Rovigo: Teatro Sociale presenta il 20 ottobre il concerto Widmann Filarmonica Toscanini.
Si inaugura la stagione concertistica del Teatro Sociale di Rovigo dopo il successo di Tosca con un concerto incentrato sull’eccezionale talento di Carolin Widmann, una delle violiniste più importanti di oggi. Nel 2017 è stata insignita del Bayerischer Staatspreis per l’eccezionale musicalità.
Nel doppio ruolo di violino solista e concertatore della Filarmonica Arturo Toscanini eseguirà, eccezionalmente in un’unica serata due Concerti per violino e orchestra, quello di Mendelssohn in mi minore e il Concerto in re minore pubblicato postumo di Schumann. Per la registrazione di questi brani effettuata con Chamber Orchestra of Europe nel 2016, la Widmann ha ricevuto l’International Classical Music Award.
Il programma è un impaginato carico di suggestioni, impreziosito dalla presenza di due compositrici: Clara Schumann, moglie di Robert e Fanny Mendelssohn sorella di Felix: della prima vengono proposte Tre fughe su temi di Bach e, dell’altra, il primo tempo del Quartetto (versione per orchestra d’archi di Rosita Piritore); alla serata prende parte, nel ruolo di concertatore, anche la spalla della Filarmonica Mihaela Costea. L’intero programma presenta, eccezionalmente, numerosi punti in comune che nascono dall’incontro tra due illustri famiglie di musicisti coeve nel pieno fulgore del romanticismo tedesco: i Mendelssohn e gli Schumann che erano anche amici e in occasione incontri salottieri assistevano reciprocamente all’esecuzione dei pezzi.
A seguire il Concerto in mi minore per violino di Mendelssohn ovvero uno dei concerti per violino più amati di tutti i tempi e uno dei più eseguiti dell’intero repertorio, un successo immediato fin dalla sua prima esecuzione nel 1845 che non ha mai perso popolarità. Mendelssohn lo comincia a scrivere nel 1838 mantenendo una lunga corrispondenza con il dedicatario, l’amico d’infanzia Ferdinand David.
La sua attenzione alla bellezza del lirismo del violino solista è evidente dalla scelta insolita di rinunciare a un “tutti” orchestrale di apertura. Una profonda unità caratterizza la scrittura che lega i tre movimenti bilanciandosi alla perfezione tra calore romantico ed eleganza classica.
Il pezzo conclusivo, il Concerto in re minore per violino di Schumann tra gli ultimi pezzi composti prima della tragica fine e del suo ricovero in manicomio, la cui materia è espressione dell’altra anima romantica. Immerso una dimensione onirica, in cui si rispecchia la sua espressione di folle sognatore ad occhi aperti presenta una concezione grandiosamente sinfonica in ogni caso decisamente enigmatica è la sua storia poiché quando Schumann muore nel 1856, sia Clara che Brahms decidono di “sopprimere” il Concerto. Oltre a questo, Joachim, il dedicatario, era chiaramente incapace di separare la sua opinione sulla qualità della scrittura del brano dal suo disagio emotivo per la malattia mentale del suo amico.
La sua reazione è così intensa che decide di portare il manoscritto in una biblioteca di Berlino con l’ordine di non pubblicarlo o eseguirlo prima di 100 anni dalla morte del compositore. Il Concerto vi rimane per più di 75 anni fino a quando, nel 1933, la pronipote di Joachim, la violinista Jelly d’Arányi, afferma di essere stata contattata in sedute spiritiche da Schumann e dal suo prozio, entrambi esortandola a suonare il Concerto. Afferma inoltre di non essere a conoscenza della sua esistenza prima di queste comunicazioni soprannaturali. Nel 1937, Yehudi Menuhin, ricevuta una copia della partitura da un editore musicale tedesco, nel proclamarlo un capolavoro perduto insiste per aggiungerlo alla lista più grandi concerti per violino
La Stagione 23.24 del Teatro Sociale di Rovigo è sostenuta da:
Ministero alla Cultura, Regione del Veneto, Comune di Rovigo.
Partner: Arteven, Conservatorio Statale di Musica “Francesco Venezze” di Rovigo, Associazione Musicale Venezze di Rovigo, Compagnia Fabula Saltica, MusikDrama, Filarmonica Arturo Toscanini, Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, Orchestra di Padova e del Veneto, I Virtuosi della Rotonda, Teatro La Fenice di Venezia, I Solisti Veneti, Ente Rovigo Festival, Rovigo Jazz Club, Accademia dei Concordi, Associazione Dante Alighieri.
Sponsor: Camera di Commercio di Venezia Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Banca del Monte di Rovigo, Fondazione Rovigo Cultura, Adriatic Lng, Banca del Veneto Centrale, Asm Set. Technical partner Play Piano pianoforti, Pasticceria Borsari, Gelateria Godot. Media partner La Piazza.
BOTTEGHINO
Telefono 0425 25614
E-mail teatrosociale.botteghino@comune.rovigo.it
ORARI DI APERTURA 9.00-13.00 / 15.30-19.30
Giorni di spettacolo mattutini 8.30/13.00 – 15.30/19.30
matinée 9.00/13.00 -15.00/19.30 serali 9.00-13.00 / 15.30-22.30
Giorno di chiusura: domenica, aperto nei giorni di spettacolo domenicale con chiusura il lunedì successivo.
BIOGRAFIA DI CAROLIN WIDMANN
Musicista meravigliosamente versatile, Carolin Widmann spazia tra i grandi concerti classici, le nuove commissioni a lei dedicate, i recital solistici, un’ampia varietà di musica da camera e concerti con strumenti d’epoca, inclusa la direzione/esecuzione dal violino. Nel 2017, è stata insignita del Bayerischer Staatspreis per la sua eccezionale musicalità e inoltre dell’International Classical Music Award per la registrazione dei Concerti per violino di Mendelssohn e Schumann con la Chamber Orchestra of Europe (2016, ECM) dove la stessa Widmann concerta al violino. Nominata “Musicista dell’anno” agli International Classical Music Awards 2013, collabora con alcune delle principali orchestre del mondo con i direttori più illustri ed è ospite dei festival più famosi anche come camerista. I suoi dischi dedicati alle Sonate di Schubert e Schumann hanno ricevuto il “Diapason d’Or” e il “German Record Critics’ Award”.
L’interesse anche per altre forme di arte l’hanno portata ad esibirsi in concerti coreografici con la ballerina/coreografa Sasha Waltz alla Mozartwoche di Salisburgo e all’Elbphilharmonie di Amburgo. Inoltre, ha tenuto un recital nello stadio di calcio di Francoforte su progetto dell’architetto Daniel Libeskind ed è stata protagonista di concerti speciali al Museum Ludwig di Colonia e al Museum of Modern Art MMK di Francoforte. Nata a Monaco di Baviera, si è perfezionata alla Guildhall School of Music and Drama di Londra.
Dal 2006 è docente presso l’Università di Musica e Teatro “Felix Mendelssohn Bartholdy” di Lipsia.
Suona un violino “Guadagnini” del 1782.
CONCERTO DI WIDMANN
Un concerto incentrato sull’eccezionale talento di Carolin Widmann una delle violiniste più importanti di oggi che nel 2017 è stata insignita del Bayerischer Staatspreis per l’eccezionale musicalità. Nel doppio ruolo di violino solista e concertatore della Filarmonica Arturo Toscanini eseguirà, eccezionalmente in un’unica serata due Concerti per violino e orchestra, quello di Mendelssohn in mi minore e il Concerto in re minore pubblicato postumo di Schumann. Per la registrazione di questi brani effettuata con Chamber Orchestra of Europe nel 2016, la Widmann ha ricevuto l’International Classical Music Award.
È un impaginato carico di suggestioni il programma inaugurale impreziosito dalla presenza di due compositrici: Clara Schumann, moglie di Robert e Fanny Mendelssohn sorella di Felix: della prima vengono proposte Tre fughe su temi di Bach e, dell’altra, il primo tempo del Quartetto (versione per orchestra d’archi di Rosita Piritore); alla serata prende parte, nel ruolo di concertatore, anche la spalla della Filarmonica Mihaela Costea.
L’intero programma presenta, eccezionalmente, numerosi punti in comune che nascono dall’incontro tra due illustri famiglie di musicisti coeve nel pieno fulgore del romanticismo tedesco: i Mendelssohn e gli Schumann che erano anche amici e in occasione incontri salottieri assistevano reciprocamente all’esecuzione dei pezzi.
Sono due famiglie per altro unite da profonde affinità culturali: fratello e sorella i Mendelssohn, marito e moglie gli Schumann. Insieme rispecchiano le due anime del romanticismo opposte nei loro orientamenti. Da una parte la scrittura musicale chiara e simmetrica, dentro a forme perfette, dall’altra la loro rivoluzione, il sovvertimento delle stesse insieme alle sue regole prestabilite, lo scatenarsi di forze oscure e misteriose. Così come sono agli antipodi Felix Mendelssohn e Robert Schumann.
Annoveriamo un’intensa storia d’amore tra Robert e Clara e di comunione intellettuale: è comune l’amore per Bach, condiviso peraltro un riflesso dello Bach-reviver di Mendelssohn che trasmetteva agli Schumann tanta musica copiata del grande Bach. In particolare, già eccellente pianista Clara Schumann, prima di dedicarsi lei stessa alla composizione, nel 1839 inizia i suoi studi di contrappunto con Siegfried Dehn a Berlino poi, seguendo i consigli del marito Robert, studia le tecniche antiche analizzando il Clavicembalo ben temperato di Bach. A fine lavoro, si cimenta nella composizione dei Drei Fugen übert Themen von Bach, scritte su quattro righi, usando le vecchie chiavi qui presentate nella trascrizione per orchestra d’archi di Andreas Luca Beraldo
A seguire il Concerto in mi minore per violino di Mendelssohn ovvero uno dei concerti per violino più amati di tutti i tempi e uno dei più eseguiti dell’intero repertorio un successo immediato fin dalla sua prima esecuzione nel 1845 che non ha mai perso popolarità. Mendelssohn lo comincia a scrivere nel 1838 mantenendo una lunga corrispondenza con il dedicatario, l’amico d’infanzia Ferdinand David.
La sua attenzione alla bellezza del lirismo del violino solista è evidente dalla scelta insolita di rinunciare a un “tutti” orchestrale di apertura. Una profonda unita caratterizza la scrittura che lega i tre movimenti bilanciandosi alla perfezione tra calore romantico ed eleganza classica. Insieme a Clara Schumann anche un brano della sorella Fanny Mendelssohn: il primo tempo, cupo desolato, dolente Adagio ma non troppo del Quartetto n.1 un autentico capolavoro. La sua presenza nel programma insieme a quella di Clara Schumann porta l’attenzione sulla scarsa considerazione la riflessione della donna- musicista in quegli anni: soprattutto il discorso vale per Fanny. Per altro, nonostante lo stesso Felix apprezzasse il talento della sorella, lasciandosi guidare dai suoi consigli musicali, è stato restìo all’idea che la giovane avesse pubblicato autonomamente i suoi lavori – tanto che, a fronte di un numero altissimo di composizioni firmate da Fanny Mendelssohn, ne vengono date alle stampe soltanto 11, insieme ad altre 16 senza numero d’opera. Le era permesso eseguire la sua musica solo in privato fino a quando nel 1831 si sposa con il pittore di corte di Berlino Wilhelm Hensel che invece le fornisce un grande supporto allo sviluppo professionale della carriera incoraggiando per primo la pubblicazione delle sue opere.
Il pezzo conclusivo, il Concerto in re minore per violino di Schumann tra gli ultimi pezzi composti prima della tragica fine e del suo ricovero in manicomio, la cui materia è espressione dell’altra anima romantica. Immerso una dimensione onirica, in cui si rispecchia la sua espressione di folle sognatore ad occhi aperti presenta una concezione grandiosamente sinfonica in ogni caso decisamente enigmatica è la sua storia poiché quando Schumann muore nel 1856, sia Clara che Brahms decidono di “sopprimere” il Concerto. Oltre a questo, Joachim, il dedicatario, era chiaramente incapace di separare la sua opinione sulla qualità della scrittura del brano dal suo disagio emotivo per la malattia mentale del suo amico. La sua reazione è così intensa che decide di portare il manoscritto in una biblioteca di Berlino con l’ordine di non pubblicarlo o eseguirlo prima di 100 anni dalla morte del compositore. Il Concerto vi rimane per più di 75 anni fino a quando, nel 1933, la pronipote di Joachim, la violinista Jelly d’Arányi, afferma di essere stata contattata in sedute spiritiche da Schumann e dal suo prozio, entrambi esortandola a suonare il Concerto. Afferma inoltre di non essere a conoscenza della sua esistenza prima di queste comunicazioni soprannaturali. Nel 1937, Yehudi Menuhin, ricevuta una copia della partitura da un editore musicale tedesco, nel proclamarlo un capolavoro perduto insiste per aggiungerlo alla lista più grandi concerti per violino.
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