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Arrestati tre fiancheggiatori di Messina Denaro: il boss ha cercato di rifugiarsi in Tunisia

L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido

Arrestati tre fiancheggiatori di Messina Denaro: il boss ha cercato di rifugiarsi in Tunisia

I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo nei confronti di tre imprenditori trapanesi considerati fra i più fidati fiancheggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro.

Si tratta di Giovanni Vassallo, che ha avuto gli arresti domiciliari, Emilio Alario e Giuseppe Lodato ai quali è stata notificata la misura della custodia cautelare in carcere.

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido e ha fatto luce sugli affari e sugli assetti del clan di Mazara del Vallo, da sempre alleato fedele del capomafia a cui ha assicurato aiuto logistico ed economico durante la latitanza.

Dalle indagini è emerso che Vassallo avrebbe fatto parte della rete di fedelissimi che gestiva le comunicazioni di Messina Denaro e avrebbe contribuito a finanziare la sua latitanza. L’imprenditore avrebbe anche fatto parte del gruppo che organizzava gli incontri del capomafia di Castelvetrano con gli altri uomini d’onore. Sempre Vassallo avrebbe  inoltre avuto stretti rapporti con boss di rango del mandamento mazarese come Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta e Dario Messina.

Dalle indagini è emerso anche che Messina Denaro, durante la latitanza, ha cercato un nascondiglio sicuro in Tunisia. Il pentito Attilio Fogazza ha raccontato che Vassallo sarebbe stato contattato da Giovanni Scimonelli, fedelissimo del capomafia e tra i finanziatori della sua latitanza, perché procurasse al ricercato una casa in Tunisia.

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