(People, 2021) scritto da Michele Antonio Fino e da Anna Cecconi. L’evento è organizzato dalla Presidenza del Consiglio comunale. Oltre agli autori del volume, prenderanno parte alla serata il presidente del Consiglio comunale, Luca Tonino, il sindaco Gianni Nuti, Maria Giovanna Onorati, professoressa di Sociologia culturale nell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, e la scrittrice Isabella Rosa Pivot.
Michele Antonio Fino è professore di Diritto romano e Diritti dell’antichità presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dove insegna anche Ecologia del Diritto e International Food Law. Ha al proprio attivo decine di pubblicazioni in campo accademico e collabora con riviste tecniche dedicate all’agricoltura. Anna Claudia Cecconi è Business Developer presso Too Good To Go. Laureata in Gestione del patrimonio gastronomico e turistico all’Università degli Studi di Scienze gastronomiche di Pollenzo, ha collaborato con Slow Food, per cui ha curato la Guida agli Extravergini Slow Food.

La presentazione è a ingresso libero fino al raggiungimento della capienza massima consentita dal protocollo antiCovid, pari a 24 posti (esclusi gli oratori). Per accedere è necessario disporre di Green Pass. C’è un aspetto non secondario nel panorama europeo contemporaneo che va frantumandosi: il cibo. Da quasi trent’anni l’Unione europea adotta una politica unica al mondo per proteggere le proprie specialità, ma i motivi sono decisamente cambiati nel tempo. All’inizio si trattava di una misura necessaria a evitare la frammentazione del quadro continentale, a prevenire la corsa di ogni Paese a stabilire le proprie regole.

Poi il cibo è diventato un tassello fondamentale della nuova identità nazionale: quella che non è fatta per comporsi in un mosaico di diversità ma per contrapporsi ad altri identikit, veri o inventati, con il solo scopo di affermare la propria petite patrie. Questo libro propone una rilettura critica dell’Europa contemporanea alla luce delle problematiche legate all’integrazione e al dilagare di fenomeni populisti e nazionalisti. Gli autori evidenziano i limiti che ostacolano la costruzione di un’identità europea comune, suggerendo un approccio differente al concetto di origine per un decisivo cambio di paradigma. Perché, quando parliamo del nostro cibo, dovremmo sempre ricordare che l’aggettivo non è possessivo.

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Una cultura sottomessa alle sue origini, circoscritta a un determinato territorio, ipostatizzata in un momento soltanto inventando un’immutabile tradizione promuove l’idea che cibo e cultura possano essere un fattore di integrazione? Oppure l’origine diventa catalizzatrice di discorsi identitari e politici che trovano rassicurante la similarità e pericolosa la diversità? Di più: l’origine è la chiave di un consumo sostenibile e di una possibile “economia diversa” oppure è elemento autoreferenziale, aprioristicamente elevato a sinonimo di qualità e sicurezza?

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