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Coronavirus: Conseguenze psicologiche della quarantena forzata. Parlano gli esperti

Negli ultimi mesi la nostra quotidianità è cambiata in modo rilevante. L’arrivo del Coronavirus in Italia ha modificato le nostre abitudini sociali e lavorative, soprattutto dal momento in cui è entrato in vigore l’obbligo della quarantena. #iostoacasa è l’hashtag più usato del momento e i social sono pieni di post e foto che raccontano le nostre giornate in casa.

Accanto a iniziative e consigli di vario tipo su come gestire al meglio il tempo e su come rendere le giornate più interessanti e produttive, da come fare il pane alla ginnastica migliore per mantenersi in forma senza andare in palestra, si inizia ora a portare l’attenzione anche al benessere mentale e alle conseguenze a breve, medio o lungo termine che queste settimane di restrizioni possono causare.

Problematiche psicologiche

La reclusione forzata in casa può essere vissuta talvolta con particolare apprensione, soprattutto perché non si sa ancora quando terminerà esattamente questo periodo. Alcuni esperti dicono che passeranno addirittura un paio d’anni, prima di riuscire a tornare alla normalità.
Questa incertezza può generare molti vissuti diversi che possono andare da paura e ansia rispetto a quanto stiamo vivendo e al futuro fino a sfociare in veri e propri stati depressivi.
Stare a casa può essere causa dei disturbi del sonno, che in queste ultime settimane sono aumentati. A volte si fatica ad addormentarsi o ci si risveglia più volte durante la notte. Molte persone raccontano di fare incubi, che potrebbero denotare una mancanza di serenità durante la giornata.

In questo, la sedentarietà non aiuta di certo, perché restare troppe ore seduti sul divano a guardare la tv non permette al nostro corpo di arrivare a sera con la giusta stanchezza per un sonno ristoratore.

Anche l’alimentazione è messa a dura prova in periodo di quarantena. Molte persone si ritrovano a mangiare di più di quanto dovrebbero o a seguire una dieta errata.
In particolare, potrebbero essere maggiormente a rischio persone che già convivono con tali problematiche e che non hanno ancora avuto la possibilità di affrontarle all’interno di percorsi d’aiuto.

Relazioni sociali

Come scrisse Aristotele nel V sec. A.C., “l’uomo è un animale sociale” e, a parte casi particolari, ha una quotidianità ricca di relazioni (famiglia, lavoro, amici, conoscenti…).
Avere una buona rete sociale è un ottimo fattore protettivo nei momenti di difficoltà ed è qualcosa che si fatica ad abbandonare. I Telegiornali hanno più volte documentato quanto sia difficile rinunciare all’aperitivo e alla serata con amici e colleghi, anche in un momento come questo, nel quale le relazioni sociali sono messe a dura prova, proprio per l’elevata contagiosità del virus.
Fortunatamente, in questo caso, la tecnologia viene in aiuto e permette di mantenere i contatti con amici e parenti, tramite telefonate, messaggi e videochiamate.
Purtroppo però alcune fasce di popolazione (come gli anziani o le fasce più povere della società) non possono usufruire di questi servizi, aumentando ancora di più il divario sociale e sottolineando un problema ancora presente in un Paese così avanzato come l’Italia.

Convivenza forzata

Vivere a stretto contatto 24 ore su 24 sta mettendo a dura prova tante coppie e famiglie.

Non avere momenti di svago e di decompressione può portare a diventare irritabili e la comunicazione della coppia può incontrare qualche difficoltà.
Il problema si pone soprattutto per quelle coppie che già mostravano segni di crisi, che si sono trovate a dover passare l’intera giornata insieme, senza poter trovare momenti per sé.
Rispetto a questo tema, un’attenzione particolare deve essere posta ai casi in cui mogli (ma anche mariti) convivano con un partner violento.
La quarantena li obbliga a restare chiusi in un ambiente altamente pericoloso, limitando la possibilità di chiedere aiuto.

Bambini e quarantena

Questo è un periodo complicato anche per i bambini, che si ritrovano a non poter più frequentare la scuola, a non poter uscire per giocare al parco e per passare del tempo con i loro amici.
Anche se gran parte della giornata resta comunque impegnata per lo studio con le lezioni online, i genitori possono aiutarli a riempire in modo proficuo anche il resto del tempo.
In rete si trovano molti video tutorial che possono fare da spunto per lavoretti creativi e attività di vario tipo (dallo yoga per bambini a semplici ricette di cucina).
Questo permette non solo di non farli annoiare, ma anche di ritrovare momenti di condivisione familiare che sono tanto preziosi e che spesso sono ridotti per mancanza di tempo.

Fortunatamente gran parte di questi vissuti hanno un carattere transitorio, sono legati cioè al momento che stiamo vivendo e molto probabilmente svaniranno velocemente appena si riprenderà con la quotidianità.

Quando lo psicologo può essere un aiuto

Esiste tuttavia la possibilità che, nei prossimi mesi, gli psicologi saranno chiamati a portare il loro contributo per problematiche che emergeranno sul lungo periodo.
Il livello di stress che stanno sostenendo i professionisti sanitari, le forze di Polizia e tutti coloro che sono in questo momento in prima linea nella gestione del COVID-19 è davvero molto elevato e protratto nel tempo. Mentre alcune persone stanno già mostrando i primi segnali di disagio (la cronaca degli ultimi giorni ha già raccontato di alcuni casi di suicidi tra infermieri), molte possono invece sviluppare sintomi legati al Disturbo Post-Traumatico da Stress anche dopo parecchio tempo, come per esempio il rivivere continuamente l’evento attraverso immagini, pensieri, percezioni, incubi notturni, difficoltà di concentrazione, ipervigilanza, disturbi del sonno, forte stress.
Lo psicologo potrà essere d’aiuto anche per l’elaborazione dei lutti per tutte le persone che hanno perso parenti e amici in questo periodo, per i quali non è stato possibile neanche fare il funerale, rito che permette, nella nostra cultura, di vivere il cordoglio e avviare una corretta elaborazione della perdita.

Il momento storico che stiamo vivendo è molto diverso rispetto a quello a cui siamo abituati da tutta la vita e per alcune persone, in particolare per chi presentava già difficoltà, può rivelarsi davvero faticoso, ma possiamo scoprire nuove risorse personali che ci permettano di affrontarlo al meglio.
Senza dimenticare che questo periodo di “riposo forzato”, se sfruttato in maniera adeguata, ci permette di dedicare maggiore tempo a noi stessi e alla nostra famiglia, ai nostri interessi, di scoprirne di nuovi e portare finalmente a compimento tutto quello che di solito viene rimandato per mancanza di tempo (dalla lettura di un libro al cambio degli armadi).

Dottoressa Irene Onnis 

Psicologa, psicoterapeuta, terapeuta EMDR

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