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Roma, saluti romani alla commemorazione della strage di Acca Larentia: il caso finisce in Aula

La Digos invierà un'informativa ai pm

Roma, saluti romani alla commemorazione della strage di Acca Larentia: il caso finisce in Aula.

L’adunata con saluto romano avvenuta domenica nel corso dell’anniversario della strage di Acca Larenzia finirà sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati della Procura di Roma.

Il 7 gennaio del 1978 i tre militanti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni furono uccisi davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano nello stesso luogo dove domenica pomeriggio si sono dati appuntamento centinaia di militanti di estrema destra che hanno omaggiato le tre vittime con il saluto fascista e il grido «presente».

A piazzale Clodio è attesa una prima informativa da parte della Digos, che verrà inviata nei prossimi giorni: gli agenti della Questura stanno vagliando le riprese effettuate dalla Polizia Scientifica per indentificare i partecipanti davanti all’ex sede del Msi.

I magistrati dovranno valutare se procedere con la formale apertura di un fascicolo di indagine. Sempre in Procura arriverà una denuncia del M5S, un’iniziativa per chiedere agli inquirenti di accertare se quanto avvenuto domenica, immortalato in video e foto diventati in poche ore virali sui social, rientri nel reato di apologia del fascismo così come previsto dalla legge Scelba.

L’esposto dei cinquestelle potrebbe quindi finire, eventualmente, nel fascicolo già aperto dai magistrati capitolini che potrebbero sollecitare l’acquisizione dei video.

saluti romani acca larentia 2

Il Pd, sulla scia della segretaria Elly Schlein, condanna compatto, senza se e senza ma, quanto accaduto. «Il saluto romano, fatto in occasione del ricordo di Acca Larentia, è esso stesso simbolo di morte, violenza e sopraffazione. Per questo dovrebbe essere condannato in primo luogo dalle forze politiche. Tutte. Chi non lo fa è complice», così l’ex segretario Nicola Zingaretti. «Presenteremo un’interrogazione al ministro Piantedosi – ha aggiunge Schlein -. Quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione».

Anche Angelo Bonelli annuncia un’interrogazione urgente: “Siamo indignati e non capiamo come sia stato possibile che si sia permessa questa sceneggiata fascista”, scrive in una nota il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.

Indignato anche il leader di Azione, Carlo Calenda: «Questa è una vergogna inaccettabile in una democrazia europea». Condanna duramente l’episodio anche Forza Italia, che si esprime attraverso le dichiarazioni del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè«Le immagini parlano da sole. E non c’è possibilità di sbagliarsi: si tratta di un episodio da condannare senza se e senza ma».

Ha preso le distanze da quanto accaduto anche il vicepresidente della Camera ed esponente di FdI, Fabio Rampelli: «Fratelli d’Italia non c’entra nulla, noi non partecipiamo a quel tipo di manifestazione. Ne abbiamo fatte due alternative, perché non rinunciamo al ricordo di tre ragazzi barbaramente uccisi 46 anni fa, in buon ordine, senza esibizioni di nessun tipo. Chi non è in malafede può constatare la distanza fra questo nostro modo e quelle manifestazioni a cui non partecipiamo perché non le condividiamo, non è il nostro stile, non è la nostra filosofia, siamo lontani anni luce».

Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma, si è espresso così in merito all’episodio: «Il saluto romano è un insulto e un oltraggio inaccettabile, in particolare alla memoria di tutte le vittime del nazi-fascismo – osserva -. Per noi ebrei di Roma, quel gesto, per il suo valore simbolico, è come versare sale sulle nostre ferite, significa lutti e sofferenze che si rinnovano attraverso le generazioni. È un controsenso ritenere che possa essere un omaggio adeguato a una commemorazione».

CasaPound ha dichiarato in una nota: “Non ci interessa entrare nel solito rancido dibattito. A chi ci chiede un’opinione rispondiamo semplicemente come sia possibile che dopo 46 anni Franco Francesco e Stefano siano ancora senza giustizia. Dovrebbe chiederselo anche chi in queste ore sta gettando fango e nella propria bassezza dovrebbe vergognarsi. Le interrogazioni parlamentari, le polemiche, le richieste di identificazione e questo misero teatrino non potranno fermare il ricordo ed ogni 7 gennaio saremo in quel piazzale”.

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