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Divieto di importazione di gas e petrolio russi: il Parlamento europeo dà il via ai negoziati

Il Parlamento europeo apre i negoziati con il Consiglio UE per vietare gas e petrolio russi. L’obiettivo: difendere la sicurezza energetica dell’Europa e ridurre la dipendenza da Mosca.

Divieto di importazione di gas e petrolio russi: il Parlamento europeo dà il via ai negoziati.

L’Eurocamera approva l’avvio del confronto con il Consiglio dell’UE per una normativa che vieti le importazioni energetiche da Mosca. L’obiettivo: proteggere l’Unione dall’uso politico dell’energia da parte della Russia.

Il Parlamento europeo compie un passo decisivo verso l’indipendenza energetica dell’Unione Europea.
Mercoledì mattina, durante la sessione plenaria, è stato infatti annunciato l’avvio dei negoziati con la Presidenza danese del Consiglio dell’UE su un divieto di importazione di gas e petrolio russi, misura che rappresenta una svolta nella politica energetica europea post-conflitto ucraino.

La proposta legislativa, approvata con ampio consenso, nasce dalle commissioni per il Commercio internazionale (INTA) e per l’Industria, la ricerca e l’energia (ITRE), che avevano già adottato la loro posizione negoziale lo scorso 16 ottobre. L’iniziativa intende tutelare gli interessi dell’Unione contro l’uso delle forniture energetiche come arma geopolitica da parte della Federazione russa.

Un voto politico e strategico

L’approvazione dell’avvio dei negoziati segna un momento cruciale in un contesto ancora segnato dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dalla dipendenza energetica dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili russi.
La proposta, sostenuta in larga misura dalle forze europeiste, mira a sancire in via legislativa ciò che finora era stato perseguito tramite sanzioni economiche e decisioni di emergenza: la progressiva eliminazione delle importazioni di petrolio e gas naturale provenienti da Mosca.

Il Parlamento europeo intende così istituzionalizzare il divieto, stabilendo regole uniformi per tutti gli Stati membri e garantendo una transizione coordinata verso fonti alternative e rinnovabili.

Prossime tappe dei negoziati

Dopo il voto in plenaria, i deputati europei e i rappresentanti del Consiglio dell’UE apriranno ora la fase formale di triloghi, ovvero i negoziati interistituzionali che porteranno alla definizione del testo definitivo in prima lettura.
I ministri europei, da parte loro, hanno già approvato la propria posizione negoziale all’inizio della settimana, aprendo così la strada a una discussione che potrebbe concludersi entro la fine dell’anno.

La Presidenza danese del Consiglio, in carica per il semestre, ha espresso disponibilità a collaborare rapidamente per garantire che la normativa venga approvata prima del 2026, anno in cui l’UE punta a completare il distacco dalle fonti energetiche russe.

Energia come arma politica: vent’anni di pressioni russe

Il contesto della proposta affonda le radici in una strategia russa consolidata da quasi due decenni: l’uso dell’energia come strumento di pressione politica e diplomatica.
Dal 2006 in poi, la Federazione russa ha più volte manipolato le forniture di gas verso l’Europa — con interruzioni, riduzioni di portata e prezzi instabili — per esercitare influenza sui governi europei e sui Paesi dell’ex area sovietica.

L’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha trasformato questa tattica in una vera e propria arma economica, con il blocco dei gasdotti, il mancato riempimento degli stoccaggi europei da parte di Gazprom e l’impennata dei prezzi fino a otto volte i livelli pre-crisi.
L’obiettivo: destabilizzare il mercato energetico europeo e indebolire la risposta unitaria dell’Unione alle sanzioni.

Verso una nuova architettura energetica europea

Con questa proposta, il Parlamento europeo intende non solo rispondere a una crisi, ma prevenire future vulnerabilità.
L’iniziativa è infatti parte di una più ampia strategia di autonomia energetica, che comprende investimenti nel Green Deal, nello sviluppo dell’idrogeno verde e nell’interconnessione delle reti europee.

Il divieto di importazione da Mosca si inserisce dunque in un quadro più ampio di difesa economica e strategica dell’UE, che mira a ridurre la dipendenza da regimi autoritari e a promuovere sicurezza, sostenibilità e indipendenza energetica.

Una sfida per il futuro europeo

La messa al bando definitiva del gas e del petrolio russi rappresenta una sfida complessa, che richiederà una politica industriale comune e solidarietà tra Stati membri.
Tuttavia, il voto dell’Eurocamera testimonia la volontà politica di trasformare la crisi energetica in un’opportunità di rinnovamento, consolidando la posizione dell’Unione come attore globale capace di coniugare sicurezza, clima e democrazia.

Come ha dichiarato un portavoce del Parlamento, “non è solo una questione economica, ma un atto politico: l’Europa sceglie di non essere più ostaggio dell’energia come strumento di ricatto”.

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