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Caso Almasri: la Camera respinge la mozione di sfiducia al ministro Nordio

Caso Almasri, la Camera respinge la mozione di sfiducia contro il ministro Nordio con 215 voti contrari e 119 a favore.

Caso Almasri: la Camera respinge la mozione di sfiducia al ministro Nordio

La Camera boccia la mozione di sfiducia

Il dibattito parlamentare sulla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in merito al caso Almasri si è concluso con un esito favorevole per il Guardasigilli. Con 215 voti contrari e 119 favorevoli, la mozione è stata respinta, confermando la fiducia della maggioranza nel ministro. Il partito Azione ha scelto di non partecipare al voto, differenziandosi dalle altre forze di opposizione.

Dopo il risultato del voto, Nordio ha dichiarato: “Il Parlamento è sovrano e qualsiasi cosa decida rappresenta la volontà del popolo. Sono un democratico e aderisco alle decisioni del Parlamento“. Inoltre, ha ribadito l’intenzione di portare avanti la riforma della giustizia senza esitazioni: “Non si arretra neanche di un centimetro“.

Il caso Almasri: le accuse e la difesa di Nordio

La mozione di sfiducia era stata avanzata a seguito della vicenda del generale libico Almasri, arrestato in Italia su mandato della Corte penale internazionale (CPI), poi rilasciato e riportato in patria. Le opposizioni hanno accusato il ministro di aver gestito il caso in modo opaco, non rispettando le procedure internazionali.

Nel suo intervento in Aula, Nordio ha difeso la sua posizione, affermando che il tempo di 48 ore impiegato per esaminare il caso non è stato volto a favorire la fuga di Almasri, ma un atto dovuto per valutare la fondatezza delle accuse della CPI. Ha inoltre criticato le opposizioni, paragonando il loro atteggiamento a quello dell’inquisizione: “Le vostre accuse ricordano i libelli dell’inquisizione, mancano solo l’accusa finale di simonia e bestemmia“.

Le critiche delle opposizioni

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha attaccato duramente Nordio, definendo la sua difesa d’ufficio di Almasri “una delle pagine più vergognose di questo Parlamento“. Ha poi aggiunto: “I fatti sono incontrovertibili: Almasri è stato rilasciato e riportato a Tripoli, libero di continuare a uccidere, torturare e stuprare. Come fa a rimanere al suo posto?“.

Anche Riccardo Magi di Più Europa ha criticato il ministro, accusandolo di aver mentito al Parlamento: “Palazzo Chigi non poteva non sapere, lei non poteva non sapere. Lei avrebbe dovuto eseguire il mandato di cattura internazionale“. Simili accuse sono state mosse anche da Maria Elena Boschi (Italia Viva) e Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra), che hanno sottolineato la mancata trasparenza nella gestione della vicenda.

La posizione della maggioranza

Dall’altro lato, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, ha difeso Nordio, accusando la sinistra di “doppiopesismo”. Ha dichiarato che la mozione di sfiducia non aveva alcuna reale attinenza con il caso Almasri, ma era piuttosto un attacco politico per ostacolare la riforma della giustizia.

Anche Nordio ha ribadito questa visione, sostenendo che le critiche ricevute fossero un tentativo di fermare la riforma della separazione delle carriere e il sorteggio per l’elezione del Consiglio Superiore della Magistratura: “Più saranno violenti e sciatti gli attacchi, più saremo determinati. Se voi farete del vostro peggio, noi faremo del nostro meglio”.

Azione si sfila dal voto

Azione ha preso una posizione differente rispetto alle altre opposizioni, scegliendo di non partecipare al voto. Il deputato Antonio D’Alessio ha spiegato che, pur condividendo le critiche alla gestione del caso Almasri, il partito ha ritenuto che la mozione di sfiducia fosse uno strumento inefficace e che avrebbe finito per rafforzare la maggioranza.

La bocciatura della mozione di sfiducia rappresenta un momento cruciale per il ministro Nordio e il governo Meloni, che mantengono il controllo della maggioranza in Parlamento. Tuttavia, il caso Almasri ha sollevato interrogativi sulla gestione della giustizia e sulle relazioni internazionali dell’Italia. La questione potrebbe avere ulteriori sviluppi, soprattutto sul fronte politico e giudiziario, con le opposizioni determinate a non lasciar cadere il tema.

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