Latina, trasforma appartamenti in bordelli e chiede percentuale sulle prestazioni sessuali eseguite dalle meretrici; coinvolta una famiglia
Latina, sequestrati 5 immobili che venivano affittati dagli indagati per permettervi l’esercizio della prostituzione
Latina, questa mattina gli agenti della Squadra Mobile – Sezione Reati contro la persona, minori e sessuali hanno dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di S. D. (classe 1980) e dell’obbligo di presentazione alla P.G. nei confronti dei genitori di quest’ultimo, S. T. (classe 1954) e G. P. (classe 1954).
Sono tutti accusati, a vario titolo, dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ed estorsione; col medesimo provvedimento, inoltre, il G.I.P. Pierpaolo Bortone ha disposto il sequestro preventivo di cinque immobili siti a Latina, in zona Litoranea e località Borgo Sabotino, che venivano affittati dagli indagati per permettervi l’esercizio della prostituzione.
La misura cautelare costituisce l’epilogo di una articolata attività d’indagine condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dal Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Latina Carlo Lasperanza, che trae origine dalla denuncia resa di una ragazza di origini rumene contro S. D. a seguito di una aggressione subìta dalla donna.
Da tali dichiarazioni è emerso che la vittima esercitava l’attività di meretricio con il nome di “Cristina” nell’appartamento messole a disposizione dal 40enne e dalla propria famiglia, per il quale pagava 250 € a settimana oltre ad una percentuale di 20 € su ogni cliente ricevuto.
La donna raccontava alla Polizia anche di minacce di morte ricevute dall’uomo qualora non gli avesse consegnato ulteriori soldi in contanti – ossia 300,00 € – oltre di continue telefonate per sollecitarla a pagargli la parte dei ricavi dell’attività di prostituzione.
Dalle indagini, anche di natura tecnica, intraprese, è ben presto emerso che S.D. si occupava personalmente della stipula dei contratti di locazione – che poi recapitava alle interessate, facendosi corrispondere fino a 500 € al mese – ma tutti gli indagati erano perfettamente a conoscenza dell’attività di prostituzione all’interno delle abitazioni messe a disposizione di molte ragazze, in prevalenza originarie dell’est Europa e del Sud America, le quali pubblicizzavano le loro prestazioni su appositi siti fornendo ai clienti gli indirizzi degli immobili in questione.
Un modo turpe, oltre che illecito, per procurarsi un guadagno nettamente superiore rispetto ad una semplice locazione.
Nel cellulare sequestratogli nel corso delle indagini, S.D. conservava fotografie ritraenti ragazze in abiti succinti ed in atteggiamenti sessualmente espliciti, scattate all’interno dei menzionati appartamenti.
Sono poi emersi files audio di minacce anche di morte rivolte ad una ragazza, poi identificata nella citata denunciante, con l’invito esplicito a fare molta attenzione quando si trova “per strada a lavorare” perché sarebbe pronto anche a spararle.
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