Camorra: chi è Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi che si è pentito dopo 26 anni al 41 bis
Il primo arresto a 18 anni, poi la scalata al clan e la fine della latitanza
Camorra: chi è Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi che si è pentito dopo 26 anni al 41 bis.
Uno degli ultimi irriducibili della camorra casalese e custode di importanti segreti, dopo 26 anni di prigione, ha deciso di collaborare con la giustizia.
Francesco Schiavone, noto come “Sandokan”, capo indiscusso del clan dei Casalesi, stando a quanto riporta l’edizione cartacea del quotidiano “Cronache di Caserta”, si è pentito.
L’avvio del percorso di collaborazione da parte di Schiavone viene confermato dalla Direzione Nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende, la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno operato con la massima discrezione.
Il boss era stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.
Il suo primo arresto da latitante avvenne in Francia, a Nizza, nel 1989, quando Schiavone era già ritenuto ai vertici dei Casalesi insieme a Iovine e Bidognetti. Scarcerato per decorrenza dei termini dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere in attesa dell’estradizione, “Sandokan” riprese la guida del clan dall’estero.
Tornato in Italia, dopo un’assoluzione, scontò un residuo di pena di appena 3 mesi di reclusione nel 1992, prima di scomparire dai radar dopo l’avvio della collaborazione da parte di suo cugino Carmine Schiavone, che si pentì nel 1993. La cattura di Francesco Schiavone è avvenuta l’11 luglio 1998, quando il boss dei Casalesi fu scovato in un bunker a Casal di Principe, sua città di origine.
A questo punto, restano ancora irriducibili nella loro volontà di non collaborare con lo Stato l’altro storico capo dei Casalesi, Francesco Bidognetti, noto come “Cicciotto e Mezzanotte”, in carcere dal 1993, e Michele Zagaria, catturato il 7 dicembre 2011 dopo 16 anni di latitanza.
Tra i boss dei Casalesi che hanno deciso di collaborare con la giustizia compare invece anche Antonio Iovine, “o ninno”, arrestato nel 2010 dopo 15 anni di latitanza.
«Se la collaborazione sarà rispettosa della verità, alcuni pezzi di storia fin qui conosciuti cambieranno e saranno riscritti in base a quanto veramente accaduto. A cominciare dalla scomparsa di Antonio Bardellino e dall’identità delle sponde politiche e imprenditoriali del clan». Così i componenti della commissione Legalità dell’Ordine dei giornalisti della Campania, dopo aver appreso del percorso verso la collaborazione con la giustizia del capoclan dei Casalesi.
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