Verona, cinquantesimo anniversario della morte di Dino Buzzati.
Con suo grande rammarico, l’attività di pittore rimarrà sempre offuscata da quella di scrittore e quei quadri narrativi, così legati alla letteratura, verranno compresi fino in fondo solo dopo la sua morte, proprio come lui aveva previsto.
A documentare l’importanza nel suo fervido mondo creativo sono le sue stesse opere che ci raccontano, a partire dalle copertine, che arte e scrittura hanno intessuto una relazione costante e complementare. “Storie dipinte”, per l’appunto, non a caso titolo della sua prima mostra personale tenuta nel 1958 alla Galleria dei Re Magi di Milano. Dipinti narrativi, accompagnati da brevi didascalie, che Buzzati dipingerà per tutta la vita: quadri figurativi tra Surrealismo e Pop Art, disegni, schizzi e appunti “disegnati” nei suoi preziosi album, che raccontano storie reali e storie immaginate, spesso figli della stessa ispirazione dei romanzi e delle cronache. In molte sue opere – disegni, illustrazioni, testi ibridi – il linguaggio pittorico e quello letterario si miscelano fino a completarsi come nel caso di Poema a fumetti, rilettura in chiave moderna del mito di Orfeo e Euridice, il primo pionieristico caso di graphic novel. Una straordinaria “summa” del mondo di Buzzati, dei temi che attraversano tutta la sua opera, dei suoi sogni, delle sue angosce e ossessioni, delle sue domande sulla vita, la morte, l’amore, il sesso. Non mancano scenari fantastici come quelli raccontati ne I Miracoli di Val Morel (1971), una raccolta di dipinti, che raffigurano degli immaginari ex voto compiuti, nella finzione letteraria, da Santa Rita. L’ultimo lavoro di Dino Buzzati, “un racconto in trentadue piccoli capitoli, risolto più con le immagini che con le parole” come descriverà lui stesso.
“Vittorio Sgarbi, nel catalogo dell’ultima grande mostra che ho curato alla Rotonda della Besana a Milano, – afferma Maria Teresa Ferrari – scrive che Buzzati ‘racconta storie dipingendo, così come scrivendo dipinge sogni'”. Raffaele De Grada, nel testo critico dell’ antologica milanese tenutasi a Palazzo Reale, sottolinea che: “I racconti di Dino Buzzati dipingono atmosfere e i suoi dipinti raccontano storie“. Tanti i critici che la pensano così evidenziando che le “storie dipinte” sono una galleria dei suoi temi più cari, che spaziano dalla fantasia al mistero, ma anche dei personaggi che vivono nei suoi racconti e romanzi.
Del resto, sarà lo stesso scrittore-pittore a dichiarare: “La mia attività di scrittore e la mia attività di pittore rientrano nel medesimo genere di operazioni mentali. Tanto è vero che i “competenti” giudicano i miei quadri letteratura e non vera pittura. Il che in fondo non mi dispiace“.
Grazie alle due idee registiche di Paolo Valerio, parola e pittura si compenetreranno donandoci una “lettura” nuova della sua arte in questo cinquantesimo anniversario. Uno sguardo diverso, che sicuramente sarebbe piaciuto al visionario autore bellunese.
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