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Evadono iva e dazi doganali per milioni: arresti e sequestri a Genova

Dodici persone risultano indaga per associazione a delinquere, falso in atto pubblico, contrabbando ed evasione dell'iva all’importazione, aggravati da transnazionalità

Evadono iva e dazi doganali per milioni: arresti e sequestri a Genova.

Evadevano svariati milioni di euro di iva e dazi presentando falsa documentazione per lo sdoganamento della merce.

Un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’iva e al contrabbando che operava dietro lo schermo di società “cartiere” bulgare è stata scoperta dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. 

Per oltre un anno, coordinati della Procura di Genova, i funzionari dell’ufficio interregionale Antifrode e la Polstrada hanno effettuato pedinamenti, monitoraggi con telecamere e gps e intercettazioni su cinque telefoni, fino alla perquisizione nelle sedi di due società.

Dodici persone risultano indagate per associazione a delinquere, falso in atto pubblico, contrabbando ed evasione dell’iva all’importazione, aggravati da transnazionalità.

La merce estera che arrivava in porto, secondo gli inquirenti, “non assolveva l’iva e aveva come destinatarie due inesistenti società bulgare”. Ma il tutto veniva immesso sul mercato italiano e in altri Paesi Ue, evadendo così l’iva. Per far questo venivano falsificati i documenti consegnati ai trasportatori.

Il falso per induzione in atto pubblico, contrabbando aggravato ed evasione dell’iva all’importazione consisteva nell’alterazione dei documenti commerciali, con dichiarazione in dogana di valori imponibili inferiori per ridurre l’importo di dazi e iva.

L’indagine è nata da una attività condotta dai funzionari doganali su una banda radicata a Genova e nata per “la fraudolenta acquisizione di finanziamenti bancari con garanzia dello Stato”, che aveva condotto al sequestro di conti correnti per oltre 2,3 milioni di euro.

L’inchiesta dell’Agenzia delle Dogane che ha portato a sequestri e arresti, denominata “Operazione Loop”, è partita indagando sulla bancarotta di Emmedi.

Per eludere i controlli veniva predisposta una doppia bolla di accompagnamento: una con la destinazione fittizia e l’altra con quella vera.

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