Pordenone, firmato alla Questura il protocollo in materia di violenza di genere
Una prassi suggerita dal Codice Rosso
Pordenone, firmato alla Questura il protocollo in materia di violenza di genere.
Nella mattinata di ieri mercoledì 1° febbraio presso la Questura di Pordenone, il Questore della Provincia di Pordenone dott. Luca Carocci e il Direttore della Casa Circondariale di Pordenone dottoressa Irene Iannucci, per conto del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, hanno firmato il protocollo in materia di violenza di genere, come da prassi suggerita dal Codice Rosso.
In base a tale protocollo, tutti gli Istituti di pena presenti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige con cadenza mensile o, se necessario, per le vie brevi, comunicheranno l’imminente uscita, per scarcerazione, revoca della custodia cautelare, permesso, riammissione in libertà, uscita a vario titolo, dei detenuti che in provincia di Pordenone abbiano residenza, domicilio, o anche abbiano commesso i delitti previsti dall’accordo.
I delitti a cui si riferisce il protocollo sono in particolare quelli previsti dagli articoli 572 (maltrattamenti contro familiari e conviventi), 609 bis (violenza sessuale), 609 ter (violenza sessuale aggravata), 609 quater (atti sessuali con minorenne), 609 quinquies (corruzione di minorenne), 609 octies (violenza sessuale di gruppo), 612 bis (atti persecutori) del codice penale, consumati o tentati, dall’art. 575 (omicidio), tentato, e dagli articoli 582 (lesione personale) e 583 quinquies (deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso) in alcune ipotesi aggravate.
La comunicazione è destinata alla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Pordenone, nell’ottica di anticipare la soglia di prevenzione nei reati in argomento; venendo a conoscenza della prossima scarcerazione degli autori, o presunti tali, di questi delitti, l’ufficio adotterà in tempo utile ogni iniziativa volta ad evitare recidive, ritorsioni, riproposizione di situazioni a rischio, avvertendo quando necessario anche le vittime, a loro tutela, e gli uffici delle forze dell’ordine competenti per territorio.
Rimangono validi i doveri generali di comunicazione in capo agli Istituti di pena mentre, come ulteriore novità dell’atto, verranno comunicati alla Questura anche i nominativi dei soggetti che, durante la detenzione, abbiano tenuto condotte manifeste e reiterate, evidente segnale di pericolosità sociale.
Riproduzione riservata © Copyright La Milano