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Udine, 46enne uccisa in casa: il presunto assassino è l’ex marito, morto in un incidente.

Samia Bent Rejab Kedim trovata senza vita in via Joppi. Il presunto autore, Mohamed Naceur Saadi, era ai domiciliari con braccialetto elettronico. È morto poco dopo in uno schianto con un’autocisterna.

Udine, 46enne uccisa in casa: il presunto assassino è l’ex marito, morto in un incidente.

Samia Bent Rejab Kedim trovata senza vita. Il presunto autore, Mohamed Naceur Saadi, era ai domiciliari con braccialetto elettronico. È morto poco dopo in uno schianto con un’autocisterna.

Un nuovo, drammatico episodio di violenza familiare ha scosso la periferia sud-ovest di Udine. Nella mattinata di oggi, giovedì 17 aprile, una donna di 46 anni, Samia Bent Rejab Kedim, è stata brutalmente uccisa all’interno della sua abitazione. L’autore del delitto sarebbe l’ex marito, Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, anche lui cittadino tunisino, deceduto poco dopo in un incidente stradale nel tentativo di allontanarsi dalla scena del crimine.

Un passato di violenze e misure restrittive

L’uomo, noto alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza domestica, si trovava agli arresti domiciliari a Monfalcone, in provincia di Gorizia, ed era sottoposto a misure cautelari, tra cui l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico e un divieto di avvicinamento alla ex moglie. Nonostante queste restrizioni, nella giornata odierna aveva ottenuto un permesso di due ore, durante il quale ha raggiunto l’abitazione dell’ex coniuge.

Negli anni successivi al divorzio, Saadi aveva continuato a esercitare comportamenti oppressivi e violenti, costringendo le donne della famiglia – la ex moglie e le due figlie maggiorenni – a vivere in condizioni di paura. Secondo testimonianze raccolte, l’uomo imponeva la segregazione delle donne in una sola stanza, mentre si muoveva liberamente nel resto della casa, che chiudeva a chiave.

Il delitto

Una volta giunto nell’appartamento di via Joppi, Saadi avrebbe colpito la donna più volte con un’arma da taglio, infliggendole ferite mortali. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia, allertati da alcuni vicini preoccupati per il rumore e il trambusto provenienti dall’abitazione. Tuttavia, all’arrivo delle forze dell’ordine, l’uomo si era già dato alla fuga.

La palazzina in cui è avvenuto l’omicidio è un complesso residenziale Ater. La coppia aveva tre figli: due ragazze maggiorenni e un figlio minorenne.

La fuga e lo schianto mortale

Dopo il delitto, Saadi si è messo alla guida della sua auto, dirigendosi verso ovest a gran velocità. Il suo tragitto si è tragicamente interrotto a Basagliapenta di Basiliano, lungo la strada statale Pontebbana, dove si è schiantato frontalmente contro un’autocisterna. L’uomo è morto sul colpo.

Gli investigatori stanno valutando la possibilità che si sia trattato di un suicidio: sul tratto di strada teatro dell’incidente non sono stati rilevati segni di frenata, un dettaglio che alimenta l’ipotesi del gesto volontario. Tuttavia, non si esclude che le condizioni meteo avverse e l’asfalto bagnato possano aver cancellato eventuali tracce di frenata.

Indagini in corso

L’intera vicenda è ora oggetto di un’indagine affidata al sostituto procuratore Luca Olivotto. La Polizia di Stato, intervenuta sia sulla scena del delitto che su quella dell’incidente, sta lavorando per ricostruire ogni dettaglio del tragico evento, inclusa la verifica sull’effettivo funzionamento del braccialetto elettronico e sull’esistenza di eventuali negligenze nei controlli.

Una zona segnata dalla violenza

Il quartiere in cui è avvenuto il femminicidio non è nuovo a episodi di violenza. A poca distanza, in via della Valle, si era consumato il delitto di Lauretta Toffoli, un altro caso che aveva profondamente colpito la comunità locale. La vicinanza dei due fatti di sangue richiama l’attenzione sull’urgenza di interventi più efficaci per prevenire le violenze domestiche e proteggere le vittime.

Un’altra vittima del femminicidio

La morte di Samia Bent Rejab Kedim si aggiunge tristemente all’elenco di donne uccise per mano di uomini che avevano giurato di amarle. La vicenda solleva ancora una volta interrogativi sulla gestione delle misure restrittive, sulla prevenzione della recidiva nei casi di violenza domestica e sul ruolo della giustizia nel tutelare efficacemente le vittime.

Mentre la città di Udine si stringe intorno alla famiglia della vittima, si attende che le indagini possano far luce su ogni dettaglio e chiarire se vi siano state falle nei controlli o sottovalutazioni del pericolo rappresentato dall’uomo.

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