Sembra tutto terribilmente uguale. L’Atalanta che sorpassa, i pochi picchi stagionali intervallati da lunghi periodi di amnesie e un quarto posto che va stretto alle ambizioni dei nerazzurri. Passano gli allenatori, i giocatori e i dirigenti, ma il risultato è, più o meno, sempre lo stesso. Ecco la triste sentenza dell’Inter che torna da Verona con un 2-2 ancora più amaro perché, dopo un primo tempo con momenti di puro dominio del Verona, subito in gol con Lazovic, nel quale sembra una partita a maglie invertite (con l’aggravante che a far girare bene il motorino dei padroni di casa sono due ex come Faroni e Dimarco), gli uomini di Conte la ribaltano in 6’ (gol di Candreva su tap-in dopo il palo di Lukaku e autogol di Dimarco), sembrano controllare la situazione con una difesa non più traballante (una delle costanti negative dell’Inter post-lockdown) e poi non riescono ad arrivare in porto, trafitti da Veloso quando con la testa erano già negli spogliatoi. È tutta da buttare l’Inter di Verona? No, si salvano Lukaku uomo di fatica che gioca per la quadra, Sanchez ce la mette tutta, Candreva porta il suo contributo, ma le squadre sono fatte di 11 giocatori e un allenatore. E nell’Inter, a differenza delle precedenti esperienze, si vede poco la mano di Conte, quella che ha sempre fatto alla differenza, anche quando non ha vinto, come in nazionale. Faranno probabilmente discutere alcune scelte come l’inserimento di Eriksen a due minuti dalla fine, ma fanno discutere ancora di più le voci (smentite) di un Marotta in uscita e i brontolii del popolo nerazzurro che inizia a fare paragoni Conte-Lippi. Tutti interismi mai sopiti.
VERONA: Silvestri; Rrahmani, Gunter, Kumbulla (84′ Empereur); Faraoni, Amrabat, Veloso, Dimarco; Pessina, Lazovic (84′ Verre); Stepinski.
INTER: Handanovic; Skriniar, De Vrij, Godin; Candreva, Gagliardini, Brozovic (70′ Vecino), Young; Borja Valero (88′ Eriksen); Lukaku (76′ Lautaro Martinez), Sanchez.
MARCATORI: 2′ Lazovic (V), 49′ Candreva (I), 55′ aut. Dimarco (I), 85′ Veloso (V)
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