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Lite tra i genitori di Kata: il padre portato in ospedale

Miguel Angel Chicclo Romero ha rotto una bottiglia e minacciato di ferire se stesso con i cocci di vetro

Lite tra i genitori di Kata: il padre portato in ospedale.

Violento litigio fra i genitori di Kata, la bambina scomparsa a Firenze il 10 giugno. La Polizia era già intervenuta per calmare gli animi tra Miguel Angel Chicclo Romero e Kathrina Alvarez, quando l’uomo, in un gesto di disperazione, ha rotto una bottiglia e minacciato di ferire se stesso con i cocci di vetro.

Sul posto è intervenuto il 118, che ha ricoverato il padre della piccola in ospedale per controlli. L’episodio non ha nessun rilievo penale e i motivi della discussione al momento non sono evidenti.

La madre di Kata era in casa e il padre in strada quando la Polizia è intervenuta per ricomporre la situazione, così come accade in tanti interventi di routine per discussioni familiari.

Pare che, al rientro del marito, la donna non abbia voluto farlo entrare in casa, tanto da suscitare la reazione scomposta dell’uomo. Alla base di questo dissidio ci sarebbe una lite avvenuta in precedenza. Gli urli e le frasi a voce alta fra i due hanno allarmato il vicinato che ha chiamato le forze dell’ordine.

Il padre della bambina è apparso piuttosto scosso emotivamente. Già l’11 giugno scorso, Miguel Angel Chicclo Romero, alla notizia del rapimento della bambina aveva ingerito del detersivo mentre era ancora detenuto in carcere a Sollicciano, poi all’ospedale San Giovanni di Dio a Torregalli era stato sottoposto a lavanda gastrica.

Dopodiché, finché non è stato scarcerato, nei suo confronti il penitenziario ha attivato il piano di prevenzione del rischio suicidario. Il giorno dopo, il 12 giugno, anche la madre della piccola Katherine aveva ingerito una piccola quantità di candeggina ed era stata portata d’urgenza all’ospedale di Careggi dove era stata sottoposta a lavanda gastrica.

Intanto resta in carcere lo zio di Kata, arrestato il 5 agosto per il presunto racket all’ex hotel Astor. La Procura gli addebita, insieme ad altri, le responsabilità delle estorsioni per via dei soldi chiesti ai migranti, anche con metodi violenti, per alloggiare nelle camere durante l’occupazione abusiva dell’ex albergo di via Maragliano.

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