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Maenza: Anna Mazzamauro e “Compagnia Le Colonne” per Radure. Spazi culturali lungo la Via Francigena del Sud

Arriva alla sua V edizione l'8 e 9 luglio.

Maenza: Anna Mazzamauro e “Compagnia Le Colonne” per Radure. 

Il festival Radure, che per questa edizione ha come tema il buonumore e il potere terapeutico della risata continua a Maenza con due serate, 8 e 9 luglio, con Anna Mazzamauro e la Compagnia Le Colonne in altrettanti luoghi storici del Comune.

Giunge alla sua quinta edizione Radure. Spazi culturali lungo la Via Francigena del Sud a cura dei Priverno (capofila), Sermoneta, Norma, Cori, Maenza, Segni e Carpineto Romano grazie al contributo della Regione Lazio e nell’ambito del progetto integrato Invasioni Creative di ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, in collaborazione con la Compagnia dei Lepini, primo festival di valorizzazione del patrimonio culturale del sistema territoriale dei Monti Lepini, dedicato ai luoghi della cultura attraversati dal cammino spirituale della Via Francigena del Sud. Dal 2019 Radure rappresenta la proposta culturale d’eccellenza per promuovere il territorio e rilanciarne l’immagine, attraverso la commistione tra le arti dello spettacolo dal vivo, le identità dei luoghi e la partecipazione attiva delle realtà operanti in questi splendidi Comuni.

Maenza: Anna Mazzamauro e Compagnia Le Colonne per Radure

L‘8 luglio ore 21.00 al Castello Baronale Anna Mazzamauro, accompagnata dalle musiche dal vivo di Sasà Calabrese, ripercorre alcuni racconti scritti da Paolo Villaggio intervallati da ricordi personali in un omaggio ad uno dei personaggio comici più famosi del cinema italiano in Com’è ancora umano lei, caro Fantozzi. 

«Se all’improvviso chiudo con nostalgia gli occhi della memoria mi ritrovo di fronte, come uno specchio appannato dal tempo, gli occhi innamorati del ragionier Ugo Fantozzi che guardano me oramai per sempre signorina Silvani e le parole non dette in venti anni di assidua frequentazione con Paolo Villaggio si tramutano in quelle scritte…e allora “CARO FANTOZZI…” Dal cinema che ti ha reso leggenda io, riconoscente e in debito, ho l’ardire di raccontarti in teatro proprio per restituire a Paolo Villaggio la grazia. Ho usato a volte la signorina Silvani come alibi per raccontare i suoi difetti e Anna per raccontare gli strepitosi aneddoti che hanno legato gli anni dal nostro primo disastroso incontro, fino a quando ci hai salutato agitando il tuo tragico basco blu e dopo aver sistemato le mutande ascellare (che nessuno ha mai osato far diventare di moda) per raggiungere la tua nuvoletta. Ma non sarebbe stato teatro se avessi composto un’angiografia. Il teatro ha bisogno di emozioni da raccontare provocandole nel pubblico. Allora i racconti scritti da Paolo si uniscono ai miei in un rimbalzo di emozioni che fanno la storia dei mostruosi incontri dietro le quinte, della Silvani, del suo storico “labbruzzo”, del suo pensiero sul matrimonio dopo che Fantozzi ha raccontato il suo con un “cesso bianco maleodorante”. E ancora la piccola mostruosa Mariangela al concorso per bimbi belli, il ristorante giapponese, il ricordo di Visconti e Filini, l’odiato e invidiato collega. E poi Paolo avido di cibo e le sue diete mostruose, la sua paura di vivere la sua carriera, il suo incontro con Giorgio Strehler che avrebbe voluto quel Grande di Genova nel suo Piccolo di Milano» racconta Anna Mazzamauro.

La Compagnia Le Colonne presenta Brillante Novecento, con Roberto Baratta, Emiliano Campoli, Marina Eianti, Marco Zaccarelli e Giancarlo Loffarelli che firma anche la regia, il 9 luglio ore 18.30 alla Loggia dei Mercanti. Una carrellata-narrazione attraverso la nobile e popolare tradizione del teatro umoristico che tanto ha informato di sé la cultura teatrale prima e televisiva poi del XX secolo, privilegiando la dimensione metateatrale come materiale della scrittura scenica. Attraverso una serrata alternanza di brani teatrali, vengono portate sulla scena alcune fra le più divertenti proposte: dai Fratelli De Rege al duo Chiari-

Campanini, da Eduardo a Dario Fo, da Benni a Proietti, indiscussi protagonisti di questa forma di teatro a torto definita “minore”, di cui lo spettacolo ricostruisce la storia.

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