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Milano, potenziata la rete WeMi. Almeno sedici spazi nel 2020

L’Amministrazione prevedere di metterne a disposizione 5 in più rispetto allo scorso anno. Rabaiotti: “Rafforzare un sistema che dal 2017 ha coinvolto circa 20mila persone”

Milano, 26 gennaio 2020 – Consolidare la rete dei presidi sociali sul territorio, favorire l’accesso ai servizi di welfare a un numero sempre più alto di persone, migliorare l’integrazione dell’offerta pubblica e privata e promuovere la condivisione dei servizi in una prospettiva di welfare comunitario.
È l’obiettivo dell’Amministrazione che ha deciso di rinnovare la sperimentazione relativa agli spazi WeMi, il sistema di luoghi fisici per l’accesso ai servizi domiciliari cittadini. L’intenzione è quella di potenziare la rete degli spazi, passando, nel corso del 2020, da 11 ad almeno 16 presidi sul territorio, garantendone almeno uno per Municipio, e di proseguire la collaborazione col Terzo Settore per la cogestione di tali spazi.
Lo si farà con un procedimento di coprogettazione aperto alle associazioni interessate, nell’ambito del quale si attribuiranno un massimo di 80 punti per la qualità del progetto e un massimo 20 punti per l’offerta economica che dovrà prevedere da parte dei soggetti vincitori, che stipuleranno con l’Amministrazione una convenzione, un cofinanziamento non inferiore al 10% del valore complessivo del progetto.
La sperimentazione avrà una durata di 10 mesi, a partire da marzo 2020. Le risorse investite nel progetto ammontano a 649mila euro.

Secondo quanto emerge dai dati raccolti e analizzati per il piano del Welfare 2018-2020, gli over 65 a Milano rappresentano il 24,4% della popolazione. Di questi, il 3,5% ha più di 85 anni. I minorenni in città sono invece il 16,9% e sono destinati a scendere al 13,6% nel 2030 a fronte della sostanziale stabilità nella quota di anziani residenti. Gli over 65 non autosufficienti sono oggi circa 50mila, pari al 15% della popolazione e, di questi, solo il 25% è in carico ai servizi sociali. Il resto si appoggia alla rete familiare o si rivolge al mercato della cura informale (le stime dicono che a Milano lavorano tra le 32mila e le 40mila badanti, in modo regolare e non). Se si considera che più del 50% della popolazione è costituita da persone sole o famiglie mono genitoriali, emerge la necessità di politiche sociali che riescano a ingaggiare e a dare risposte non solo alle fasce più deboli della popolazione, ma anche alle fasce medie, considerando che la solitudine e l’indebolimento delle relazioni tra persone impongono un sistema di welfare sempre più attivo.

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“Il sistema WeMi – dichiara l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti – nasce per creare un’innovativa integrazione dei servizi pubblici e privati di welfare, offrendo ai cittadini presidi sul territorio dove reperire informazioni ed essere guidati nell’iter dell’attivazione delle prestazioni. Vogliamo rafforzare una rete che dal 2017 ha accolto e coinvolto nelle sue attività circa 20mila persone”.

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