Milano, la sala lettura della biblioteca gallaratese intitolata all’attivista e poetessa ucraina Amelina
La targa che intitola ufficialmente lo spazio è stata svelata alla presenza dell'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi
Milano, la sala lettura della biblioteca gallaratese intitolata all’attivista e poetessa ucraina Amelina.
La sala lettura della Biblioteca Gallaratese da Martedì porta il nome di Victoria Amelina, poetessa, scrittrice e attivista ucraina morta l’estate scorsa in un raid a Kramatorsk.
La targa che intitola ufficialmente lo spazio è stata svelata nel pomeriggio alla presenza dell’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, della vice console generale ucraina Viktoriia Fufalko e del direttore editoriale de Linkiesta ed esperto del tema Christian Rocca.
“Abbiamo scelto di dedicare questa sala alla memoria di una giornalista che fino all’ultimo ha lavorato per raccontare l’invasione russa dell’Ucraina e i crimini di guerra perpetrati nel suo Paese occupato – dichiara l’assessore Sacchi -. Un modo per ricordare l’orrore del conflitto, ma anche per celebrare la resilienza di chi non rinuncia, nemmeno nelle condizioni più difficili, a esercitare la propria libertà di espressione, portando l’esercizio di questo diritto fino alle estreme conseguenze“.
Durante la cerimonia alcuni estratti dei lavori di Amelina sono stati letti dalla docente di Lingua e Letteratura ucraina all’università Statale di Milano Yaryna Grusha, e dalla mediatrice Svitlana Tkachenko, che ha partecipato al progetto Milano Aiuta Ucraina.
Per l’occasione è stata inaugurata la mostra uCRYna, una raccolta di 28 fotografie realizzate da Carlo Cozzoli e Marco Cremonesi del collettivo Memora, che hanno trascorso sei mesi a documentare il conflitto nelle Oblast di Lviv, Kyiv, Kherson e Donbass. L’esposizione è curata da Samar Zaoui e Alessandro Cimma.
Il percorso espositivo è strutturato lungo tre direttive: l’inizio del conflitto, la resistenza della popolazione e la nuova emersione di una consolidata e condivisa identità nazionale e culturale ucraina. La mostra termina con un’installazione che, attraverso l’utilizzo di foto e video, accompagna lo spettatore in un’esperienza multidimensionale e immersiva sul mutamento della guerra contemporanea a causa dell’impiego indiscriminato e spietato dei droni.
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