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Macron e la nuova conferenza sull’Ucraina: il secondo incontro per discutere di sicurezza e strategie comuni

Macron convoca una seconda conferenza sull'Ucraina, ma il vertice evidenzia le divisioni europee. Tra leadership in crisi e tensioni con Trump, l'UE cerca una strategia comune.

Macron e la nuova conferenza sull’Ucraina: il secondo incontro per discutere di sicurezza e strategie comuni

A soli due giorni di distanza dal primo incontro con i leader europei, il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato una seconda conferenza per discutere la pace e la sicurezza in Ucraina, cercando di coinvolgere i leader europei esclusi dal primo round di discussioni. Tuttavia, questa iniziativa sembra aver mostrato più i limiti della leadership che un reale avanzamento diplomatico.

Il vertice tra presenze fisiche e collegamenti da remoto

La riunione, tenutasi nel tardo pomeriggio di ieri, Mercoledì 19 febbraio, all’Eliseo, ha visto la presenza fisica del presidente rumeno Ilie Bolojan e del premier lussemburghese Luc Frieden. Altri 18 capi di Stato e di governo, oltre al premier canadese Justin Trudeau, si sono collegati in videoconferenza. Tra i partecipanti virtuali figuravano i leader di Lituania, Finlandia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Norvegia, Portogallo, Svezia, Slovenia e Repubblica Ceca.

L’assenza dell’ungherese Viktor Orbán, apertamente contrario alla strategia di Macron, sembrerebbe confermare le divisioni interne all’Unione Europea sulla gestione della crisi ucraina.

Macron e la ricerca di una soluzione efficace

Macron sta dunque cercando di posizionarsi come mediatore principale nell’affrontare le sfide globali e di portare l’Europa più al centro possibile dei negoziati sulla guerra in Ucraina. Tuttavia, l’iniziativa ha suscitato scetticismo, evidenziando la mancanza di una strategia unitaria europea. Come ha sottolineato Mario Draghi nel suo ultimo intervento, i leader europei hanno ribadito la necessità per l’Unione Europea si iniziare parlare con una voce unica, piuttosto che permettere a singoli leader di intraprendere azioni autonome.

Lo stesso premier canadese, Justin Trudeau, ha ribadito il suo pensiero in merito alla partecipazione dell’Ue e dell’Ucraina stessa ai negoziati: «Nessuna discussione sull’Ucraina senza l’Ucraina». Per Trudeau «abbiamo regole che riguardano le frontiere, la non invasione dei vicini, che la Russia ha deliberatamente scelto di violare, l’aggressione russa mette a rischio non solo la capacità degli ucraini a determinare il loro avvenire, ma sono in pericolo tutte le democrazie, tutte le regole che assicurano la nostra sicurezza e prosperità».

Europa e Stati Uniti: un equilibrio difficile

La seconda conferenza di Macron è avvenuta in un momento in cui gli europei cercano di rispondere all’apparente disimpegno di Donald Trump nei confronti di Zelensky. La strategia di Macron include la creazione di una “coalizione di volenterosi” che, pur dichiarandosi non belligerante, potrebbe giocare un ruolo cruciale in un eventuale accordo di pace.

Inoltre, Macron si prepara a un viaggio a Washington, dove, insieme al premier britannico Keir Starmer, incontrerà il presidente Donald Trump per continuare a discutere della situazione ucraina e dei futuri negoziati. Questo incontro potrebbe determinare il futuro delle relazioni transatlantiche e il ruolo dell’Europa nella gestione del conflitto.

Nel frattempo, la Francia ha anche annunciato un aumento della spesa militare, con un possibile impatto sulle finanze pubbliche già in difficoltà. A Bruxelles, si discute l’idea di un prestito europeo per finanziare la difesa, una proposta che potrebbe ridefinire il futuro della sicurezza continentale.Macron e la nuova conferenza sull'Ucraina: il secondo incontro per discutere di sicurezza e strategie comuni

Il tentativo di Macron di affermarsi come leader europeo e mediatore nella crisi ucraina è apparso agli occhi del contesto europeo e globale un tentativo piuttosto complesso. Le divisioni interne all’UE, le incognite legate alla presidenza Trump e la necessità di un fronte comune rendono difficile trovare una strategia efficace per un conflitto ormai portato avanti da tantissimo tempo.

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