Un caso senza risposte a Torri di Quartesolo: aggravate le condizioni della 49enne ritrovata in una pozza di sangue.
Resta gravissima Diana Canevarolo, ritrovata all’alba di giovedì nel cortile della sua abitazione con un vasto trauma cranico. La procura non esclude alcuna ipotesi mentre gli investigatori ascoltano marito, figlio e soccorritori.
Un caso senza risposte a Torri di Quartesolo: aggravate le condizioni della 49enne ritrovata in una pozza di sangue.
Il caso di Diana Canevarolo, la 49enne trovata all’alba di giovedì 4 dicembre riversa in una pozza di sangue nel cortile della sua casa a Torri di Quartesolo, si è trasformato in un enigma sempre più cupo. La situazione clinica della donna, già disperata al momento del ritrovamento, ha subito un drammatico peggioramento nel corso della notte. Ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, è ora in coma profondo, con un vasto trauma cranico che impedisce qualsiasi intervento diagnostico più approfondito e con i medici che la monitorano costantemente.
L’alba del 4 dicembre: una scena sconvolgente nel silenzio del cortile
Tutto è iniziato poco dopo le cinque del mattino, quando alla centrale operativa del Suem 118 è arrivata una telefonata concitata: due voci, una maschile e matura, l’altra giovane, segnalavano una donna stesa a terra, priva di sensi e circondata da una larga chiazza di sangue. Era ancora buio, ma le torce dei telefoni e le luci condominiali bastavano a rivelare la violenza della scena. Diana Canevarolo giaceva immobile sull’asfalto del cortile del civico 16 di via Zara, davanti ai garage. A trovarla era stato il compagno, Vincenzo Arena, svegliatosi molto presto come ogni giorno per raggiungere l’acciaieria dove lavora. Colto di sorpresa da quell’immagine drammatica, ha chiamato immediatamente il figlio Nicolò, 19 anni, e insieme hanno allertato i soccorsi.
La corsa contro il tempo dei sanitari del Suem 118
L’arrivo dell’automedica e dell’ambulanza è stato rapidissimo. Il medico del 118, dopo un primo esame, ha capito subito che la situazione era estremamente grave, in quanto la donna presentava un trauma cranico severissimo. Nonostante la temperatura corporea in calo e il possibile tempo trascorso a terra, i sanitari sono riusciti a stabilizzarla e a intubarla. Poi la corsa a sirene spiegate verso il San Bortolo, dove la paziente è stata presa in carico dall’équipe di rianimazione. Il quadro clinico, però, che fin da subito era apparso critico, si è drammaticamente aggravato nel corso della notte, compromettendo ulteriormente ogni possibilità di valutazione diretta.
L’allerta in questura e l’immediata mobilitazione degli investigatori
La gravità delle ferite e l’assoluta mancanza di una spiegazione chiara hanno spinto i medici a contattare immediatamente il posto di polizia dell’ospedale. Da lì si è attivato il protocollo investigativo: la Squadra mobile, diretta dal vicequestore Lorenzo Ortensi, e la Polizia scientifica si sono precipitate in via Zara, dove per ore hanno effettuato rilievi, raccolto campioni e analizzato ogni traccia possibile. Nel frattempo, il sostituto procuratore Camilla Menegoni ha disposto il sequestro dell’appartamento della donna, necessario per escludere o confermare eventuali dinamiche avvenute all’interno dell’abitazione.
Un quartiere tranquillo investito dall’angoscia
Via Zara è un angolo residenziale apparentemente tranquillo, fatto di piccoli condomini e villette a due passi dalla tangenziale sud e dal centro commerciale Le Piramidi. Nessuno tra i vicini, ascoltati uno ad uno dagli investigatori, sembra aver udito rumori sospetti durante la notte.
Gli agenti hanno acquisito i filmati delle videocamere di sorveglianza private installate nelle case circostanti, nella speranza che qualche immagine consenta di ricostruire almeno in parte ciò che è accaduto.
Le ipotesi al vaglio della procura: nessuna pista esclusa
Il procuratore capo Lino Giorgio Bruno ha chiarito sin dalle prime ore che allo stato attuale non esiste alcuna ipotesi prevalente. Potrebbe essersi trattato di una caduta accidentale o meno dalla finestra del primo piano, così come non si esclude una possibile aggressione. L’assenza di un oggetto contundente nei pressi del corpo, la mancanza di segni evidenti di colluttazione e l’impossibilità di interrogare la vittima rendono l’indagine particolarmente complessa. Non ci sono elementi per affermare un intervento di terzi, ma allo stesso tempo non ce ne sono per scartarlo. Anche la formalizzazione del fascicolo è in fase di valutazione ed è in attesa di ulteriori riscontri: potrebbe essere iscritto contro ignoti o tra i fatti non costituenti reato.
Le testimonianze di marito, figlio e soccorritori
Nelle ore successive al ricovero, marito e figlio sono stati ascoltati dagli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire la routine familiare e gli ultimi momenti in cui la donna era stata vista in casa. Le loro dichiarazioni coincidono con la dinamica del ritrovamento. Anche il medico del 118 è stato interrogato immediatamente e poi accompagnato direttamente sulla scena nella tarda mattinata, per fornire descrizioni più accurate sulla posizione della vittima e sulle condizioni in cui si trovava al momento dei soccorsi. Sono state inoltre acquisite le registrazioni delle chiamate al 118, considerate utili per valutare il contesto emotivo e temporale della segnalazione.
Una donna sospesa tra la vita e la morte e un’indagine senza certezze
Mentre gli investigatori proseguono il loro lavoro di raccolta e analisi degli elementi disponibili, il quadro clinico di Diana Canevarolo rimane molto serio. I medici del San Bortolo continuano a monitorarla costantemente, mentre il compagno e il figlio restano in ospedale in attesa di aggiornamenti. Le indagini proseguono su più fronti e, fino a quando non emergeranno nuovi elementi, la dinamica dell’accaduto resta ancora da chiarire.
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