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Orrore a Gemona: madre e compagna uccidono e fanno a pezzi Alessandro Venier, 35 anni

Delitto sconvolgente in Friuli: Lorena Venier e Marylin Castro Monsalvo hanno confessato l’omicidio del giovane, poi smembrato e nascosto in un bidone con calce viva. Ancora incerti il movente e la dinamica.

Gemona, delitto orribile: madre e compagna uccidono Alessandro Venier e ne smembrano il corpo.

Gemona del Friuli (UD) – “Sono stata io e so che ciò che ho fatto è mostruoso”. Con queste parole, Lorena Venier, 61 anni, ha confessato davanti al magistrato l’omicidio del figlio Alessandro, 35 anni, disoccupato, ucciso e fatto a pezzi nell’abitazione di famiglia. Un crimine che ha scioccato l’intera comunità friulana e che presenta contorni ancora oscuri.

La donna ha agito insieme a Marylin Castro Monsalvo, 30 anni, cittadina colombiana e compagna della vittima, con cui aveva avuto una bambina di appena sei mesi. Le due donne hanno chiesto l’intervento delle forze dell’ordine nella mattinata, presentandosi spontaneamente e confessando il delitto ancora prima di essere portate in caserma.

Il corpo del giovane è stato ritrovato nell’autorimessa dell’abitazione, chiuso in un grande bidone, sezionato in tre parti e cosparso di calce viva, probabilmente per mascherare l’odore della decomposizione. Una scena da film horror che lascia attoniti anche gli investigatori più esperti.

Il contesto familiare e la dinamica della tragedia

Secondo le prime ricostruzioni, il delitto risalirebbe ad alcune sere prima del ritrovamento. La situazione in casa era da tempo tesa: Alessandro viveva insieme alla madre, alla compagna e alla neonata. Disoccupato, svolgeva solo lavoretti saltuari, e a mantenere l’intero nucleo familiare era proprio Lorena, infermiera caposala in ospedale.

Pare che l’ultima lite sia scoppiata per questioni banali, legate alla cena non preparata dal giovane, che avrebbe suscitato il malcontento delle due donne. Ne sarebbe nata una discussione violenta, l’ennesima in un clima familiare esasperato da tensioni, fragilità psicologiche e condizioni economiche precarie.

Secondo quanto trapelato dagli ambienti investigativi, la coppia di donne potrebbe aver somministrato dei farmaci ad Alessandro – medicinali presenti in casa per curare la depressione post partum di Marylin – con l’intento di sedarlo. Da lì, però, il passo verso l’omicidio è stato tragico: una volta stordito, l’uomo sarebbe stato ucciso a colpi di ascia, lo stesso strumento usato per smembrarne il corpo.

Le indagini e i risvolti giudiziari

Le autorità stanno ancora cercando di fare piena luce sui fatti. La procura di Udine, con l’aggiunta Claudia Danelon, ha dichiarato che “molti elementi restano ancora nel campo delle ipotesi e delle illazioni”, e solo gli interrogatori, le analisi tossicologiche e l’autopsia potranno chiarire cosa sia realmente accaduto.

L’ipotesi della premeditazione non è esclusa. Potrebbe essere stato un omicidio d’impeto, ma le modalità dell’occultamento – l’uso della calce viva, la sistemazione nel bidone – fanno pensare a un tentativo pianificato di eliminare ogni traccia.

Una bambina strappata all’orrore

Nel dramma, la tragedia nella tragedia è la sorte della bambina di sei mesi. La piccola è stata temporaneamente affidata ai Servizi sociali, in quanto nessuno dei soggetti coinvolti ha familiari prossimi in Italia. Momenti di strazio si sono consumati quando l’assistente sociale ha dovuto separarla dalla nonna, che non voleva lasciarla. La piccola piangeva disperata, incapace di comprendere l’orrore che l’aveva circondata.

Lorena Venier, visibilmente provata, è stata colta da un lieve malore al momento della separazione e soccorsa dal personale medico presente.

Un paese sotto shock

Gemona si è svegliata improvvisamente al centro di una cronaca nera che sembra uscita da una tragedia greca. I vicini parlano di una famiglia “chiusa”, di tensioni percepite ma mai davvero comprese. La comunità, sgomenta, cerca risposte a un crimine che sfida ogni logica affettiva e morale.

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