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Torino, il corteo per Askatasuna degenera in scontri: undici agenti feriti.

Oltre cinquemila persone in piazza dopo lo sgombero del centro sociale: tensioni a corso Regina Margherita, lanci di bombe carta e cariche della polizia. La manifestazione si chiude alla Gran Madre con l’annuncio di nuove mobilitazioni.

Torino, il corteo per Askatasuna degenera in scontri: undici agenti feriti.

Cinquemila persone hanno sfilato per le strade di Torino per protestare contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna, avvenuto all’alba di giovedì dopo quasi trent’anni di occupazione nel quartiere Vanchiglia. Un corteo imponente, partecipato da giovani, famiglie e delegazioni arrivate da altre città, che si è trasformato in una lunga giornata di tensione culminata con scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine e un bilancio di undici agenti feriti.

La partenza da Palazzo Nuovo e i cori contro lo sgombero

La manifestazione è partita nel primo pomeriggio da Palazzo Nuovo, sede storica delle facoltà umanistiche, al grido di “Askatasuna vuol dire libertà, nessuno ci fermerà” e “guai a chi ci tocca”. In testa al corteo lo striscione “Torino partigiana. Que viva Askatasuna”, accompagnato dall’immagine di una donna partigiana, ha scandito il tono politico e simbolico della protesta. Al microfono, i portavoce del movimento hanno parlato di un “segnale chiaro da mandare a un governo”, rivendicando la scelta di non delegare la rappresentanza politica e di costruire forme di partecipazione diretta.

Un corteo composito tra famiglie, studenti e delegazioni da fuori città

Lungo il percorso si sono visti residenti del quartiere Vanchiglia, famiglie con bambini – alcuni dei quali hanno portato uno striscione decorato con le impronte delle mani – studenti universitari e militanti arrivati da Milano, Genova e dal Nord Est. Numerose le bandiere No Tav e quelle a sostegno della Palestina, a sottolineare il legame che il movimento rivendica con altre vertenze sociali e internazionali. In corteo anche esponenti politici e sindacali, tra cui la capogruppo di Avs in Consiglio regionale Alice Ravinale e il segretario regionale piemontese della Cgil Giorgio Airaudo.

L’avvicinamento a corso Regina e l’esplosione degli scontri

La tensione è salita quando il corteo ha cercato di riavvicinarsi alla palazzina di corso Regina Margherita, nel cuore del quartiere Vanchiglia, dove sorgeva il centro sociale sgomberato e ancora presidiato dalle forze dell’ordine. Un gruppo di manifestanti incappucciati in testa alla marcia ha tentato di sfondare il cordone della polizia, posto a circa cinquecento metri dall’edificio. Sono partiti lanci di bottiglie, pietre, bombe carta artigianali e fuochi d’artificio. La risposta delle forze dell’ordine è stata immediata, con l’uso di idranti, lacrimogeni e cariche di alleggerimento.

Guerriglia urbana e bilancio dei feriti

Gli scontri si sono trasformati in una vera e propria guerriglia urbana: cassonetti incendiati e usati come barricate, manganellate, bastonate e lanci di oggetti contundenti. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere i roghi nelle vie adiacenti a corso Regina. Il bilancio ufficiale parla di undici agenti dei reparti mobili feriti, colpiti soprattutto da oggetti lanciati dai manifestanti, un numero che si aggiunge ai dieci feriti registrati nelle ore successive allo sgombero di giovedì.

Torino, il corteo per Askatasuna degenera in scontri: undici agenti feriti.

L’arrivo alla Gran Madre e la conclusione della manifestazione

Dopo i momenti più critici, il corteo si è ricompattato e ha proseguito verso corso Casale, terminando davanti alla chiesa della Gran Madre di Dio, uno dei luoghi simbolo della città. Qui, al megafono, i militanti hanno annunciato la conclusione della manifestazione ribadendo che “la storia di Askatasuna non finisce con uno sgombero” e che “la casa del movimento ora sono le strade, i cortei e le assemblee”.

Le prossime mobilitazioni annunciate dal movimento

Dal palco improvvisato è arrivato l’annuncio dei prossimi appuntamenti: un grande corteo nella notte di Capodanno “per inaugurare un anno di lotte”, un’assemblea cittadina il 17 gennaio e una manifestazione nazionale il 31 gennaio. “Ci troveranno in ogni piazza di questo Paese”, hanno dichiarato i portavoce, sottolineando la volontà di allargare il fronte della mobilitazione oltre la vicenda del centro sociale e collegarla ad altre battaglie, a partire da quelle contro il conflitto in Palestina.

Torino, il corteo per Askatasuna degenera in scontri: undici agenti feriti.

Le reazioni della politica e la condanna della violenza

Ferma la condanna degli scontri da parte delle istituzioni. Il sindaco Stefano Lo Russo ha parlato di “comportamenti inaccettabili che violano la legalità e compromettono il senso stesso delle rivendicazioni”, esprimendo solidarietà alle forze dell’ordine e ai cittadini colpiti dai disagi. Sulla stessa linea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha ribadito come lo Stato “non si lasci intimidire”. Dure anche le parole del vicepremier Matteo Salvini e del ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha espresso apprezzamento per l’operato delle forze di polizia.

Una città blindata e una frattura che resta aperta

La giornata si è svolta in una Torino blindata, con un imponente dispiegamento di forze dell’ordine e controlli rafforzati anche nelle stazioni ferroviarie, in uno degli ultimi sabati prima di Natale. Il corteo per Askatasuna ha mostrato una frattura profonda tra una parte del movimento antagonista e le istituzioni, lasciando sul terreno feriti, polemiche e la promessa di nuove mobilitazioni. Una vicenda che, al di là degli scontri, continua a interrogare la città sul rapporto tra spazi sociali, legalità e conflitto politico.

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