Toscana, Giani promulga la prima legge regionale sul fine vita: superato il ricorso al Collegio di Garanzia
Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha promulgato la legge sul fine vita, la prima in Italia a seguire la sentenza della Corte Costituzionale del 2019. Superato il ricorso al Collegio di Garanzia.
Toscana, Giani promulga la prima legge regionale sul fine vita: superato il ricorso al Collegio di Garanzia
La Toscana è la prima Regione italiana ad aver promulgato una legge sul fine vita medicalmente assistito. Il presidente Eugenio Giani ha firmato la legge regionale dopo che il Collegio di Garanzia statutaria ha rigettato il ricorso presentato dall’opposizione, che ne aveva temporaneamente bloccato l’attuazione.
Con questa decisione, la Toscana diventa pioniera in Italia nell’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha aperto la strada alla regolamentazione dell’aiuto medico alla morte volontaria in specifiche condizioni.
Un iter complesso tra dibattito e ricorsi
Il Consiglio regionale della Toscana aveva approvato la legge il 12 febbraio 2024, ma la sua applicazione era stata sospesa a causa di un ricorso presentato al Collegio di Garanzia statutaria. L’opposizione contestava la legittimità della norma, sostenendo che il tema dovesse essere regolato a livello nazionale.
Dopo un’attenta analisi, il Collegio ha respinto il ricorso, confermando la correttezza e piena legittimità della normativa regionale. “Questo verdetto certifica la solidità del lavoro svolto“, ha dichiarato Giani, sottolineando come il provvedimento sia stato frutto di confronto, concertazione e approfondimento serio.
Il contenuto della legge e il riferimento alla sentenza 242/2019
La legge toscana sul fine vita si basa sui principi stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale 242/2019, che ha riconosciuto la possibilità di accedere all’aiuto medico alla morte volontaria in determinate condizioni, tra cui:
- Il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile che provoca sofferenze insopportabili.
- Deve essere pienamente capace di intendere e volere.
- Deve aver ricevuto un’adeguata assistenza palliativa.
La sentenza ha evidenziato il vuoto normativo esistente in Italia e ha più volte sollecitato il Parlamento a intervenire con una legge nazionale, che però non è ancora stata approvata.
L’opposizione e le critiche alla legge
L’approvazione della normativa non è stata esente da polemiche. Le forze di opposizione hanno contestato l’iniziativa della Regione, sostenendo che un tema così delicato debba essere regolato da una legge nazionale, piuttosto che da singole Regioni.
Giani ha ribadito che la decisione della Toscana è in linea con la giurisprudenza della Consulta e risponde a un’esigenza reale: “Non si tratta di una forzatura politica, ma di un passo avanti per garantire il diritto all’autodeterminazione nel rispetto delle indicazioni della Corte Costituzionale“.
Le prossime tappe: la Commissione Etica e l’attuazione della legge
Ora che la legge è ufficialmente promulgata, inizierà la fase di attuazione. Giani ha annunciato che sin da subito partiranno le procedure per:
- Costituire la Commissione Etica, che valuterà le richieste dei pazienti e garantirà il rispetto dei criteri stabiliti dalla normativa.
- Avviare gli adempimenti tecnici e amministrativi per permettere l’effettiva applicazione della legge.
Il contesto italiano: un vuoto legislativo sul fine vita
La normativa toscana si inserisce in un contesto nazionale ancora privo di una legge organica sul fine vita.
Attualmente, ai sensi della legge 219/2017, un malato ha diritto a rifiutare trattamenti salvavita e richiedere la sedazione profonda, ma non esiste ancora una legge che regoli in modo esplicito l’eutanasia e il suicidio assistito.
Nonostante la Corte Costituzionale abbia sollecitato più volte il Parlamento a intervenire, le proposte di legge sul fine vita non hanno ancora trovato un consenso politico sufficiente per essere approvate.
Con la promulgazione di questa legge, la Toscana ha sicuramente tracciato un precedente in Italia, diventando la prima Regione ad agire sul tema del fine vita.
La decisione potrebbe dunque spingere altre Regioni a seguire lo stesso percorso.
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