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I Gessi di Brera ritornano alla loro bellezza

Si è inaugurata Giovedi 17 Novembre la sala che ospiterà 43 gessi presso l’Accademia di Brera: si trova nei sotterranei dell’Accademia e ha visto il ricollocamento al suo interno delle strutture in gesso, patrimonio dell’istituto, dopo un lungo lavoro di restauro, perlopiù si è trattato di interventi di pulizia, condotto egregiamente da studenti in Restauro, tesisti del quinto anno. I gessi ora presenti nella sala depositi sono custoditi in un ambiente sicuro, di certo risanato, e che dispone di tutti gli strumenti di sicurezza, tramite impianti elettrici e cancelli in funzione di protezione. La cerimonia inaugurativa della sala nei sotterranei dell’Accademia ha visto la partecipazione dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, ed è stata indetta in occasione del passaggio di testimone alla presidenza dell’Accademia da Marco Galateri di Genola a Livia Pomodoro.

I 43 gessi custoditi sono solo una parte del ricco patrimonio artistico dell’Accademia di Brera: si stima, infatti, un numero di ben 800 gessi e che, una volta completati i lavori di intervento, saranno esposti al pubblico presso la stessa sala. Il trasferimento dei gessi dalle aulee e dai corridoi dell’Accademia di Brera alla sala depositi ha consentito di porre le strutture artistiche in una sede più appropriata e meno pericolosa per l’integrtà delle stesse sculture e degli stessi calchi. L’intervento di restauro dei calchi e delle sculture in gesso, parte integrante delle Raccolte Storiche dell’Accademia, è stato realizzato in contemporanea con la catalogazione del patrimonio, grazie all’investimento da parte di sponsor e dello stesso istituto.

Le opere classiche sono state acquisite dall’Accademia tra il 1776, anno della sua fondazione, e gli anni 1807-1811, come testimoiano i documenti preservati presso l’Archivio di Stato di Milano e dell’Accademia di Brera: gli acquisti sono stati garantiti tramite l’interveto, vigile, attento e partecipe, dell’allora Segretario Giuseppe Bossi. L’Accademia di Brera ha voluto, quindi, intervenire nel ridare lustro e integrità alle sculture in gesso, ai calchi da opere rinascimentali, pezzi di concorsi ottocenteschi e modelli originali di famosi scultori, e ai calchi di opere classiche: molte opere erano devastate, tanto da notare il Fauno Barberini, conosciuto come Fabbro Ebbro, mancante di una gamba per colpa di un atto vandalico, mentre altre opere erano in situazioni di incuria, come l’Ercole Farnese.

I lavori di intervento, affidati agli studenti del quinto anno in Restauro, guidati dalla supervisione di Luciano Formica, titolare della cattedra di restauro, in coordinamento con la Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici, sono stati realizzati in virtù della tesi pratica affrontata dai ragazzi e che la direzione didattica di Brera ha pensato bene di incentrare sul restuaro delle opere. Un esempio, è questa decisione, di come la didattica accademica possa anche prevedere una forma di dialogo e confronto tra teoria e prassi: una prassi che ha visto un’evoluzione negli studi dei tesisti interessati e un risultato ottimo e importante per tutta la cittadinanza, milanese e turistica, che potrà, così, accedere alle visioni delle opere conservate e recuperate.
«L’Accademia è aperta: quando i lavori alle sculture saranno terminati, milanesi e turisti potranno passeggiare per i corridoi e ammirarle» aveva anticipato lo stesso ex Presidente Marco Galateri di Genola lo scorso anno, inizio dei lavori di intervento, e, oggi, questo auspicio può dirsi essere stato raggiunto con grande successo. «Non si può descrivere la soddisfazione di restituire la bellezza a un’opera» avevano avuto occasione di considerare alcune tesiste interessate dall’intervento: ed è questa bellezza che oggi può essere contemplata nuovamente da parte del pubblico. Ricordiamo solamente alcune opere che sono presenti nella sala e che sono state riconsegnate integre nella loro effettiva bellezza: i calchi di opere del Canova, il Busto di Clemente XIII e il Napoleone come Marte pacificatore, conservato in Pinacoteca, e i calchi di capolavori di Fidia.

Articolo di Alessandro Rizzo

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