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Una lotta che dura da secoli, una giornata per ricordarlo.

I dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal dipartimento della pubblica sicurezza-direzione centrale della Polizia Criminale.

Una lotta che dura da secoli, una giornata per ricordarlo.

“La disuguaglianza di genere è essenzialmente una questione di potere, in un mondo e in una cultura dominati dagli uomini. Queste relazioni di potere devono essere invertite. Non possiamo riemergere dalla pandemia con un orologio che va all’indietro sulla questione dell’uguaglianza di genere. Dobbiamo rimetterne le lancette in avanti sui diritti delle donne”. Antonio Guterres (Segretario Generale ONU, per la Giornata Internazionale delle donne 2022)
L’8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna, nell’accezione comune conosciuta come la Festa della Donna che non è un’occasione di festa, bensì di riflessione. Così da un lato fa luce su un percorso che ha condotto a numerose, ma incomplete, conquiste sociali, economiche e politiche e, dall’altro, invita a riporre l’attenzione sulle violenze e le discriminazioni nei confronti delle donne. La violenza di genere è un fenomeno complesso che affonda le sue radici in antiche tradizioni culturali e richiede un approccio globale e una pluralità di interventi per essere affrontato efficacemente.
La serie di dati raccolta dal dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione centrale della Polizia Criminale, vuole così fornire elementi aggiornati di valutazione sul fenomeno, attraverso l’esame dell’andamento dei c.d. reati spia, delle fattispecie di reato introdotte con il cosiddetto “Codice rosso”, degli omicidi volontari (con un approfondimento sulle vittime di genere femminile), nonché di fornire indicazioni, utili non solo alle vittime ma anche agli autori e a ogni altro soggetto interessato, in merito ai presidi di assistenza e sostegno cui è possibile rivolgersi con fiducia nei casi di violenza di genere.
Una prima constatazione riguarda gli omicidi volontari con vittime donne. Nel quadro di una sostanziale stabilizzazione che negli anni ha riguardato gli omicidi nel loro complesso, mentre negli ultimi quattro è stato registrato un incremento per le vittime di genere femminile. In tale contesto è poi significativa l’incidenza delle donne uccise in ambito familiare/affettivo, in costante crescita nel quadriennio. Si ritiene opportuno segnalare che, nel 2022, tra i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, in circa un terzo dei casi, le uccisioni di donne si collocano nel quadro del rapporto genitori/figli.
Al crimine più cruento e irreversibile, i cui presunti autori risultano individuati con percentuali intorno al 90%, continuano inoltre ad accompagnarsi, a volte quali “reati presupposti” ed altre volte come autonoma forma di violenza e prevaricazione, altri gravi crimini che producono sulle vittime seri effetti fisici e psicologici. Al riguardo, si registra, nel 2022, una riduzione dei maltrattamenti contro familiari e conviventi e, ancora più marcata, degli atti persecutori, fattispecie che, nei 3 anni precedenti, avevano entrambe evidenziato un incremento costante. Si tratta di un’inversione di tendenza e, quindi, di un segnale interessante, da porre in verosimile correlazione con la conclusione di un biennio (2020-2021) nel quale le abitudini di vita familiare e le relazioni sociali hanno subito numerose modifiche.
Permane, invece, un trend di crescita per le violenze sessuali, confermando la necessità di riservare a tale fenomenologia criminale la massima attenzione. Ciò anche se il rilevato incremento dei dati può, almeno in parte, essere letto quale il parziale “affioramento di un sommerso”, ossia la testimonianza anche di una aumentata sensibilità verso il fenomeno e quindi di una maggiore propensione alla denuncia da parte delle vittime e dei testimoni.
Interessante anche il dato inerente all’applicazione del “Codice rosso”, che vede un significativo incremento, sia dei delitti commessi che delle segnalazioni a carico dei presunti autori noti, in particolare per la fattispecie di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, che può essere interpretata in senso positivo, cioè, anche in questo caso, come un incremento della propensione alla denuncia e, più in generale, della sensibilità alla tematica da parte di tutti gli autori coinvolti.
Si conferma, quindi, la necessità di riservare alla violenza di genere la massima attenzione, non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nel supporto alle vittime, nell’educazione dei giovani uomini e nelle campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socio-culturali che impediscono l’affermarsi di un’effettiva parità di genere.
Al riguardo, l’impegno delle forze di polizia è in prima linea. Fondamentali interventi sono, infatti, stati adottati negli anni per la specializzazione degli operatori per la formazione multidisciplinare, anche in tema di approccio alle donne vittime di violenza per evitare fenomeni di vittimizzazione secondaria. Tra i ruoli della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri sono presenti anche figure professionali quali medici e psicologi, che svolgono attività di supporto e sostegno alle vittime, oltreché di formazione a tutto il personale. Inoltre, al fine di rendere sempre più incisiva l’attività delle forze dell’ordine a tutela delle vittime di reato, è stata fondamentale la predisposizione e l’utilizzo dell’applicazione mobile interforze denominata SCUDO, realizzata dal Servizio per i Sistemi Informativi Interforze. Lo strumento prevede, in occasione di interventi effettuati per episodi di violenza o minaccia, l’inserimento dei dati relativi alle persone presenti in qualità di presunto autore, di vittima o di testimone, alla relazione vittima-autore, al tipo di violenza e al possesso di eventuali armi. Tutti elementi utili non solo per l’analisi del fenomeno, ma essenziali per il più efficace intervento operativo delle forze di polizia qualora la stessa vittima richieda nuovamente aiuto. Si tratta, infine, di uno strumento utile ad individuare situazioni familiari critiche, che può costituire un deterrente per scongiurare ulteriori condotte violente ovvero può consentire di ricostruire l’escalation della violenza nel caso in cui gli episodi si ripetessero e la vittima decidesse di sporgere denuncia. Le iniziative organizzate in occasione dell’8 marzo, così come per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, coinvolgono sempre le forze di polizia che vogliono costituire un punto di riferimento per le persone in difficoltà anche attraverso un semplice consiglio o informazione.
Le forze di polizia, che possono essere contattate anche attraverso il numero unico di emergenza 112, sono pronte ad accoglierle, così come la rete di servizi socio-sanitari pubblici e privati che vengono attivati attraverso il numero antiviolenza e anti-stalking 1522 gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità.

“Nell’azione che coinvolge tutti i settori della società perché si affermi un’autentica parità di genere, l’impegno delle forze di polizia si concentra nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di violenza contro le donne, che rappresenta l’espressione patologica e più dolorosa di quello squilibrio di status che caratterizza ancora il rapporto con l’uomo. Tale azione corale deve fondarsi su di una solida conoscenza del fenomeno, basata su di un’approfondita analisi dei dati disponibili”  Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza.

Una lotta che dura da secoli, una giornata per ricordarlo

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