Sono 14 le classi dell’istituto Tambosi di Trento che ieri, 3 febbraio 2025, hanno incontrato Antonio Ferrara, autore del romanzo Mia, edito da Settenove. Lo scrittore è stato ospite del progetto “Riconoscere e prevenire la violenza di genere”, nato dalla collaborazione tra Comune di Trento e Alfid (Associazione Laica Genitori In Difficoltà), con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza su questo fenomeno tra studenti, genitori e docenti.
![]()
Il progetto, avviato a inizio anno, ha coinvolto sei classi in un percorso formativo con esperti del settore come Emanuele Corn, Leandro Malgesini e Ivan Pezzotta, che hanno affrontato il tema attraverso il cinema (C’è ancora domani, Mia) e la letteratura, con il romanzo di Antonio Ferrara.
Una storia di possesso e violenza
Mia racconta la vicenda di Cesare, un ragazzo di 15 anni che scrive la sua storia dal carcere. È lì perché ha ucciso Stella, la ragazza che diceva di amare. Un racconto crudo e diretto, che scava nel possesso, nella gelosia e nell’ossessione che trasformano l’amore in una gabbia.
![]()
«Non sappiamo cosa frulla nella testa di un uomo che uccide la sua ragazza, quella che poco prima diceva di amare», ha detto Ferrara agli studenti. «Ho spoilerato il finale all’inizio perché la vera sorpresa è scoprire il perché. Volevo dire al lettore come potrebbe andare a finire se il tuo ragazzo ti controlla i messaggi, come ti vesti, se ti chiede di non vedere le amiche. Se ti mette le mani addosso. E volevo darvi un pugno nello stomaco».
Il romanzo si ispira a una storia vera, quella dell’amica di sua figlia. È la storia di Carolina Picchio, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia, e di Giulia Cecchettin, uccisa da chi diceva di amarla. È la storia di troppe donne vittime di violenza, raccontata attraverso capitoli brevi, intensi come schiaffi, lucidi come uno specchio.
![]()
“Dove sta la speranza?”
Durante l’incontro, Ferrara ha chiesto agli studenti: «Dove sta la speranza?».
A rispondere è stata una ragazza in
prima fila: «In noi. Siamo noi la speranza. Siamo noi che leggiamo, perché possiamo fare in modo che non succeda più, che non capiti ancora».
![]()