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Omicidio Cernusco, i carabinieri di Milano arrestano mandante e killer

All’inizio i carabinieri avevano creduto che Donato Carbone, 67 anni, ex imprenditore edile in pensione freddato da 8 colpi di pistola davanti al box della sua abitazione a Cernusco sul Naviglio circa un mese fa, fosse un nonno tranquillo senza alcun problema e quindi sembrava difficile risolvere quel giallo. Ma poi è stata la figlia Angela a fornire il movente e quindi la chiave di tutto. Intercettata in caserma mentre parlava con un conoscente la donna ha detto: ««Adesso sai quanti stanno brindando? I debiti svaniscono nel momento in cui il creditore non c’è più». Carbone dunque era un usuraio e in quell’ambiente è maturato l’omicidio. A quel punto trovare i responsabili non è stato difficile e il 19 novembre su ordine del Gip milanese sono stati arrestati il mandante del delitto e l’esecutore materiale. Il primo Leonardo La Grassa, 72 anni, trapanese residente a Cernusco da 40 anni, era considerato il referente dei corleonesi a Milano negli anni Ottanta. Secondo l’accusa sarebbe stato lui ad assoldare Edoardo Sabbatino , pregiudicato bresciano in trasferta, per portare a termine la vendetta nei confronti di Carbone. Davanti ai militari i due non hanno parlato ma dall’ordinanza  emerge la dinamica ricostruita nei dettagli. Sabbatino a bordo di una Opel Corsa rubata a Brescia e ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della zona di via don Milano 17 dove abitava la vittima, lo ha seguito fin sotto i box e ha sparato. Poi nella fuga si è tradito chiedendo ad un condomino di aprire il cancello. Grazie alla testimonianza della donna la vettura rubata è stata ritrovata a Cologno Monzese poco dopo. Le telecamere hanno poi permesso ai carabinieri, coordinati dal colonnello Michele Miulli e dal maggiore Cataldo Pantaleo, di individuare il punto in cui La Grassa si è disfatto delle due pistole usate per l’agguato: l’assassino aveva dovuto usare l’arma di scorta – una Makarov 9×18 clandestina – dopo che l’altra, una Beretta 9×21 con matricola abrasa, si era inceppata al terzo sparo. Mandante e killer sono stati poi ripresi insieme a “brindare” in un bar di Cologno con un altro uomo, poi identificato per il pregiudicato bresciano Giuseppe Del Bravo. La Grassa è stato riconosciuto subito dai militari del posto perché sottoposto in passato ai domiciliari, mentre a tradire Sabbatino è stato il colore della tuta (blu con strisce orizzontali bianche), servito agli investigatori per collegarlo al delitto.

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