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IL FUTURO DI MILANO CON IL CONTRIBUTO DI CHI AMMINISTRÒ IN PASSATO

Milano 2046 è il progetto con cui si vuole immaginare e costruire il futuro di Milano. Un progetto a lungo periodo che punta ad una città equo sostenibile e a misura dei cittadini. Secondo un modello di sostenibilità che non guarda al PIL come unico strumento per misurare il benessere: la situazione generale di chi abita Milano vuole infatti essere valutata anche con il BES ovvero Benessere Equo Sostenibile. In effetti proprio a Palazzo Marino meno di un mese fa veniva ricordato Robert Kennedy, assassinato esattamente cinquant’anni fa, proprio per essere stato lo statista che aveva capito che il PIL è solo uno degli indicatori del benessere ma non può e non deve essere l’unico.

L’11 Giugno a Palazzo Marino, il palazzo del Comune di Milano, è stata indetta una tavola rotonda con il team coinvolto in Milano 2046: il Presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolè, l’economista Enrico Giovannini, il filosofo Carlo Sini, il demografo Alessandro Rosina, l’esperto di innovazione e sviluppo Francois de Barbant, l’esperto in qualità dei servizi Ruggero Lensi, la Sociologa Chiara Saraceno, l’esperto di welfare Sergio Sorgi, la psicologa del lavoro Silvia Ivaldi, l’esperta di scenari sociali Francesca Bertè e l’esperto di disagio a giovanile Giuseppe Munforte. Questa equipe si è incontrata con tre ex sindaci del Comune di Milano.

Alla riunione di Palazzo Marino erano presenti anche Giuliano Pisapia, Gabriele Albertini e Paolo Pillitteri. Lamberto Bertolè, il Presidente del Consiglio Comunale, spiega come la presenza di chi ha amministrato in passato la città di Milano sia preziosa per costruirne il futuro “In un momento di profonda trasformazione della società quale quello che viviamo è necessario non subire gli eventi ma essere in grado di definire obiettivi e scelte, e prevenire i rischi. L’ambizioso percorso di Milano 2046 si arricchisce del prezioso contributo di chi ha già amministrato la città: l’esperienza è indispensabile per pensare al futuro”.

Articolo di Daniel Bidussa

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