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Offrono a Corona documenti riservati su Messina Denaro: arrestati un carabiniere e un consigliere comunale a Mazara del Vallo

L'indagine coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido

Offrono a Corona documenti riservati su Messina Denaro: arrestati un carabiniere e un consigliere comunale a Mazara del Vallo.

Documenti riservati sottratti dalle indagini sulla cattura di Matteo Messina Denaro nelle mani dell’ex re dei paparazzi Fabrizio Corona. Sono finiti agli arresti domiciliari un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo che avrebbero tentato di vendere illecitamente il materiale.

Le due ordinanze di custodia cautelare, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, sono a carico del militare dell’Arma Luigi Pirollo, 48 anni, e dell’esponente mazarese di Fratelli d’Italia Giorgio Randazzo, 33 anni. Fabrizio Corona, la cui casa milanese è stata perquisita, risulta indagato per ricettazione.

L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

Secondo la ricostruzione dei pm, il carabiniere, in servizio al nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Mazara del Vallo, si sarebbe introdotto illegalmente nel sistema informatico dell’Arma, per estrarre una copia di 786 file riservati relativi alle indagini sulla cattura del boss e consegnarli a Randazzo.

Sarebbe stato quest’ultimo a contattare Corona per cercare di vendergli i documenti top secret. Poi, su indicazione dello stesso fotografo, si sarebbe rivolto a Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow, proponendogli di acquistare il materiale.

Sono state le intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona a dare input all’inchiesta. L’ex re dei paparazzi era venuto in possesso di una serie di chat audio tra il boss e alcune pazienti conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, si spacciava per il geometra Andrea Bonafede. La circostanza aveva quindi spinto gli inquirenti a mettere sotto controllo il suo telefono.

«Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione». È il commento che Fabrizio Corona ha affidato al suo legale, Ivano Chiesa.

procura palermo

Tra il materiale rubato c’era anche un documento del Ros con la programmazione degli obiettivi da perquisire dopo l’arresto del capomafia. Nella versione del documento copiata da Pirollo, per un errore di trasmissione, non era indicato il covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui Messina Denaro ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza.

Il 25 maggio, secondo gli investigatori, Pisto, Randazzo e il fotografo si sarebbero incontrati e il giornalista, con uno stratagemma, sarebbe riuscito, in segreto, a copiare dei documenti offerti dal politico.

Dopo averli visionati e rendendosi conto della delicatezza del materiale, si sarebbe rivolto ad un collega che gli avrebbe consigliato di parlare con la Polizia. Ed è stato allora che Pisto ha raccontato tutta la vicenda alla Squadra Mobile di Palermo.

Sulla base delle sue testimonianze, gli investigatori hanno cominciato a indagare e hanno scoperto che i documenti copiati dal giornalista ad insaputa di Randazzo erano stati rubati dal carabiniere Pirollo, che aveva lasciato tracce del suo “ingresso” nel sistema informatico.

Continuando a indagare, gli inquirenti hanno inoltre scoperto che il carabiniere aveva rapporti di frequentazione con il consigliere. Il tentativo di vendita dei documenti è stato così sventato e sono state chiarite, a quel punto, le frasi di Corona intercettate a maggio.

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