Roma, è durata poco la fuga dei 2 romeni che, venerdì scorso, avevano picchiato selvaggiamente un ragazzo nigeriano in largo Quistello: rintracciati dopo nemmeno 24 ore dalla Polizia di Stato, sono stati sottoposti al fermo di indiziato di delitto e condotti in carcere.
Venerdì scorso, secondo la ricostruzione degli investigatori del commissariato Flaminio, diretto da Luca Cosimati, un ragazzo di origini nigeriane, come sua abitudine, stava spazzando il marciapiede vicino ad alcuni cassonetti ed aveva lasciato uno zaino con le sue cose lì vicino. Mentre era intento nella sua opera, ha visto arrivare, a forte velocità, un furgoncino con dentro 2 persone: uno più anziano alla guida ed un giovane a fianco. È stato proprio il giovane che, dopo aver rovistato nei cassonetti, gettando tra l’altro a terra dell’immondizia, ha preso lo zaino del nigeriano. Subito quest’ultimo si è avvicinato reclamando la proprietà dello zaino. Il giovane romeno, che verrà poi identificato in P.F., 24 anni, prima ha insultato il nigeriano poi, come gli veniva ordinato dal conducente del furgone, ha preso un tubo di ferro e lo ha colpito da dietro. Da ciò ne è nata una colluttazione “risolta” dal conducente del furgone che, volontariamente, ha investito il ragazzo nigeriano. Solo dopo l’investimento i 2 sono fuggiti su via delle Galline Bianche. I testimoni hanno fornito numerosi elementi agli agenti del commissariato Flaminio: sono state necessarie alcune ore di incessanti ricerche per trovare i 2 rei. La svolta è arrivata alle prime ore della mattina successiva, quando gli investigatori hanno incrociato il furgone su via Tiberina; inutile il tentativo dei 2 di sottrarsi al fermo. Nel furgone è stato recuperato e sequestrato il tubo di ferro usato per picchiare la vittima ma saranno poi gli esiti delle ricognizioni fotografiche –fatte dalla vittima e dai testimoni – a far scattare le manette ai polsi di P.A., 44enne romeno, che secondo la tesi investigativa era alla guida del furgone, e di P.F., anche lui origini romene. Dopo gli atti di rito, i 2 sono stati tradotti in 2 diverse case circondariali a disposizione della magistratura.
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