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Verona, uno spazio dedicato al tema dell’Acqua

28 ottobre

È l’acqua, fonte di vita e al contempo elemento distruttivo e caotico, la protagonista della nuova esposizione contemporanea allestita alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti nello spazio ‘Contemporaneo Non-Stop. Il respiro della natura/AQUA’ a cura di Patrizia Nuzzo.

 

In mostra le opere degli artisti del comparto del contemporaneo della GAM – Stefano Cagol, Daniele Girardi, Patrizia Maimouna Guerresi, Maria Teresa Padovani, Jaume Plensa – insieme a quelle di due autori rappresentati da Galleria dello Scudo e da ArteRicambi, rispettivamente Giovanni Frangi e Fabrizio Gazzarri.

 

L’esposizione, visibile da oggi al pubblico fino ad ottobre 2023, sarà inaugurata questo pomeriggio alle ore 17, dal presidente della Commissione Cultura Alberto Battaggia. Presenti la direttrice dei Musei civici Francesca Rossi e la curatrice della mostra e curatore Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea Patrizia Nuzzo. Presenti inoltre alcuni degli artisti e i rappresentanti delle gallerie di Verona che hanno collaborato all’esposizione, Artericambi e Galleria dello Scudo.

 

Questa mostra – spiega Battaggiasviluppa il primo dei quattro elementi, acqua terra, fuoco ed aria, programmati nel format ‘Contemporaneo non-stop’, inaugurato da Patrizia Nuzzo, alla GAM, nel 2020. Ad ogni appuntamento sono valorizzate, con le opere in dotazione alla GAM, altre opere rese disponibili da due gallerie del territorio. Un riconoscimento pieno dell’importanza che i soggetti privati hanno assunto nel nostro territorio grazie a tradizioni di grandissima professionalità. Grazie a queste sinergie tra pubblico e privato la nostra città, seppure in un momento storico di gravi difficoltà, specialmente per le finanze pubbliche, è in grado di affrontare con pieno successo le programmazioni artistiche proposte“.

 

I progetti dedicati al contemporaneo dai Musei Civici e dalla GAM, come Aqua in questa occasione – evidenzia la direttrice Rossiintendono contribuire attivamente alla riflessione sui temi dell’ecologia e del rapporto tra uomo e natura, complicato negli ultimi decenni dagli effetti del cambiamento climatico, sempre più gravosi sulla vita del pianeta e delle persone“.

 

L’edizione del 2022 del progetto è dedicata all’elemento acqua, nella sua accezione latina AQUA, intesa sia come luogo di vita, sorgiva e purificante, sia come elemento distruttivo e caotico – spiega la curatrice NuzzoUn percorso nelle ‘forme naturali’ dell’arte che si specchiano e si confondono in quelle del mondo per cogliere il ‘respiro’ dell’antica e sconfinata natura, metafora della creazione, che si traduce nella grande enigmaticità dell’arte“.

 

La mostra è visibile da martedì a domenica, dalle ore 11 alle 19 (ultimo ingresso alle 18.30).

 

Il progetto ‘Contemporaneo Non-Stop. Il respiro della natura, si sviluppa su due registri strettamente connessi. Le gallerie private (due alla volta) si rendono disponibili ad ospitare un lavoro della collezione della Galleria d’Arte Moderna che, a sua volta, accoglie nei propri spazi, i lavori degli artisti delle gallerie cittadine.

 

Esposizione AQUA. Gli artisti hanno sviluppato un percorso emozionale, in cui il motivo dell’acqua assume l’andamento di uno “spartito musicale”. Le note, in questo caso le opere, da un iniziale tempo infinito “sospeso” evocato dalla videoproiezione di Stefano Cagol – dove il visitatore ha la sensazione di trovarsi come un minuscolo puntino nella distesa dei mari nordici – si muoveranno verso One tought fills immensity, il poetico lavoro dello spagnolo Jaume Plensa, in cui una goccia d’acqua cade ritmicamente su di un piatto d’ottone provocando un tintinnio che si propaga nello spazio della sala.

 

Artisti in mostraStefano Cagol – con il video Gezeitenkraft – che articola la propria ricerca su un crocevia geologico e geopolitico: il mare dei Wadden, diviso tra Danimarca, Germania e Olanda, una zona liminale di maree tra zone umide e interventi umani che mirano a ‘domare’ le acque, plasmare il paesaggio e sfruttare quanto ci circonda a nostro uso e consumo. Questo scenario viene ad assumere un aspetto cementificato, desolante e distopico. Molte le chiavi di lettura in gioco che riflettono il rapporto tra essere umano e ambiente: il livello del mare, i venti, l’inquinamento, lo sfruttamento delle fonti di energia.

 

Giovanni Frangi (artista rappresentato dalla Galleria dello Scudo, Verona) con tre dipinti su tela Moscovado I, II, III – appositamente realizzati per la mostra, insieme ad una tela emulsionata e ad un’installazione scultorea – rappresenta l’elemento dell’acqua nella sua accezione ‘pura’ e vivificante, generatrice di significati in grado di reinserire la bellezza e lo stupore dell’esperienza nel ciclo della vita.

 

Fabrizio Gazzarri (artista rappresentato dalla Galleria ArteRicambi, Verona) con il ciclo Teche W&W, realizzato tra il 2020 e il 2022, presenta sei sculture collocate entro teche in vetro, tutte delle stesse dimensioni, che evocano “materialmente” la conservazione e l’archiviazione del concetto di spazio/tempo/materia.
L’installazione – attraverso paesaggi immaginari e visionari, in cui l’elemento naturale “incenerito” si congiunge idealmente al “carbonizzato” malessere dell’esistenza – evoca l’impossibilità di sapersi orientare con generosa disponibilità verso il bene.

 

Daniele Girardi con Quaranta Ruggenti – installazione site specific composta da 6 pagaie realizzate con vari materiali lignei – recupera, attraverso il viaggio in luoghi remoti – la memoria della storia ponendo al centro della propria ricerca l’esperienza personale immersiva nell’ambiente naturale, dal quale prenderanno vita diversi nuclei di lavori tra cui il progetto “North Way”, un ciclo di residenze outdoor nei territori del nord Europa tra Norvegia, Svezia e Finlandia.

 

Patrizia Maimouna Guerresi, con Il lago di sale, crea un dittico servendosi di alcune immagini scattate nel dipartimento di Rufisque, in Senegal. Il lago raffigurato nell’opera – noto per il suo alto contenuto di sale, come quello del Mar Morto – è chiamato lago Retba o Lac Rose per la caratteristica delle sue acque rosa, un pigmento prodotto da una rara specie di alghe; la gente del luogo attribuiscono a queste acque un potere quasi magico.
L’artista ha colto un avvenimento alquanto particolare: un raggio di luce attraversa il cielo per sciogliersi poi nella superficie del lago.

 

Maria Teresa Padovani, con Bambini acquatici, dà forma a delle creature che vivono nell’elemento liquido. Il mare, qui metafora della dinamica della vita, è luogo dell’origine, della trasformazione e della morte, poiché tutto vi nasce e tutto vi ritorna. E’ a partire dal 2000 che l’artista, recentemente scomparsa, realizza una serie di cicli dedicati ai bambini e, successivamente, ai Non bambini e ai Bambini seduti. Sono figure embrionali, realizzate con una gomma sottile, che si possono piegare e riplasmare, in continua trasformazione. L’artista afferma che essi sono “quei nuclei infantili che nuotano dentro di noi, nella nostra pancia, sede acquatica del nostro inconscio”.

 

Jaume Plensa con One thought fills immensity (1997), un’installazione costituita da un piatto musicale sospeso su di un catino metallico, combina materia e suono. Una goccia d’acqua cade ritmicamente su di un piatto d’ottone provocando un tintinnio che si propaga nello spazio della galleria. L’itinerario creativo dell’artista muove verso un’interpretazione della scultura come materializzazione plastica di un’idea. Lo suggerisce la ricerca di linee pure, l’uso di supporti trasparenti, il ricorso alla parola scritta che ci trasportano nelle acque fluide del sogno e della memoria.

Verona, uno spazio dedicato al tema dell'Acqua

 

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