Venezia, spaccio di stupefacenti all’interno del bar: chiuso per 7 giorni
La Polizia di Stato di Venezia, con un provvedimento firmato dal Questore della provincia lagunare, Maurizio Masciopinto, a partire da sabato 6 novembre ha imposto ad un Bar di sito in Via Verdi a Mestre la chiusura per 7 giorni, a seguito dell’attività di contrasto allo spaccio di stupefacenti posta in essere dagli uomini del Commissariato di Mestre nei giorni scorsi che aveva portato all’arresto di un cittadino nigeriano, di anni 30, con a carico numerosi precedenti per spaccio, il quale utilizzava suddetto bar quale “punto di appoggio” per la sua attività, servendosi inoltre di un monopattino per raggiungere velocemente il luogo individuato per lo scambio.
L’uomo, infatti, era stato visto ripetutamente andare e venire dal locale con il monopattino con il quale distribuiva le dosi ad acquirenti all’esterno del bar, poco distante. Inoltre, al rientro nel locale, il nigeriano era solito ricaricare i suoi telefoni cellulari ed il monopattino utilizzando le prese messe a disposizione dei clienti. Una volta scoperta la base logistica dello spaccio, gli investigatori del Commissariato di Mestre sono intervenuti ed all’interno del locale, dietro ad una panca, i poliziotti hanno rinvenuto 8 involucri di sostanza di tipo eroina, che il soggetto aveva tentato invano di occultare.
Ritornato in libertà dopo l’arresto, lo stesso soggetto è stato ritrovato a spacciare, sempre nella medesima zona, e sempre utilizzando il bar quale base di appoggio. Gli agenti sono pertanto nuovamente intervenuti fermando l’uomo il quale, a seguito di perquisizione, è stato trovato in possesso di alcune dosi di eroina, di tre telefoni cellulari e di € 310 in contanti. Inoltre, nel cestino dell’immondizia all’interno del bagno del locale, gli operatori hanno recuperato un pezzo di nylon con residui di sostanza stupefacente ed una lametta da barba.
Al gestore del bar è stata così imposta la chiusura temporanea del locale per 7 giorni, motivata dall’aver dimostrato scarsa capacità di controllo dei propri avventori e per aver permesso che il cittadino nigeriano, anche dopo l’arresto avvenuto proprio nel suo locale, continuasse indisturbato ad esercitare le sue attività illecite, circostanza questa che non poteva di certo passare inosservata.
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