Arrestata Rosalia Messina Denaro, sorella del boss
Scoperto a casa sua il pizzino che ha portato alla cattura del capomafia
Arrestata Rosalia Messina Denaro, sorella del boss.
Avrebbe aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e avrebbe gestito per suo conto la “cassa della famiglia” e la rete di trasmissione dei “pizzini”, consentendo così al capomafia di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la lunga latitanza.
I Carabinieri del Ros hanno arrestato, a Castelvetrano, nella storica abitazione di famiglia, in via Alberto Mario, con l’accusa di associazione mafiosa, la sorella del boss Matteo Messina Denaro, Rosalia. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Palermo.
“Fragolone (soprannome della sorella Rosalia), Fragolina, Condor, Ciliegia, Reparto, Parmigiano, Malato, Complicato, Mela”. Erano questi i nomi in codice usati dal capomafia per le persone che veicolavano i suoi messaggi. Arrotolati, sigillati con il nastro adesivo, spesso avvolti in piccoli pacchetti.
I pizzini venivano trasmessi attraverso una catena, più o meno lunga, di fedelissimi, che lo stesso boss, nei suoi scritti, definiva “tramiti”. Nel sistema del latitante, finora ancora più impenetrabile di quelli di Riina e Provenzano, però, c’era una falla.
Per anni Messina Denaro ha adottato mille cautele, prima fra tutte quella di non lasciare traccia dei biglietti che venivano rigorosamente distrutti dopo la lettura. Negli ultimi mesi, però, il boss era stato il primo a non osservare la regola, “avendo la necessità di dialogare in termini più brevi e con minori precauzioni con i suoi familiari, – scrive il gip – e talvolta di conservare la posta, soprattutto quella in uscita, come promemoria delle innumerevoli faccende che gli venivano sottoposte”.
Un errore che ha commesso anche la sorella Rosalia che, si legge nella misura cautelare, “ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e nascosti nella sua abitazione a Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara”. Errori che hanno consentito ai Carabinieri di acquisire “preziosissimi elementi probatori da cui poter documentare con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna per diversi anni”.
È stato proprio un appunto dettagliato sulle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, scritto dalla sorella Rosalia e da lei nascosto nell’intercapedine di una sedia, a dare agli investigatori l’input che ha portato, il 16 gennaio scorso, all’arresto del capomafia. Lo rivela in queste ore la Procura di Palermo.
“Adenocarc, 3 novembre 2020 lo so, 9 novembre ricovero, 13 operazione. Persi 11 chili”. E poi ancora: “Sei luglio 2021 è ritornato (…) Ridotto fare tre cicli. Gennaio 2022 altra tac. Se si riduce ancora abbassiamo la che (chemioterapia – ndr).”
Lo scritto è stato scoperto dai Carabinieri del Ros il 6 dicembre scorso, mentre venivano piazzate delle cimici nell’abitazione della donna. I militari lo hanno fotografato e rimesso al suo posto, in modo da non far insospettire la sorella del boss. Qualche ora dopo, la foto veniva analizzata dagli inquirenti: era un vero e proprio diario clinico di un malato di cancro, che la donna aveva trascritto sulla ricevuta di un vaglia inviato al figlio detenuto.
Il sospetto, vista anche la necessità di nascondere il biglietto, dunque, era che si trattasse del latitante. È da qui che gli inquirenti sono arrivati ad identificare un maschio di età compatibile con quella del boss, che si era sottoposto agli stessi interventi chirurgici indicati nell’appunto: Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara e nipote del boss locale che ha prestato la sua identità per favorire la latitanza dell’ex super latitante.
Da Bonafede gli indizi hanno condotto gli inquirenti sulle tracce di Messina Denaro. Fino al blitz del 16 gennaio scorso, che ha messo fine alla trentennale latitanza del padrino di Castelvetrano.
Rosalia, (detta “Rosetta”), la maggiore delle quattro sorelle del boss, è la madre di Lorenza Guttadauro, avvocato che, dal giorno del suo arresto, assiste il capomafia, e moglie di Filippo Guttadauro, che ha scontato 14 anni per associazione mafiosa ed è tuttora in carcere. Il secondo figlio della donna, Francesco, nipote prediletto del padrino trapanese, sta scontando una condanna a 16 anni sempre per associazione mafiosa.
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