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Messina Denaro, presa la coppia di fedelissimi del boss. Incastrati da una foto

“A pranzo e a cena a casa loro, la foto nel salotto”

Messina Denaro, presa la coppia di fedelissimi del boss. Incastrati da una foto.

Una foto di Matteo Messina Denaro che fuma un sigaro e tiene in mano un bicchiere di Cognac scattata a casa loro. Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri sono stati incastrati così.

I due coniugi, accusati di favoreggiamento e altri reati (“aggravati dal metodo mafioso”), erano due fedelissimi del boss. La foto, sicuramente scattata nel salotto dell’abitazione della coppia, risale, infatti, a qualche anno fa. Nell’istantanea l’allora super latitante è ritratto volutamente senza volto.

Un altro tassello che si aggiunge all’immenso puzzle investigativo sulla rete di complici che ha protetto la latitanza trentennale del capomafia. I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani, coordinati dal Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo, hanno arrestato i due coniugi in mattinata.

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Dalle carte dell’inchiesta emerge, in particolare, il ruolo di Lorena Lanceri. La donna sarebbe stata molto legata a Messina Denaro. Numerosi i riscontri del fitto rapporto tra i due. Il boss, per nasconderne la sua vera identità, la chiamava “Diletta”.

«Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu». Queste le parole che nel 2019 Diletta scriveva al capomafia. Il biglietto, trovato a casa della sorella del boss, Rosalia, si concludeva con: «Sei un grande anche se non fossi MMD. Tua Diletta».

E ancora: «Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale, ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini – proseguiva Diletta -. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione. Ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Lo sai, ti voglio bene e, come dico sempre, un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti». 

I Carabinieri hanno capito che Diletta era Lorena Lanceri grazie alla testimonianza di una delle pazienti con cui Messina Denaro, ammalato di tumore, faceva la chemioterapia alla clinica “La Maddalena” di Palermo e che era diventata sua amica. Sentita il 18 gennaio scorso, la testimone ha raccontato ai militari dell’Arma che il capomafia, da lei conosciuto come “Andrea Bonafede”, le aveva detto di avere una storia con una ragazza di nome Diletta.

Il finto Bonafede si era persino spinto oltre: aveva messo in contatto le due donne. «Ah, c’è Diletta che ha il covid gliel’ho passato io. Si sta curando, stiamo qua a casa assieme. E Diletta ti saluta, anzi ora te la passo per messaggio», si sente in uno degli audio vocali che Messina Denaro manda all’amica e che i Carabinieri ascoltano.

Segue l’audio di Diletta inviato sempre alla paziente: «Io qua con la creatura (fa riferimento al boss). Quello che mi sta facendo passare. Non solo mi ha trasmesso il covid, però alla fine, per lo meno, mi fa ridere perché è simpatico».

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Durante la registrazione dei vocali (inviati tutti dal telefono del capomafia), il cellulare di Diletta riceve una telefonata. Nella registrazione delle conversazioni, poi ascoltata dagli investigatori, si sente lo squillo e la donna rispondere. È l’analisi delle celle telefoniche che svela agli investigatori l’identità di Diletta. Nell’istante in cui le chat vocali vengono registrate e il cellulare della donna riceve la telefonata, i cellulari di Messina Denaro e della Lanceri agganciano le stesse celle. I due, evidentemente, sono insieme. Dunque Diletta è la Lanceri.

Aggiornato, dunque, il numero dei favoreggiatori arrestati dai Carabinieri del Ros, che sale a 6. Dallo scorso 16 gennaio, infatti, sono finiti in cella: Giovanni Luppino, l’autista che accompagnava Messina Denaro in clinica; Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l’identità; l’altro Andrea Bonafede (cugino del primo), che avrebbe fatto avere al capomafia le prescrizioni mediche necessarie per le sue cure; suo fratello Emanuele arrestato oggi con la moglie Lorena Lanceri e Alfonso Tumbarello, il medico che ha prescritto farmaci e analisi al padrino trapanese.

Sul ruolo assunto dai suoi fedelissimi i pm non hanno dubbi: “Gli hanno consentito di spostarsi in relativa sicurezza sul territorio, anche avvalendosi di più autovetture, di accedere sotto mentite spoglie alle indispensabili cure del Servizio Sanitario Nazionale, anche grazie a diagnosi e ricette effettuate a nome di Andrea Bonafede, e di acquistare sotto falso nome (ancora una volta quello di Andrea Bonafede) una casa da adibire a covo e una macchina”.

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