Trump e l’Iran: tra negoziati sul nucleare e minaccia militare il presidente USA invia una lettera a Khamenei
Donald Trump avverte l’Iran: “Qualcosa accadrà molto presto”. Il presidente USA propone un negoziato sul nucleare ma non esclude un intervento militare. Teheran nega di aver ricevuto la sua lettera e respinge le pressioni.
Trump e l’Iran: tra negoziati sul nucleare e minaccia militare il presidente USA invia una lettera a Khamenei
Dopo settimane in cui l’attenzione della Casa Bianca è stata focalizzata sui conflitti in Ucraina e Gaza, Donald Trump ha spostato nuovamente i riflettori sull’Iran. Il presidente americano ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno valutando un’azione decisiva nei confronti del regime iraniano, lasciando intendere che potrebbero esserci sviluppi imminenti sulla questione del programma nucleare di Teheran.
In un incontro con i giornalisti nello Studio Ovale, Trump ha affermato che “qualcosa accadrà molto, molto presto” e ha aggiunto di preferire la strada diplomatica a quella militare, sebbene quest’ultima resti un’opzione sul tavolo.
“La mia speranza è quella di raggiungere un accordo di pace. Non parlo di forza o debolezza, ma dico semplicemente che preferirei negoziare piuttosto che intraprendere l’altro percorso. Ma se sarà necessario, l’altro percorso risolverà il problema”, ha dichiarato il presidente.
Una lettera all’ayatollah Khamenei
Trump ha rivelato di aver inviato una lettera al leader supremo iraniano, Ali Khamenei, con un avvertimento: negoziare un nuovo accordo sul nucleare o affrontare gravi conseguenze.
“Spero che accetteranno di sedersi al tavolo dei negoziati, perché in caso contrario un intervento militare sarebbe terribile per loro”, ha detto Trump in un’intervista. “Non possiamo permettere che l’Iran abbia armi nucleari”.
Tuttavia, la missione dell’Iran alle Nazioni Unite ha negato di aver ricevuto alcuna lettera da parte del presidente americano. I media iraniani hanno definito le dichiarazioni di Trump come “il solito show di Washington”.
Il ritiro dall’accordo nucleare e il ritorno alla “massima pressione”
Nel 2018, durante il suo primo mandato, Donald Trump aveva ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano, siglato nel 2015 sotto la presidenza di Barack Obama. L’accordo, firmato anche da Russia, Cina, Francia, Germania e Regno Unito, prevedeva una limitazione del programma nucleare iraniano in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche.
Dopo il ritiro americano, l’Iran ha progressivamente ripreso le sue attività nucleari, aumentando l’arricchimento dell’uranio e riducendo la cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
Ora, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, il presidente ha rilanciato la sua strategia di “massima pressione”nei confronti di Teheran, reintroducendo sanzioni economiche volte a isolare l’Iran sulla scena internazionale.
L’Iran rifiuta negoziati sotto minacce
La risposta di Teheran alle dichiarazioni di Trump è stata netta. Il viceministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha escluso la possibilità di aprire negoziati con gli Stati Uniti finché persisterà la politica di massima pressione.
“Non negozieremo sotto minacce e sanzioni”, ha dichiarato Araghchi, sottolineando che l’Iran considera il proprio programma nucleare esclusivamente per scopi civili, in particolare per la produzione di energia.
Nel frattempo, la guida suprema iraniana Ali Khamenei ha pubblicato un messaggio ul suo canale sociale di X, apparentemente rivolto all’Europa: “Gli europei stanno facendo un errore strategico mettendosi al servizio degli USA. Gli USA li tradiranno”.
Le reazioni internazionali
La tensione tra Washington e Teheran non è passata inosservata a livello internazionale. Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha reso noto di aver incontrato l’ambasciatore iraniano a Mosca, Kazem Jalali, per discutere della questione nucleare e degli sforzi per trovare una soluzione diplomatica.
Dall’altra parte, Israele, alleato chiave degli Stati Uniti, osserva con estrema attenzione gli sviluppi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha più volte ribadito che Israele è pronto a impedire, con ogni mezzo necessario, che Teheran sviluppi la bomba atomica, compresi eventuali raid preventivi contro le installazioni nucleari iraniane.
Il bivio tra diplomazia e conflitto
Trump ha affermato che il momento di decidere è vicino e che, in un modo o nell’altro, “qualcosa accadrà presto”. Ha ribadito di preferire una soluzione diplomatica, ma ha avvertito che se i negoziati falliranno, gli Stati Uniti non esiteranno a prendere “altre misure”.
Le possibilità sul tavolo restano quindi due:
- Un ritorno ai negoziati – Se l’Iran accetterà il dialogo, potrebbero aprirsi nuove trattative per un accordo
- Un’escalation militare – Se Teheran continuerà a rifiutare il dialogo, Trump potrebbe decidere di aumentare la pressione con nuove sanzioni o persino un intervento militare mirato.

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

