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MILANO, UNA SCUOLA AVRA’ IL NOME DI UMBERTO ECO. OK DAL COMUNE

Nel cuore della città, in piazza Sicilia, una scuola ha fatto richiesta al comune per potersi nominare come l’intellettuale italiano Umberto Eco; proprio oggi 28 Gennaio la giunta comunale ha espresso il proprio parere positivo.

L’istituto in questione porta già i nomi di Novaro e Ferrucci per quanto concerne la scuola primaria, e di Monteverdi per la scuola secondaria di primo grado a indirizzo musicale, ma adesso l’intero istituto nel suo complesso porterà il nome di Umberto Eco, venuto a mancare nel 2016.

Sarà questo il primo istituto in tutta Italia a portare tale nome: Umberto Eco è noto in tutto il paese e non solo per i suoi romanzi, le riflessioni sulla politica e la società pieni di ironia e di spirito, i saggi in cui con leggerezza affrontava temi spigolosi e importanti di materia letteraria, logica, ontologica e artistica, e certamente per l’intraprendenza e il coraggio che caratterizzarono il suo operato a Linus o nell’avanguardia-letteraria del Gruppo 63 (solo per nominare gli esempi più noti).

La scuola di piazza Sicilia spiega in modo molto chiaro la scelta del nuovo nome nella delibera N. 174 del 2017 dove il noto semiologo viene ricordato per l’amore che aveva per la conoscenza universale che gli era propria ma soprattutto per quanto amava trasmetterla ai giovani, come potrebbero essere gli studenti dell’istituto, cui infatti aveva dedicato numerose riflessioni.

Viene inoltre fatto notare come, nonostante venga più spesso ricordato per altri meriti, Umberto Eco fosse amante di quell’arte cui la scuola secondaria è specializzata per indirizzo: l’arte della musica, viene infatti menzionato il talento del professor Eco con lo strumento del flauto.

L’ultimo pensiero del documento viene rivolto alla città di Milano dove Umberto Eco passò gran parte della sua vita anche scrivendo e pubblicando e dove è spirato nel Febbraio del 2016. Così un centro di cultura e conoscenza riconosce i meriti di uno dei più importanti e amati opinion leader dell’età repubblicana italiana: che ha sempre spronato ad approfondire a incuriosirsi e a leggere.

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”

Articolo di Daniel Bidussa

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