COP30: progressi lenti e insufficienti secondo la delegazione del Parlamento europeo.
Il risultato finale non risponde all’urgenza della crisi climatica. Bruxelles teme un crescente isolamento nelle negoziazioni globali.
Al termine dei negoziati sul clima del 2025, conclusi ufficialmente il 22 novembre a Belém, in Brasile, la delegazione del Parlamento europeo ha espresso giudizi critici sugli esiti della COP30. Nonostante alcuni avanzamenti, la valutazione complessiva dei gruppi di lavoro europei parla apertamente di un progresso troppo lento e incapace di rispondere alla portata della crisi climatica globale.
Pereira: “Multilateralismo salvo, ma l’accordo poteva andare molto oltre”
Lídia Pereira (PPE, Portogallo), presidente della delegazione del Parlamento europeo, ha riconosciuto che durante la conferenza l’UE ha dovuto confrontarsi con un fronte compatto formato dai Paesi BRICS e da diversi Stati arabi, oltre a una Presidenza della COP ritenuta poco incline a spingere verso obiettivi più ambiziosi.
“Nonostante il chiaro mandato del Parlamento europeo sulla mitigazione e sul phase-out dei combustibili fossili – ha dichiarato Pereira – l’esito finale non è andato così lontano come avremmo voluto. Tuttavia, registriamo alcuni risultati importanti: il riconoscimento della necessità di colmare il divario delle emissioni, l’organizzazione di un evento ministeriale dedicato all’attuazione degli impegni e il progresso attraverso la Belém 1.5°C Mission e il Global Implementation Accelerator”.
Sul fronte dell’adattamento, Pereira ha rilevato come il nuovo obiettivo collettivo quantificato per il finanziamento climatico (NCQG) includa la raccomandazione a triplicare il sostegno ai Paesi più vulnerabili entro il 2035, un segnale definito “cruciale per rafforzare la solidarietà globale”.
Nonostante la lentezza dei negoziati, Pereira sottolinea che “il multilateralismo ha tenuto” e ribadisce che l’UE resta determinata a pretendere un livello di ambizione coerente con le evidenze scientifiche.
Chahim: “Risultati minimi, il divario tra obiettivi e realtà resta enorme”
Più severo il giudizio di Mohammed Chahim (S&D, Paesi Bassi), vicepresidente della delegazione. Secondo Chahim, l’esito della COP30 “assicura una base minima di azione climatica globale”, ma non affronta in modo adeguato l’urgenza della crisi.
“La distanza tra ambizione climatica e riduzione effettiva delle emissioni rimane drammaticamente ampia – ha affermato – e questo accordo non rappresenta il passo decisivo di cui il mondo ha bisogno”.
Chahim ha inoltre evidenziato come i rapporti di forza geopolitici stiano cambiando rapidamente, condizionando l’intero negoziato:
“Il Presidente Lula aveva alzato l’asticella delle aspettative e l’UE è arrivata con l’intenzione di guidare una coalizione di Paesi ambiziosi. Ma la resistenza dei Paesi petroliferi è stata troppo forte. L’Europa, insieme al Regno Unito, ha dovuto remare controcorrente, e questo la sta isolando sempre di più”.
Secondo il vicepresidente, per evitare un simile scenario nelle prossime COP sarà necessario “creare nuove alleanze internazionali e rafforzare il fronte dei Paesi impegnati in una reale transizione ecologica”.
Un negoziato difficile, in un contesto globale sempre più complesso
La COP30, ospitata dal 10 al 21 novembre a Belém, è stata teatro di trattative lunghe e complesse. I nodi principali hanno riguardato:
- l’uscita dai combustibili fossili, ancora osteggiata da diversi Paesi produttori;
- il finanziamento climatico, con la necessità di garantire fondi certi e aumentati ai Paesi più vulnerabili;
- l’adattamento e la resilienza, temi centrali in un anno segnato da eventi meteorologici estremi;
- la revisione degli impegni nazionali (NDC) per mantenere viva la traiettoria verso l’obiettivo 1,5°C.
L’UE, insieme ai suoi partner più allineati, ha spinto per un linguaggio più netto sul phase-out dei combustibili fossili, tema che continua a rappresentare la frattura principale nei negoziati climatici internazionali.
La delegazione europea: incontri, side-event e pressioni diplomatiche
Durante la conferenza, la delegazione del Parlamento europeo ha partecipato a incontri con ministri, parlamentari, ong, rappresentanti della società civile e organizzazioni climatiche internazionali.
Sono stati inoltre co-organizzati due eventi paralleli presso il padiglione finlandese, dedicati al futuro delle politiche climatiche europee e a un bilancio dei dieci anni trascorsi dall’Accordo di Parigi.
Il 19 novembre si è tenuta anche la conferenza stampa congiunta tra Pereira e il Commissario europeo per il Clima, Wopke Hoekstra.
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