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Milano, una mostra per raccontare il colpo di stato in Myanmar

Fino al 20 ottobre

Milano, una mostra per raccontare il colpo di stato in Myanmar.

Un giovane scrittore Mario Mari e il principe “attivista” birmano, Michele Bellamy Postiglione (aka Htein Lin Aung), figlio di Yadana Nat-Mei, l’ultima principessa di un Paese travagliato da decenni da dominazioni e lotte interne e di un medico napoletano, sono, rispettivamente, l’autore del libro Lettere dal Myanmar e il testimonial della mostra fotografica Myanmar Spring Revolution”, ospitata fino al 20 ottobre presso lo spazio TheWarehouse, in via Settala 41 a Milano per PhotoFestival. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.30 e il sabato dalle 12.00 alle 19.30.

La mostra presenta immagini forti e drammatiche in bianco e nero di Ta Mwe, nome fittizio che – per ragioni di sicurezza – cela la vera identità del fotogiornalista birmano che, con queste sue foto, ha voluto fornire la prima testimonianza sul campo dei primi 6 mesi del colpo di stato e della rivolta nazionale a Yangon (già Rangoon), l’ex capitale del Myanmar.

 

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“E’ importante che il mondo sappia cosa sta accadendo, dobbiamo dare voce al popolo birmano”, spiega Stefano Lotumolo, fotografo e fondatore dell’associazione Radici Globali, ideatore e curatore del progetto, che di recente si è recato al confine thailandese con il Myanmar per raccogliere le drammatiche testimonianze degli esuli birmani. E’ dai suoi giorni nell’ex Birmania e dall’amicizia con Ta Mwe e Mario Mari, che nascono il progetto di questa mostra e il libro sotto forma di lettere immaginarie – ma fondate sulla realtà della testimonianza di Stefano – di un monaco e di un soldato, che osservano la realtà da parti opposte della barricata, aiutandoci a comprendere un po’ meglio la tragica realtà di quel travagliato Paese.

“Ho preso le testimonianze raccolte da Stefano e le ho raccontate stando attento a non snaturarne mai la veridicità”- spiega Mario Mari“Tutto quello che si legge nel libro sta accadendo proprio ora nel Myanmar”.

 

Il colpo di stato illustrato dalle foto in mostra inizia il primo febbraio 2021, quando il generale Min Aung Hlaing, a capo della giunta militare del Myanmar, con il pretesto di fantomatici brogli elettorali, fa arrestare la leader politica e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, tutti i membri del suo partito (la National League for Democracy, NDL) e il presidente in carica Win Myint. Lo stato di emergenza provvisorio instaurato dal generale annulla di fatto il risultato delle libere elezioni dell’8 novembre 2020, vinte in modo plebiscitario dall’NDL di Suu Kyi. “Da quel momento è cronaca insanguinata, poco nota alla comunità internazionale e di cui poco o nulla si parla. Un girone dantesco, i cui numeri sono certificati da Assistance Association for Political Prisoners, racconta il principe Bellamy Postiglione, impegnato nel progetto di protesta @FreeMyanmarSilentRevolution.

“In questa situazione, qualsiasi iniziativa – come questa mostra e il libro – volta ad accendere una seppur flebile luce sul Myanmar ha un valore enorme per chi resiste e combatte quotidianamente per il ripristino della democrazia”, aggiunge Bellamy Postiglione. “È con convinzione che abbiamo offerto sostegno e ospitalità a questa mostra, proseguendo il nostro impegno verso iniziative pro bono a forte valenza sociale, per le quali il nostro spazio TheWarehouse è e sarà sempre un luogo di sensibilizzazione e amplificazione”, ha commentato Giancarlo Zorzetto, partner dell’agenzia di comunicazione Theoria, che gestisce lo spazio TheWarehouse.

Milano, una mostra per raccontare il colpo di stato in Myanmar

 

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