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Vietato non toccare: Bruno Munari in una mostra-gioco al MUBA di Milano

Viene ripreso uno slogan che imperava negli anni della contestazione, il famoso “vietato vietare”, che invitava le persone a osare a immaginare tutto il possibile per un mondo, attraverso il titolo della mostra, Vietato non Toccare, con funzioni anche didattiche ed educative dedicata a una delle figure artistiche più fervide del Novecento e che ha saputo lanciare e affermare a pieno titolo la figura dell’artista operatore visivo, ossia quell’autore che si avvale di una prestazione a favore del mondo dell’industria e della produzione, ai tempi, erano gli anni 60, in grande espansione: Bruno Munari.

L’invito a toccare le opere presenti è rivolto maggiormente ai bambini in un percorso ludico con il mondo dell’arte visiva. L’autore milanese viene riproposto presso il MUBA di Milano in un itinerario che ci addentra fino al 15 settembre in una produzione rivolta soprattutto a bambini dai 2 ai 6 anni.

Munari è uno dei fondatori del concetto di design e di grafica nell’ambito della produziobe estetico compositiva, tanto da vederlo fondare una corrente, il Perfettismo, a fianco e in confronto con altri esponenti rilevanti del mondo dell’arte moderna, Lucio Fontana, per esempio. Munari nasce come futurista, ma si dissocerà da questo movimento con atteggiamento ironico, tanto da vederlo proporre la prima “Macchina aerea”, opera mobile del 1930, e le Macchine inutili, del 1933. In questo momento Munari apprende un percorso artistico proprio e autonomo, funzionale a dare risalto alla luce e alle forme come disegni di nuovi panorami descrittivi e di geometriche raffigurazioni, che si avvalgono di tecniche grafiche dall’alta capacità innovativa.

Nella mostra allestita al MUBA i bambini potranno percorrere un itinerario suddiviso in quattro tappe formative ed educative nel campo del linguaggio delle forme e della luce: le scatole della meraviglia; toccare con gli occhi e vedere con le mani; il gioco più e meno; il prato dei prelibri. La mostra rende omaggio a una figura leonardesca il cui genio creativo ci conduce in inattese visioni, che potrebbero interessare in questo allestimento anche i più adulti. Un gioco si propone nella mostra, che avvinca le menti fertili e curiose dei giovanissimi, apportando una conoscenza definita e determinata di colui che inventò nel 1952 la pittura proiettata, espressione di un astrattismo concettuale e tangibile, tramite composizioni racchiuse tra i vetrini delle diapositive, scomponendo la luce e utilizzando il filtro Polaroid, opera realizzata nel 1952: un’intuizione che venne esibita al MoMA di New York nel 1954 nella mostra Munari’s Slides.

Articolo di Alessandro Rizzo

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