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Taranto, indebiti rimborsi: notificato avviso di fine indagini ai 2 rappresentanti di una Società Cooperativa che gestiva l’accoglienza degli stranieri

Taranto, Il personale Squadra Mobile di Taranto, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha notificato l’avviso di conclusioni indagini nei confronti di un uomo e una donna, amministratori e rappresentanti legali di una Società Cooperativa, affidataria del servizio di accoglienza e assistenza, nella provincia di Taranto, di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Destinatari del provvedimento anche due dipendenti della Cooperativa.

I due responsabili della struttura sono chiamati a rispondere del reato di frode in fornitura pubblica continuata in concorso tra loro. In particolare, le attività di indagine hanno consentito di appurare come i due amministratori abbiano utilizzato parte dei propri dipendenti, incaricati di assicurare il servizio di accoglienza, nello svolgimento di attività diverse, agricole / edilizie, in favore di altre società sempre gestite dai due. 

Tutti e quattro, inoltre, sono chiamati a rispondere del reato di truffa aggravata continuata e in concorso in quanto, secondo quanto accertato dagli inquirenti, la Società Cooperativa avrebbe lucrato,  percependo rimborsi non spettanti, comunicando alla locale Prefettura un numero di presenze di ospiti, all’interno delle proprie strutture, superiore a quello reale.

Il tutto veniva scrupolosamente organizzato: agli ospiti, infatti, venivano fatti firmare indebitamente i fogli di presenza in epoca diversa e non, come previsto, in maniera giornaliera, omettendo, altresì, di comunicare gli ospiti che, nel frattempo, per vari motivi si erano allontanati dalle loro strutture ricettive.

Ben 16 gli ospiti stranieri individuati, per i quali sono stati indebitamente percepiti i rimborsi che hanno consentito di incassare una somma pari a circa 90.000 euro, cagionando un danno per la pubblica amministrazione di  rilevante entità. 

Le meticolose indagini hanno preso il via  nel 2019 e sono scaturite a seguito di un controllo “anti caporalato” operato dalla Squadra Mobile in una masseria della provincia Jonica nel corso del quale emersero numerose anomalie.

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