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Draghi: “L’UE più vulnerabile di USA e Cina, serve una strategia comune”

La Germania aumenta la spesa militare, Mario Draghi lancia l’allarme sulle conseguenze di un riarmo non coordinato in Ue

Draghi: “L’UE più vulnerabile di USA e Cina, serve una strategia comune”

L’ex presidente della Banca Centrale Europea e premier italiano Mario Draghi ha recentemente acceso il dibattito sul riarmo della Germania e sulle implicazioni per l’Unione Europea. Durante un panel all’HSBC Global Investment Summit di Hong Kong, Draghi ha sottolineato che l’aumento della spesa per la difesa tedesca rappresenta un “punto di svolta”, ma ha anche avvertito che, senza un’adeguata gestione a livello comunitario, l’Europa potrebbe trovarsi divisa e vulnerabile.

L’importanza della decisione tedesca

La Germania ha recentemente deciso di aumentare in modo significativo le proprie spese militari, sbloccando centinaia di miliardi di euro destinati alla difesa e alle infrastrutture. Questa mossa segna una netta rottura con la politica di austerità che per decenni ha caratterizzato l’economia tedesca. Il nuovo piano è finanziato attraverso il debito ed è stato varato per modernizzare il paese e rispondere alle nuove sfide geopolitiche.

Secondo Draghi, questa decisione non solo avrà conseguenze economiche interne, ma cambierà anche gli equilibri di sicurezza in Europa. Tuttavia, il rischio è che il riarmo della Germania rimanga un fenomeno isolato, senza un corrispettivo aumento delle capacità militari negli altri Stati membri.

L’Unione Europea di fronte a una scelta cruciale

Draghi ha espresso preoccupazione per il modo in cui la Commissione Europea sta gestendo questo cambiamento. Se gli altri Paesi dell’UE non seguiranno l’esempio tedesco, si creerà uno squilibrio che potrebbe indebolire la sicurezza dell’intero continente. “Se non viene gestito correttamente, la Germania si riarmerà, ma gli altri no”, ha dichiarato Draghi.

Questa dinamica, dunque, secondo il pensiero dell’ex premier, potrebbe minare la coesione europea, rendendo la Germania un attore dominante nel settore della difesa mentre altri Paesi resterebbero indietro. Il risultato sarebbe un’Europa a due velocità anche in ambito militare, con potenziali conseguenze sulle alleanze e sulla capacità di risposta a eventuali crisi internazionali.

Una delle ragioni che hanno spinto Berlino a intraprendere questa strada è stata la crescente incertezza sulla posizione degli Stati Uniti nei confronti della sicurezza europea. Durante il suo mandato, Donald Trump ha più volte messo in discussione l’impegno americano nella NATO, costringendo gli alleati europei a prendere in considerazione un maggiore investimento nelle proprie forze armate.

Parallelamente, la guerra in Ucraina ha evidenziato la necessità per l’Europa di rafforzare la propria capacità di difesa. Draghi ha sottolineato che “ora, essere indifesi in questo nuovo clima non è molto piacevole, perché abbiamo un nemico, che è la Russia”. Questo scenario ha posto l’UE dinanzi a una scelta strategica: rimanere dipendente dagli Stati Uniti o sviluppare una politica di difesa comune più autonoma e strutturata.

L’Europa deve aumentare la sua competitività

Oltre alla questione della sicurezza, Draghi ha insistito sulla necessità di un’Europa più competitiva e capace di affrontare le sfide economiche globali. Nel suo “Rapporto Draghi”, presentato alla Commissione Europea ha proposto infatti misure per rafforzare l’unione dei mercati dei capitali, ridurre la dipendenza dagli investimenti esterni e finanziare l’innovazione tecnologica.

Tuttavia, la competitività europea non può limitarsi solo all’economia: anche la difesa deve diventare una priorità. Draghi ha recentemente ribadito al Parlamento italiano che l’UE deve procedere verso l’integrazione delle forze armate europee e una spesa comune per la sicurezza. Senza un coordinamento efficace, l’Europa resterà vulnerabile e frammentata di fronte alle minacce globali.

Il riarmo tedesco rappresenta una svolta per l’Europa, ma pone anche interrogativi fondamentali sul futuro della sicurezza comune.

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