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Bologna, arrestato bosniaco: finanziava terroristi jihadisti

Scoperti dai Carabinieri trasferimenti di denaro per oltre 50mila euro

Bologna, arrestato bosniaco: finanziava terroristi jihadisti.

Bologna. L’inchiesta dei Carabinieri parte nei primi mesi del 2020. L’ambito è quello del costante monitoraggio sui circuiti radicali di matrice jihadista, anche di quelli riconducibili all’area balcanica occidentale. In particolare, sotto la lente d’ingrandimento delle Forze dell’Ordine, il rinnovato attivismo espresso dai terroristi in diaspora in Europa. 

Le indagini hanno condotto all’individuazione di un cittadino bosniaco, regolare sul territorio italiano, artigiano e titolare di un’impresa edile. Il suo profilo, però, ha colpito gli inquirenti per la singolare caratterizzazione ideologico-confessionale. In particolare, per l’adesione a una visione radicale ed estremista dell’Islam.

La scoperta di ingenti finanziamenti in favore di esponenti di cellule terroristiche e destinati a chiare attività di terrorismo internazionale ha fugato ogni dubbio. Il 52enne effettuava periodici trasferimenti di denaro, spesso anche mediante soggetti terzi ignari delle finalità.

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L’ammontare è stato fissato dagli agenti in oltre 50.000 euro. Un tesoretto  che il bosniaco aveva messo su anche grazie ai contatti con un Imam, anch’esso di origine balcanica, già noto per i suoi precedenti legati al terrorismo jihadista.

I Carabinieri avevano già indagato il leader religioso nel 2014, quando aveva organizzato un “tour di preghiera” nel nord Italia. La finalità ultima del pellegrinaggio era, in realtà, quella di reclutare miliziani votati al “jihad armato” da inviare a combattere in Siria e Iraq nelle file dello Stato Islamico, in quel periodo all’apice della sua potenza bellica.

Si segnala un ultimo aspetto rilevante dell’indagine: fin dal 2014, il finanziatore bosniaco inviava o faceva inviare denaro, oltre che in Bosnia anche in Albania, e attraverso l’utilizzo di soggetti intermediari incaricati di ricevere il denaro per poi consegnarlo ai reali terminali delle transazioni.

Insomma, se la magistratura accerterà il tutto, si tratta di una rete ben congegnata. Uno schema che conferma quanto emerge dalla costante attività di analisi dei Carabinieri che seguono l’evolversi delle istruzioni che il Daesh impartisce nell’ambito della sua pressante azione di propaganda mediatica sul web.

Lo Stato Islamico, ormai sconfitto territorialmente nell’area siro-irachena, ha da tempo sensibilizzato i propri simpatizzanti affinché contribuiscano a mantenere in vita l’organizzazione a livello globale in ogni modo: dal perpetuarsi del suo messaggio apologetico online, al sacrificio della propria vita combattendo nei teatri di conflitto o lanciando attentati in Occidente, fino al sostegno finanziario nei confronti dei membri dell’organizzazione. 

Per prevenire e scongiurare la minaccia jihadista occorre non abbassare la guardia. L’operazione che abbiamo raccontato sottolinea la necessità che le forze di polizia continuino a cogliere le più significative evoluzioni del terrorismo internazionale e siano messe in condizione di intervenire in situazioni che costituiscono motivo di pericolo per la sicurezza nazionale. 

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