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Trieste, fermato 25enne pakistano: indagato per terrorismo e apologia jihadista

L’operazione “Medina” dei Carabinieri del ROS ha portato al fermo di un giovane pakistano, accusato di radicalizzazione sul web, addestramento al terrorismo e istigazione all’odio.

Trieste, fermato 25enne pakistano: indagato per terrorismo e apologia jihadista.

L’operazione “Medina” del ROS smaschera un presunto “lupo solitario” radicalizzato sul web

Trieste – Nella mattinata odierna i Carabinieri del ROS, con il supporto del Comando Provinciale di Trieste e delle Squadre Operative di Supporto del 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia, hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto a carico di un cittadino pakistano di 25 anni. L’uomo è gravemente indiziato dei reati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale (art. 270 bis co.2 c.p.), addestramento ad attività con finalità di terrorismo (art. 270 quinquies c.p.) e istigazione a delinquere aggravata dall’apologia di delitti di terrorismo e dall’uso di strumenti informatici o telematici (art. 414 co.3-4 c.p.).

L’operazione, denominata “Medina”, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trieste nell’ambito di indagini sul terrorismo di matrice confessionale jihadista.

L’arrivo in Italia e la falsa identità

Secondo quanto emerso, l’indagato era entrato illegalmente in Italia nel 2023 attraverso la cosiddetta “Rotta Balcanica”. Al suo arrivo aveva dichiarato false generalità e finto di essere minorenne per poter accedere più facilmente alla richiesta di protezione internazionale. Da quel momento era ospitato a Trieste presso una struttura di accoglienza gestita da un consorzio dedicato ai migranti.

Attività sul web e radicalizzazione

Fin dalle prime fasi investigative, i Carabinieri hanno rilevato un profilo ideologico marcatamente islamista. L’uomo trascorreva gran parte del tempo in rete, ricercando in maniera ossessiva materiale di chiara ispirazione jihadista. I contenuti, individuati su diverse piattaforme, venivano poi rilanciati tramite numerosi profili social a lui riconducibili.

Il venticinquenne avrebbe inoltre dichiarato apertamente, in più circostanze, la propria vicinanza ai principali gruppi del jihad globale, arrivando a professare pubblicamente la sua appartenenza allo Stato Islamico (ISIS).

L’interesse per esplosivi e armi

Elemento ritenuto particolarmente allarmante dagli investigatori è il crescente interesse dell’indagato verso tecniche per la fabbricazione di ordigni esplosivi artigianali, la ricerca di armi da fuoco e i frequenti riferimenti al “martirio”. Questo comportamento, secondo gli inquirenti, corrisponde a una tipica dinamica di radicalizzazione che conduce alla figura del cosiddetto “lone wolf” (lupo solitario), ossia un soggetto che agisce da solo, senza collegamenti diretti con cellule terroristiche strutturate, ma ispirato dalla propaganda jihadista.

Profilo sociale: isolato e schivo

Il 25enne, nonostante la permanenza di due anni in Italia, non aveva mostrato alcun interesse a integrarsi nel tessuto sociale o ad apprendere la lingua italiana. Al contrario, era risultato socialmente isolato e poco incline a rapporti con la comunità locale. La sua attività era quasi esclusivamente virtuale, caratterizzata da contatti con soggetti stranieri che condividevano ideali oltranzisti, improntati a odio verso l’Occidente e alla diffusione di contenuti di propaganda terroristica.

Le indagini

Il fermo è stato disposto in via emergenziale dalla DDA di Trieste in considerazione della gravità degli indizi raccolti e del rischio concreto che l’indagato potesse passare all’azione. Attualmente sono in corso ulteriori accertamenti sui contatti internazionali del giovane, sui canali di comunicazione utilizzati e sui materiali digitali sequestrati, al fine di verificare la portata delle sue conoscenze tecniche e le eventuali connessioni con reti terroristiche operative.

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