La Fiamma Olimpica è accesa: da Olimpia parte il cammino verso Milano-Cortina.
A Olimpia si accende la Fiamma Olimpica di Milano-Cortina 2026: dal rito antico nel tempio di Era al viaggio di 63 giorni in Italia, tra luoghi iconici, pace e spirito olimpico.
La Fiamma Olimpica è accesa: da Olimpia parte il cammino verso Milano-Cortina.
Nel piccolo villaggio di Olimpia, d’inverno poco più di 700 abitanti, la pioggia battente e il cielo denso di nuvole non sono riusciti a spegnere l’emozione. Le bandiere di decine di Paesi spuntano a ogni angolo, appese alle facciate delle case e alle taverne, come se il mondo intero fosse raccolto attorno a quel luogo che, da quasi tremila anni, custodisce il rito più simbolico dello sport: l’accensione della Fiamma Olimpica.
È da qui che prende ufficialmente il via il viaggio del fuoco sacro verso i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026. Un cammino che unisce la Grecia e l’Italia, l’antico e il moderno, il mito e lo sport, in un filo luminoso lungo migliaia di chilometri.
Olimpia, cuore eterno dello spirito olimpico
Olimpia non è solo una località greca: è un simbolo. Nel suo santuario dedicato a Zeus, a partire dal 776 a.C., si svolgevano ogni quattro anni i più importanti giochi panellenici, la matrice diretta delle Olimpiadi moderne. Il complesso sacro comprendeva il grande tempio di Zeus, lo stadio e il tempio di Era, davanti al quale, ancora oggi, si celebra la cerimonia di accensione della Fiamma.
Dentro il Museo archeologico, dove quest’anno si è spostata la parte protocollare a causa del maltempo, sono custoditi i frontoni che decoravano il tempio di Zeus, opere in marmo pario databili al 471-456 a.C., attribuite al cosiddetto Maestro di Olimpia.
Fuori, tra le viuzze del villaggio, arrivano gruppi di cittadini dei villaggi vicini e qualche scolaresca italiana. Pochi i turisti, anche perché lo svolgimento al chiuso, nel museo, impone limiti rigidi all’accesso. L’atmosfera, però, è la stessa di sempre: raccolta, solenne e, allo stesso tempo, profondamente umana.
Maltempo e tradizione: la cerimonia tra bosco sacro e Museo archeologico
Le previsioni di pioggia hanno imposto un cambiamento di protocollo: niente cerimonia all’aperto davanti al tempio di Era per la parte ufficiale, che è stata trasferita nel Museo archeologico, senza pubblico.
Come da tradizione, la Fiamma viene “generata” nel bosco sacro di Olimpia: una sacerdotessa invoca Apollo, dio del sole, e ne cattura i raggi con uno specchio parabolico concavo. Da questa luce prende vita il fuoco olimpico, simbolo di purezza, pace e continuità dello spirito olimpico. Per rispettare il rituale, nei giorni precedenti – quando il sole lo ha permesso – il fuoco è stato acceso davanti al tempio di Era e conservato come fiamma di riserva, pronta per la cerimonia ufficiale.
A guidare il rito è la grande sacerdotessa, interpretata dall’attrice greca Mary Mina, circondata da un corteo di sacerdotesse e kouroi. È lei a raccogliere la fiamma, a deporla in un’urna sacra e a presiedere il momento più atteso: la consegna al primo tedoforo.
All’interno del Museo, il cerimoniale si apre con l’inno olimpico cantato dal soprano Christina Poulitsi, seguito dagli inni nazionali di Grecia e Italia, eseguiti da un coro di studenti e studentesse della Scuola Italiana di Atene: un dettaglio che racconta meglio di tante parole il legame tra i due Paesi.
A fare gli onori di casa, il presidente della Repubblica Ellenica Konstantinos Tasoulas, accolto dalla presidente del CIO Kirsty Coventry, dal presidente onorario Thomas Bach, dal presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026 Giovanni Malagò, dal ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi e dal presidente del CONI Luciano Buonfiglio.
Il primo passo: Petros Gaidatzis e il via alla staffetta
La grande sacerdotessa porge la fiamma al primo tedoforo: Petros Gaidatzis, canottiere greco, bronzo olimpico a Parigi 2024. È lui ad accendere la fiaccola di Milano-Cortina 2026.
Questa torcia ha un nome e un’identità precisa: si chiama “Essenziale”. Il suo design minimalista, realizzato in una lega di alluminio e ottone riciclati, pesa 1060 grammi. L’obiettivo è mettere al centro la “purezza” della fiamma e il suo valore simbolico, più che l’oggetto in sé. Insieme alla fiaccola, Gaidatzis riceve un ramoscello d’ulivo, antichissimo simbolo di pace e fraternità tra i popoli.
All’uscita dal Museo, Gaidatzis passa la fiamma a Stefania Belmondo, leggenda dello sci di fondo italiano, due ori olimpici (Albertville 1992 e Salt Lake City 2002) e dieci medaglie ai Giochi. I due percorrono insieme il tratto fino alla stele dedicata a Pierre de Coubertin, il “padre” delle Olimpiadi moderne, nel parco dell’Antica Olimpia.
Belmondo e Zoeggeler: il ponte tra Torino 2006 e Milano-Cortina 2026
Poco dopo l’avvio della staffetta in Grecia, la torcia passa definitivamente “in mani italiane”. Dopo Stefania Belmondo, tra i primi tedofori c’è Armin Zoggeler, il “cannibale” dello slittino mondiale, due volte campione olimpico (Salt Lake City 2002 e Torino 2006) e simbolo assoluto della disciplina.
Belmondo e Zoeggeler non sono solo due icone dello sport azzurro: rappresentano un ponte ideale tra i Giochi di Torino 2006, gli ultimi ospitati dall’Italia, e quelli di Milano-Cortina 2026, che riportano i cinque cerchi nel Paese dopo vent’anni. La loro presenza a Olimpia è un tributo a una tradizione che continua, ma anche un messaggio alle nuove generazioni di atleti e tifosi.
Nove giorni in Grecia: il viaggio della Fiamma ellenica
Dalla cerimonia di Olimpia prende il via la prima tappa del viaggio: nove giorni di staffetta attraverso la Grecia, per circa 2.200 chilometri, passando in sette regioni e con 36 cerimonie di benvenuto lungo il percorso.
Oltre 450 tedofori si alterneranno in questa fase, portando la fiamma tra città, borghi e siti simbolici, a testimonianza del legame profondo tra la Grecia e gli ideali olimpici. Il viaggio ellenico si concluderà il 4 dicembre 2025 ad Atene, con la Cerimonia di Consegna nello Stadio Panatenaico, dove una delegazione del Comitato Organizzatore di Milano-Cortina 2026 riceverà ufficialmente la Fiamma.
Da quel momento, la Fiamma Olimpica diventerà a tutti gli effetti “italiana”.
Roma, Quirinale e poi tutta Italia: 63 giorni di luce
Il 4 dicembre, nel tardo pomeriggio, la Fiamma arriverà a Roma. Alle ore 18 è prevista la cerimonia al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la consegna ufficiale della fiamma olimpica al Paese ospitante.
Il giorno successivo, alle 11, inizierà la staffetta italiana:
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63 giorni di viaggio;
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circa 12.000 chilometri;
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60 tappe principali;
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attraversamento di 110 province e oltre 300 comuni;
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più di 10.000 tedofori coinvolti (10.001, secondo il progetto del comitato organizzatore).
Ogni giornata seguirà un rituale preciso: partenza del convoglio intorno alle 7:30; passaggi e cerimonie locali nel corso della giornata e infine arrivo verso le 19:30 con l’accensione del braciere nella città che ospita l’ultima tappa, in un grande momento di festa.
Dal Colosseo a San Siro: luoghi iconici e città della rinascita
Il percorso italiano non è solo una staffetta sportiva, ma un viaggio nella storia, nella cultura e nelle ferite – e rinascite – del Paese. La Fiamma toccherà:
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luoghi simbolo come il Colosseo, la Fontana di Trevi, il Duomo di Milano, il Canal Grande di Venezia;
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città che hanno fatto della ripartenza la loro identità, come Amatrice, colpita dal terremoto, o il quartiere Scampia a Napoli, simbolo di riscatto sociale;
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tutto lo Stivale, da Aosta ad Agrigento, passando per tutte le regioni e i siti UNESCO italiani.
Particolare attenzione anche alle isole: tra il 13 e il 18 dicembre, la torcia sarà prima in Sardegna e poi in Sicilia, a sottolineare l’unità di un Paese che si riconosce interamente nel percorso olimpico.
Il viaggio si concluderà la sera del 6 febbraio 2026 a Milano, con la Cerimonia di Apertura allo Stadio di San Siro, quando i riflettori si accenderanno sulla quarta edizione olimpica ospitata dall’Italia, dopo Cortina 1956, Roma 1960 e Torino 2006.
Le parole dei protagonisti: pace, fratellanza, futuro
Durante la cerimonia al Museo archeologico di Olimpia, la presidente del CIO Kirsty Coventry ha ricordato il ruolo dei Giochi come spazio di tregua e incontro: lo sport, ha sottolineato, ha il potere di “abbattere i muri”, unire e ispirare, in un momento storico segnato da guerre e tensioni. La Fiamma che oggi si accende porta con sé i sogni di chi crede nello sport come lingua comune.
Grande emozione anche nelle parole di Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026, che ha parlato di “un solo Paese, una sola storia”. Il percorso della staffetta, ha ricordato, ricalca idealmente il legame tra Grecia e Roma, tra l’antica civiltà greca, l’Impero romano e l’olimpismo moderno, passando per Pompei, la Via Appia, le regioni della Magna Grecia e i grandi siti del patrimonio UNESCO.
L’obiettivo, ha spiegato, non è solo portare al traguardo la Fiamma, ma utilizzare il “potere senza tempo dei Giochi Olimpici” per creare nuove opportunità per i giovani, promuovendo lo sport come strumento di crescita, inclusione e speranza.
Il fuoco sacro è acceso: comincia il conto alla rovescia
Dalle pietre antiche di Olimpia alle piazze italiane, la Fiamma Olimpica di Milano-Cortina 2026 ha iniziato il suo lungo cammino. È un piccolo fuoco, fragile solo in apparenza, che attraverserà confini, città e storie personali, portando con sé un messaggio semplice e potentissimo: in un mondo diviso, lo sport può ancora essere un luogo di incontro, amicizia e rispetto.
Quando, la sera del 6 febbraio 2026, la torcia entrerà nello stadio di San Siro, quel bagliore non sarà solo il simbolo dell’inizio dei Giochi, ma la sintesi di ogni singolo passo compiuto dalla Fiamma dal bosco sacro di Olimpia fino al cuore dell’Italia.
La corsa verso Milano-Cortina è ufficialmente iniziata.
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