Crisi in Medio Oriente: la comunità internazionale chiede il cessate il fuoco
Francia, Germania e Regno Unito chiedono il ritorno immediato alla tregua a Gaza, denunciando l'alto numero di vittime civili. L'ONU lancia l'allarme sull'escalation del conflitto in Medio Oriente
Crisi in Medio Oriente: la comunità internazionale chiede il cessate il fuoco
I recenti sviluppi nel conflitto israelo-palestinese hanno sollevato preoccupazioni internazionali.
Francia, Germania e Regno Unito hanno emesso una dichiarazione congiunta esprimendo indignazione per il numero crescente di vittime civili e chiedendo un “immediato ritorno al cessate il fuoco”. La richiesta arriva dopo che la tregua tra Israele e Hamas è stata interrotta martedì scorso, portando a nuovi bombardamenti e violenze.
La rottura della tregua e l’intensificazione dei combattimenti
Il 19 marzo, Israele ha rotto la fragile tregua che era in vigore da metà gennaio, e da allora gli attacchi aerei e i raid hanno intensificato la crisi umanitaria.
Il ministero della Sanità della Striscia, sotto il controllo di Hamas, ha dichiarato che, nelle ultime 48 ore, 130 palestinesi sono stati uccisi, e oltre 260 sono rimasti feriti.
La posizione di Parigi, Berlino e Londra
In una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito — Jean-Noël Barrot, Annalena Baerbock e David Lammy — hanno espresso il loro disappunto per l’ennesima escalation delle violenze e per le gravi perdite tra i civili. “Siamo sconvolti dalle vittime civili e chiediamo urgentemente il ritorno immediato al cessate il fuoco“, hanno affermato i ministri, denunciando la situazione come “una drammatica battuta d’arresto per la popolazione di Gaza, gli ostaggi, le loro famiglie e l’intera regione“. Le parole dei leader europei non si sono limitate a una semplice condanna, ma hanno anche ribadito la necessità di riprendere i negoziati in modo che il cessate il fuoco possa essere attuato nella sua interezza e diventare permanente.
Inoltre, i tre ministri hanno sollecitato l’intervento della comunità internazionale per influenzare Hamas, affinché cessino gli attacchi contro Israele. Hanno inoltre precisato che il conflitto non potrà essere risolto con mezzi esclusivamente militari. “Ulteriori spargimenti di sangue non sono nell’interesse di nessuno“, hanno sottolineato, con un appello a tutte le parti coinvolte affinché si arrivi a una soluzione pacifica.
Escalation anche in Libano e Cisgiordania
Oltre alla Striscia di Gaza, la situazione di instabilità si sta diffondendo anche in Libano e in Cisgiordania. Nei giorni scorsi, Hezbollah ha lanciato razzi dal sud del Libano verso il nord di Israele, provocando una rapida risposta da parte delle forze di difesa israeliane (IDF), che hanno effettuato raid aerei e attacchi contro presunti obiettivi di Hezbollah. L’Unifil, la missione delle Nazioni Unite in Libano, ha espresso preoccupazione per questa escalation, avvertendo che qualsiasi ulteriore intensificazione del conflitto potrebbe avere gravi conseguenze per l’intera regione.
Nel frattempo, in Cisgiordania, la violenza non è cessata. Le operazioni militari israeliane hanno causato la morte di almeno 123 palestinesi, tra cui 19 bambini e 6 donne, durante gli scontri con le forze israeliane o nelle incursioni nei villaggi palestinesi. Gli attacchi dei coloni israeliani contro i villaggi palestinesi sono aumentati, provocando feriti e danni materiali. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite, Sigrid Kaag, ha avvertito che la situazione in Cisgiordania sta peggiorando, con demolizioni e sequestri di edifici palestinesi in aumento.
Le parole di Netanyahu
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che le Forze di difesa israeliane (IDF) agiranno con forza contro qualsiasi minaccia, e ha minacciato di annettere territori di Gaza se Hamas non rilascerà gli ostaggi israeliani ancora detenuti. In un discorso alla nazione, Netanyahu ha confermato che le operazioni militari contro Gaza continueranno con “l’obiettivo di eliminare la minaccia rappresentata da Hamas”, accusato di utilizzare gli ostaggi come una leva per ottenere concessioni politiche.
Il conflitto tra Israele e Hamas sembra essere lontano da una risoluzione immediata. La violenza a Gaza, in Libano e in Cisgiordania sta destabilizzando non solo la regione, ma anche gli equilibri internazionali. Le richieste di una pace duratura sembrano essere sempre più difficili da ottenere, e mentre le potenze mondiali si sforzano di mediare una soluzione gli attacchi reciproci non si fermano.
Riproduzione riservata © Copyright La Milano

