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Minacce, violenza e follia social: “Zeus” è già libero. Cresce la paura per la giovane ex.

Il 19enne, che si autodefinisce “Zeus” e inneggia a Filippo Turetta, è stato arrestato dopo giorni di minacce e violenze verso la ex. Ma dopo appena una notte in cella è tornato in libertà. La ragazza e i familiari vivono nel terrore.

Minacce, violenza e follia social: “Zeus” è già libero. Cresce la paura per la giovane ex.

Il 19enne, che si autodefinisce “Zeus” e inneggia a Filippo Turetta, è stato arrestato dopo giorni di minacce e violenze verso la ex. Ma dopo appena una notte in cella è tornato in libertà. La ragazza e i familiari vivono nel terrore.

Vicenza – Si fa chiamare “Zeus”, ha il nome inciso sulla pelle e moltiplica i propri profili sui social tra droghe, frasi deliranti e perfino elogi a Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin. Ma dietro quel soprannome mitologico si nasconde un ragazzo di 19 anni con un passato violento, una personalità ossessiva e una recente escalation di comportamenti inquietanti. È tornato libero dopo appena 14 ore in cella, nonostante una lunga serie di episodi che gettano un’ombra minacciosa sul presente e sul futuro della sua ex fidanzata.

La ragazza, coetanea padovana, aveva già lasciato il giovane mesi fa, spaventata dalla sua gelosia ossessiva. Ma il tentativo di sfuggire a quel rapporto tossico si è rivelato inutile: per giorni “Zeus” l’ha inseguita, minacciata, aggredita e controllata. Sabato scorso è riuscito a raggiungerla a Mirano, nel Veneziano, dove lei si era rifugiata da alcuni parenti. Fingendo di volerla vedere per un ultimo chiarimento, l’ha attirata in trappola, le ha sottratto il cellulare, l’ha minacciata con un paio di forbici e l’ha costretta con la forza a bloccare i contatti di amici e conoscenti.

La giovane è riuscita a scappare e a denunciarlo. I carabinieri lo hanno fermato e denunciato per lesioni e porto abusivo d’armi. Ma nonostante quell’episodio, il ragazzo ha continuato imperterrito. Lunedì le minacce sono diventate ancora più esplicite e allarmanti: “Sto venendo a ucciderti”, ha scritto alla madre della vittima.

È partita così la caccia all’uomo, terminata a Montecchio Precalcino, in provincia di Vicenza, dove “Zeus” è stato fermato nei pressi di una stazione ferroviaria. Ha opposto resistenza ai militari – unico reato formalmente contestatogli al momento – ed è stato portato in caserma. Ma martedì pomeriggio, il giudice monocratico ha accolto la richiesta del pubblico ministero di scarcerazione con obbligo di firma: per quattro giorni a settimana dovrà presentarsi in caserma, ma è tornato libero.

Nel frattempo, i carabinieri hanno sequestrato il suo cellulare. Sui dispositivi, dicono gli investigatori, ci sarebbe molto più di quanto emerso finora: minacce, liste di “bersagli”, contenuti che rievocano da vicino il caso Turetta. In effetti, sui suoi social  il 19enne aveva pubblicato contenuti inquietanti: elogi a Turetta, meme deliranti, video dentro l’auto dei carabinieri, screenshot dei verbali e perfino conversazioni “ironiche” con amici sul carcere.

Una libertà che spaventa

La notizia della scarcerazione ha gettato nel panico i familiari della ragazza. “Siamo terrorizzati. Lui vive in un videogioco, ma per noi è tutto reale”, racconta la zia della vittima. “I carabinieri ci hanno detto di proteggere la ragazza, ma come? Dovremmo tenerla chiusa in casa per mesi? Intanto lui sta già scrivendo ad altre ragazze, racconta che è libero, che deve solo firmare quattro volte a settimana”.

E intanto la giovane vive nella paura. “Temiamo per la sua vita”, dicono i parenti. “Ha già agito una volta. Ha avuto tempo e modo di farlo ancora. Cosa aspettiamo? Che accada qualcosa di irreparabile?”. Le autorità indagano ora per stalking, reato aggravato da minacce reiterate e potenzialmente pericolose. Secondo indiscrezioni, vi sarebbero anche precedenti denunce da parte di un’altra ragazza, ma al momento il giovane è formalmente incensurato.

Un caso emblematico

Il caso di “Zeus” si inserisce in un contesto sempre più preoccupante: quello della violenza giovanile tra ex partner, amplificata dai social, minimizzata fino al punto di diventare tragica. Nonostante l’arresto, l’unico capo d’accusa attualmente formalizzato è la resistenza a pubblico ufficiale. Non per le percosse. Non per le minacce. Non per l’ossessione morbosa che ha fatto scappare una diciannovenne da casa. E mentre il suo profilo social – con il volto ammanettato, i riferimenti al crimine e la parodia della giustizia – continua ad attirare visualizzazioni, la ragazza aspetta, chiusa in casa, il prossimo passo. Di lui. O, finalmente, dello Stato.

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