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Cremona, consiglio Comunale del 16 settembre 2020 – ore 16 Cortile Federico II di Palazzo Comunale

Cremona, I lavori si apriranno con l’audizione della dottoressa Claudia Balotta, infettivologa, e della dottoressa Annalisa Malara, anestesista. A seguire prenderanno la parola il dottor Angelo Pan, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Ospedale di Cremona e il dottor Giancarlo Bosio, Direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia sempre dell’Ospedale di Cremona. Questa prima parte della seduta si concluderà con l’intervento di Giuseppe Rossi, Direttore Generale dell’ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) di Cremona.

Seguirà la trattazione dei seguenti ordini del giorno:

Ordine del giorno presentato in data 22 giugno 2020 da consiglieri comunali vari (primo firmatario Riccardo Merli) inerente gli impegni dell’Amministrazione Comunale a favore e sostegno di un nuovo modello di servizio sanitario territoriale ed ospedaliero nel nostro territorio.

Premesso che:
I dati riguardanti l’epidemia da Covid-19 in Lombardia sono drammatici e difficilmente paragonabili ad altri territori, sia in termini di morbilità che di mortalità: la nostra regione si è infatti ritrovata nell’epicentro di una pandemia mondiale che in poco più di due mesi ha visto il numero dei cittadini positivi al virus arrivare a più di 91.000. Il numero di decessi “ufficiali”, impressionante, quasi 17.000, si attesta al 18,0% dei contagi accertati con tampone; ancora più impressionanti sono i numeri di decessi sulla base dello storico ISTAT nel territorio lombardo, in modo particolare in alcune province, tra le quali Cremona. Sia pure con tutte le attenuanti legate alla violenza con cui la pandemia si è sviluppata, in Lombardia si sono evidenziate forti criticità nella gestione dell’emergenza, che ha messo in luce le carenze strutturali dei servizi territoriali, da molti anni depotenziati a favore di una gestione ospedalocentrica della sanità lombarda e a favore di una sanità privata, che ha contribuito alla gestione dell’emergenza sanitaria solo parzialmente e in seconda battuta.
Considerato che:
Il “modello Lombardia”, rappresentato da sistema dell’accreditamento con una forte presenza del privato (pari circa al 40% del budget sanitario regionale); totale distinzione tra programmatore ed erogatori; investimento su poli di eccellenza anziché sulla rete diffusa ospedaliera; smantellamento nei fatti dei dipartimenti di prevenzione; fallimentare riforma sulla cronicità; depotenziamento della medicina territoriale e della integrazione socio-sanitaria; ha mostrato tutti i suoi limiti: l’emergenza COVID ha messo drammaticamente in evidenza carenze numeriche, ma soprattutto organizzative del modello lombardo.
All’esplosione dell’epidemia, stante l’architettura del sistema sanitario lombardo, un numero impressionante di malati è approdato ai pronto soccorso, alle terapie intensive e ai reparti degli ospedali pubblici. Ben presto, sotto la pressione dei numeri, gli ospedali si sono trasformati in ospedali-Covid -19, divenendo essi stessi luoghi privilegiati per la diffusione del virus. I medici di famiglia, privi di direttive chiare e di adeguate protezioni, hanno intercettato e ospedalizzato un gran numero di malati, esponendosi a un grave rischio di infezione, in molti casi ammalandosi e morendo.
Sin dall’inizio dell’epidemia è apparso chiaro che le persone più colpite erano gli anziani, in particolare quelli con due o più malattie associate. Le RSA sono state abbandonate a se stesse, ricevendo dalla Regione solo direttive contraddittorie e tardive. I mezzi di protezione individuale e gli strumenti diagnostici, soprattutto i tamponi da effettuare al personale sanitario e ai malati, sono arrivati quando ormai il disastro era avvenuto.
L’altro grave punto di criticità della gestione della pandemia nella nostra regione è stata l’assistenza e la cura dei pazienti nel territorio: è mancata completamente la fase territoriale di valutazione del virus.

Sarebbero serviti degli interventi territoriali per affrontare la patologia già in fase precoce, individuando tempestivamente gli asintomatici ed i paucisintomatici con tamponi, per poi prenderli in carico anche farmacologicamente già al domicilio. A fronte di un immediato ed efficace intervento sul potenziamento delle terapie intensive ospedaliere è risultata evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio, con i medici di famiglia abbandonati, senza protocolli, linee guida precise e, per di più, senza fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale. Come è stato scritto da tutti i presidenti degli Ordini dei medici della Lombardia: “la situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra regione, anche rispetto a realtà regionali viciniori, può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica”.
Preso atto che:
Nella delibera della Regione Lombardia 3264 del 16/6/2020 di riordino della rete ospedaliera sono previsti investimenti sull’Ospedale con un ampliamento dei posti in terapia intensiva, la realizzazione di nuovi posti di area subintensiva e un potenziamento del pronto soccorso con ipotesi di trasformazione in DEA di secondo livello

Il Consiglio Comunale impegna la Giunta a perseguire, confrontandosi con Regione Lombardia, ATS Val Padana e ASST di Cremona il seguente obiettivo:

Revisione della Legge Regionale 23/2015, in considerazione della inefficace integrazione socio-sanitaria, che era uno degli obiettivi principali di tale legge, al fine di consentire una riorganizzazione del sistema socio sanitario regionale che si ponga le seguenti priorità: Potenziamento della medicina territoriale e di comunità.

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