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Il Gran Presepe Metropolitano di Francesco Tabasso e altri autori ospite all'Albergo Diurno di Porta Venezia di Milano

Natale ormai è alle porte e Milano offre diverse occasioni culturali e artistiche per visitare mostre e opere di grande rilevanza per la loro importanza nella storia dell’arte universale: da Piero della Francesca a Palazzo Marino, giungendo a Rubens allestito a Palazzo Reale e a Canaletto e Bellotto presenti presso le Gallerie d’Italia.

Non si può tralasciare un altro appuntamento che risulta interessante per l’arte, quella contemporanea, presso l’Albergo Diurno Venezia, da poco tempo visitabile grazie all’intervento e alla gestione del Fondo Ambiente Italiano, il FAI: il Gran Presepe Metropolitano.
L’aspetto interessante che rende il presepe espressione artistica novecentesca risulta essere il fatto di essere stato realizzato da più artisti nel 1976, donato due anni dopo da Ettore Gian Ferrari, gallerista e proprietario dell’opera, alla Chiesa di San Francesco al Fopponino di Milano, cattedrale che è stata progettata da Gio Ponti: la scultura complessa, possiamo dire, e collettiva nella sua ideazione, concezione e composizione, rivive la propria dimensione natalizia nella cornice prestigiosa dell’Albergo Diurno di Porta Venezia, quella realtà decisamente in stile Art Decò ed edificata tra il 1923 e il 1926 per ospitare, appunto, i vari servizi commerciali di benessere per la cittadinanza, aperti all’epoca dalle 7 alle 23. L’Albergo vede la firma di Portaluppi, celebre architetto, come progettista e doveva sorgere proprio in prossimità della statua dedicata a Guglielmo Oberdan, da cui il nome della piazza, e mai realizzata.

Il Gran Presepe Metropolitano è stato composto da Francesco Tabusso in sinergia e condivisione con artisti del calibro di Nino Aimone, Gloria Argeles, Francesco Casorati, Riccardo Cordero, Bruno Grassi, Giorgio Ramella e Giacomo Soffiantino. Ogni autore ha potuto realizzare, così, parte della grande opera natalizia che dal 3 Dicembre è sbarcata, appunto, nel contesto dell’Albergo Diurno e che può essere visitata fino a Domenica 8 Gennaio dalle ore 12.30 alle 19.30 dal Lunedì al Venerdì, Sabato e Domenica dalle ore 10 alle ore 20, Sabato 24 e Sabato 31 dicembre dalle ore 10 alle 16 e Lunedì 26 dicembre dalle ore 16 alle ore 19.30. Il Gran Presepe Metropolitano si dispone lungo gli stessi corridoi dell’Albergo Diurno, un tempo attraversati da chi voleva farsi un nuovo taglio ai capelli oppure curarsi la propria pelle, mentre oggi occupati da figure di cartapesta, arte povera, che si stagliano sulla pavimentazione suggestiva che copre tutta la struttura: in un’atmosfera acquatica quasi da aprire scenari lunari, i protagonisti del presepe si affacciano in contemplazione verso Gesù Bambino. La scenografia è stata realizzata da Margherita Palli quasi per donare allo spettacolo complessivo una caratteristica fiabesca e immaginifica: degli oblo si aprono, come se si fosse su una stiva, su una Milano esterna, così come rumori suggestivi di gocce sembrano toccare il terreno come se si fosse in una grotta mentre altri suoni sembrano evocare un fiume vicino scorrere incessantemente, realizzati grazie a dispositivi elettronici e tecnologici.

Le figuire sono personaggi della tradizione popolare, dalle fattezze goffe e grossolane, ma dalle sembianze tali da inoltrarci in una chiave interpretativa fantastica, quella delle fiabe e dei racconti popolari di certe rappresentazioni ecclesiastiche agresti. Il presepe è ispirato al Cantico delle Creature di francescana memoria letteraria. Figure trecentesche per lo stile in cui sono proposte e per l’immagine estetica risultano essere i contadini e i Re Magi che si appropinquiano verso la capanna con doni e regali in mano, da portare al divin bambino come omaggio celebrativo: tutte queste figure sono state realizzate dallo stesso Tabusso, mentre, proseguendo tra le porte che introducevano nei negozi dei barbieri e dei parrucchieri, si incontrano sei uomini sfigurati eseguiti da Giacomo Soffiantino e da Giorgio Ramella, citazioni de La parabola dei ciechi di Pieter Bruegel il Vecchio, L’artista spagnola Gloria Argeles portò a compimento le sagome dell’asino e del bue, che si propongono nello scenario complessivo sullo sfondo, il bue rappresentato con i tagli famosi che vediamo nelle illustrazioni di certe macellerie, delimitando le zone più prelibate della vacca, significato critico dell’uso della carne nelle abitudini culinarie. Francesco Casorati ha realizzato Maria, Giuseppe e Gesù, impassibili figure quasi fossero marionette statiche, mentre dal sapore astratto, quindi concettuale, è l’Angelo che annuncia il grande evento per il mondo, opera di Riccardo Cordero; di Nino Aimone sono gli oggetti portati in dono al neonato salvatore, così come portano la firma di Bruno Grassi Papa Silvestro e l’Imperatore Costantino, stravaganti e inusuali ospiti nel presepe, quasi a significare il passaggio dalla Roma pagana alla Roma cristiana. A sovrastare l’intero paesaggio natalizio rimane, inconsapevolmente, è la dea Igea, figura pagana e statua rappresentata da Luigi Fabris, che si staglia negli ambienti chiusi delle terme.

Articolo di Alessandro Rizzo

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