Lega Araba: approvato il Piano Egiziano per Gaza, Israele si oppone
La Lega Araba approva il piano egiziano da 53 miliardi per la ricostruzione di Gaza, con un governo tecnico e il ritorno dell’ANP. Israele respinge la proposta.
Lega Araba: approvato il Piano Egiziano per Gaza, Israele si oppone
Il vertice straordinario della Lega Araba, tenutosi al Cairo con la partecipazione di Nazioni Unite, Unione Europea e Unione Africana, ha adottato ufficialmente il piano egiziano per la ricostruzione di Gaza. Un progetto ambizioso, dal valore di 53 miliardi di dollari, che si articola in tre fasi e prevede l’instaurazione di un governo tecnico nei territori palestinesi per almeno sei mesi. Tuttavia, Israele ha immediatamente respinto la proposta, sottolineando l’assenza di una condanna esplicita di Hamas nel documento finale del summit.
Le Tre Fasi della Ricostruzione
Il piano presentato dall’Egitto si sviluppa in tre fasi principali:
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Fase iniziale di sei mesi
- Creazione di un comitato di tecnocrati palestinesi sotto la direzione dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
- Rimozione delle macerie, in particolare lungo Salah al-Din Street, la principale arteria nord-sud di Gaza.
- Costruzione di 200.000 unità abitative temporanee per ospitare circa 1,2 milioni di sfollati.
- Restauro di circa 60.000 edifici danneggiati.
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Fase di ricostruzione (4-5 Anni)
- Costruzione di almeno 400.000 unità abitative permanenti.
- Ricostruzione del porto marittimo e dell’aeroporto internazionale di Gaza.
- Ripristino dei servizi essenziali, tra cui acqua, elettricità, telecomunicazioni e smaltimento rifiuti.
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Fase di governance e sviluppo
- Creazione di un Consiglio direttivo e di gestione per il finanziamento e la supervisione del piano.
- Conferenze internazionali per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione.
- Sostituzione di Hamas con un’amministrazione gestita da tecnocrati indipendenti, in vista di un ritorno dell’ANP alla guida della Striscia.
- Elezioni palestinesi ipotizzate per il prossimo anno, se le condizioni lo permetteranno.
La posizione della Cina e il sostegno alla Governance Palestinese
Dal contesto internazionale non sono mancate reazioni, la Cina ha infatti espresso pieno sostegno agli sforzi dell’Egitto e dei Paesi arabi per il cessate il fuoco e la stabilizzazione della regione.
Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha dichiarato che Pechino appoggia il piano di governance post-bellica, sottolineando l’importanza del principio “i palestinesi governano la Palestina” e ribadendo il supporto alla soluzione a due Stati per garantire pace e stabilità durature.
Israele boccia il Piano e propone il trasferimento della popolazione di Gaza
Israele ha rigettato la proposta della Lega Araba, definendola irrealistica. Il Ministero degli Esteri israeliano ha sottolineato come la dichiarazione finale del summit non abbia condannato l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, né menzionato le atrocità documentate. Tel Aviv ha invece elogiato il piano del presidente statunitense Donald Trump, che prevede il trasferimento della popolazione palestinese dalla Striscia e la trasformazione dell’area in una “Riviera mediorientale”.
Hamas accoglie il Piano della Lega Araba con riserva
Nonostante il piano preveda l’esclusione di Hamas dalla governance di Gaza, il gruppo palestinese ha accolto con favore l’iniziativa, dichiarando il proprio sostegno alla creazione di un fondo per la ricostruzione e di un comitato per la gestione della Striscia. “Accogliamo con favore il piano di ricostruzione di Gaza adottato nella dichiarazione finale del vertice e chiediamo di garantire tutte le risorse necessarie per il suo successo” ha affermato il gruppo militante palestinese in una nota.
Hamas ha chiesto inoltre di garantire tutte le risorse necessarie per la riuscita del progetto, pur mantenendo una posizione ambigua sulla futura leadership della regione.

Prospettive future e attuazione del piano
Il piano egiziano per la ricostruzione di Gaza rappresenta una visione ambiziosa per il futuro della Striscia, ma resta ostacolato da numerosi fattori. Il rifiuto di Israele e il mancato consenso su una leadership chiara potrebbero comprometterne l’attuazione. Tuttavia, il sostegno della comunità internazionale, con particolare attenzione ai Paesi arabi e alla Cina, potrebbe offrire un’opportunità concreta per la rinascita di Gaza e per un nuovo equilibrio nella regione.
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