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Medio Oriente: Israele pronto alle prossime fasi della guerra, Hamas rifiuta la demilitarizzazione di Gaza

Israele si prepara a nuove fasi della guerra mentre Hamas respinge la smilitarizzazione di Gaza. Al Cairo i leader arabi discutono del futuro della Striscia e della ricostruzione da 53 miliardi di dollari.

Medio Oriente: Israele pronto alle prossime fasi della guerra, Hamas rifiuta la demilitarizzazione di Gaza

La tensione in Medio Oriente è ai massimi livelli mentre Israele e Hamas restano su posizioni inconciliabili riguardo al futuro della Striscia di Gaza. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’esercito è pronto a entrare nelle fasi successive del conflitto, insistendo sulla necessità della completa demilitarizzazione di Gaza. Hamas, dal canto suo, considera questa richiesta una “linea rossa” non negoziabile.

Hamas: “Il disarmo è una linea rossa”

Uno dei leader di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha chiarito in un’intervista che qualsiasi discussione sulla smilitarizzazione della Striscia è inaccettabile per il movimento islamista. “Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e per tutti i gruppi di resistenza“, ha dichiarato Zuhri.

Oltre al rifiuto del disarmo, Hamas respinge categoricamente ogni ipotesi di deportazione dei suoi combattenti o della popolazione palestinese. Questa posizione si scontra con la richiesta israeliana di una completa demilitarizzazione di Gaza come condizione per il proseguimento della tregua.

Israele insiste: “Smilitarizzazione necessaria per la fase 2 della tregua”

Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha ribadito che il disarmo di Hamas è imprescindibile per la transizione alla seconda fase dell’accordo sulla tregua. Secondo Sa’ar, il flusso di aiuti umanitari nella Striscia è diventato una delle principali fonti di finanziamento per Hamas, consentendo al gruppo di rafforzarsi militarmente.

Quei soldi vengono usati per il terrorismo, per ripristinare le capacità belliche e per reclutare nuovi combattenti“, ha affermato il ministro, giustificando così la decisione di bloccare gli aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese.

Netanyahu: “Ci prepariamo alle prossime fasi della guerra”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato alla Knesset che Israele non intende fermarsi finché non avrà raggiunto tutti gli obiettivi della guerra. Tra questi:

  1. Il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
  2. La distruzione della capacità militare di Hamas, in modo da eliminare qualsiasi minaccia futura.
  3. Garantire che Gaza non rappresenti più un pericolo per Israele.

Netanyahu ha inoltre ribadito che, se Hamas non rilascerà gli ostaggi ancora detenuti, il conflitto potrebbe riprendere nel giro di dieci giorni.

Israele valuta il taglio della corrente a Gaza

Il governo israeliano sta considerando ulteriori misure per fare pressione su Hamas. Il portavoce del primo ministro, Omer Dostri, ha dichiarato che Israele potrebbe interrompere la fornitura di energia elettrica alla Striscia.

Non escludiamo questa possibilità“, ha detto Dostri, sottolineando che Israele sta esercitando una strategia di massima pressione per obbligare Hamas a negoziare. Le prime mosse sono già state attuate, con la sospensione degli aiuti umanitari e il blocco dell’ingresso di carburante e merci essenziali.

Più Hamas si rifiuta di collaborare, più Israele avrà leva su di loro“, ha affermato il portavoce, aggiungendo che Israele è in stretto coordinamento con gli Stati Uniti su questa strategia.

Vertice al Cairo: il futuro di Gaza e la ricostruzione

Mentre la guerra continua, i leader arabi si sono riuniti al Cairo per discutere del futuro di Gaza. L’incontro si propone come un’alternativa al piano di Donald Trump, che prevedeva il trasferimento della popolazione palestinese in altri paesi arabi e la trasformazione della Striscia.

L’ONU ha stimato che saranno necessari 53 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, una cifra imponente che solleva interrogativi sulla fattibilità del progetto. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a febbraio, nei prossimi tre anni saranno indispensabili almeno 20 miliardi di dollari solo per il ripristino dei servizi essenziali e delle infrastrutture.

La crisi degli aiuti umanitari

Il blocco degli aiuti umanitari deciso da Israele ha suscitato forti critiche a livello internazionale. Il portavoce del governo israeliano, Mencer, ha affermato che la popolazione di Gaza ha accesso a cibo sufficiente, ma accusa Hamas di sequestrare i rifornimenti per alimentare il conflitto.

Per Israele, questa strategia è parte della pressione massima su Hamas, che potrebbe culminare con il taglio delle forniture di acqua ed elettricità alla Striscia.

La guerra tra Israele e Hamas si trova dunque in condizioni sempre più critiche. Mentre Netanyahu promette di continuare le operazioni militari fino alla completa distruzione della capacità bellica di Hamas, il gruppo islamista rifiuta ogni compromesso sulla propria smilitarizzazione.

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